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Chávez: la foto-storia

Creato il 06 marzo 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Chávez: la foto-storia

Hugo Rafael Chávez Frías, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, si è spento ieri pomeriggio a Caracas dopo una lunga malattia. Per oltre quattordici anni al potere, ha cambiato profondamente non solo il suo paese ma l’intera America Latina, ispirando numerose personalità politiche assurte al governo nella regione. Erettosi a campione dell’integrazione latinoamericana, ha creato l’ALBA e portato il Venezuela nel Mercosur. Ripercorriamo rapidamente la sua vita per immagini. (A cura di Daniele Scalea)

 

L’infanzia

Un giovane Chavez

Hugo Chávez nasce il 28 luglio 1954 a Sabaneta, villaggio rurale del nord-est del Venezuela. D’origini miste, africane, indie e ispaniche, il suo bisnonno è il rivoluzionario Maisanta, la cui sconfitta aveva portato alla confisca di tutti i terreni della famiglia. I genitori di Hugo, entrambi maestri di scuola, sono poveri, e non riuscendo a mantenere tutti e sette i loro figli mandano il futuro presidente del Venezuela e il fratello maggiore Adan a vivere con la nonna. Credono però nel valore dell’istruzione e, anche se questo significa per il ragazzo dover lavorare dopo la scuola, lo spingono a proseguire gli studi. Fin da giovanissimo Hugo scopre la figura di Simon Bolívar, onnipresente nella cultura venezuelana, e ne rimane particolarmente affascinato.

La carriera militare

La carriera militare

A diciassette anni Chávez intraprende la carriera militare, non ultimo nella convinzione che ciò possa giovare al suo sogno giovanile di diventare un giocatore di baseball (lo sport nazionale in Venezuela). Ma negli anni da cadetto dell’Accademia, avendo la possibilità di entrare in contatto con numerosi militari provenienti da paesi in cui si stanno diffondendo governi di sinistra, scopre definitivamente la passione politica. È in questi anni che forgia la sua visione del “Bolivarismo”, che unisce socialismo e nazionalismo, traendo ispirazione tanto dall’eroe eponimo quanto dalla sinistra socialista e comunista latinoamericana della sua epoca. Nel 1975 ottiene il grado di sotto-tenente e nel 1977 si sposa con Nancy Colmenares, da cui avrà tre figli. Impegnato nelle attività di contro-insorgenza, scopre la violenza della repressione e la corruzione della politica. Ben presto, con alcuni camerati che come lui simpatizzano per la sinistra comincia a creare cellule segrete di militari rivoluzionari.

1992: Il fallito putsch

Il fallito golpe del 1992

Nel 1989 Carlos Andrés Pérez, il presidente dal quale Chávez aveva ricevuto la spada di sottufficiale nella cerimonia di conclusione dell’Accademia, è rieletto con la promessa di opporsi alle politiche neoliberali richieste dagli USA e dal FMI. Una volta giunto al governo, però, si rimangia gl’impegni e segue il Washington Consensus, suscitando forti proteste. La repressione del Caracazo lascia sul terreno circa 3000 morti. Chávez, ormai colonnello, decide che è venuto il momento di passare all’azione: il 2 febbraio 1992, coi militari aderenti alla sua cellula clandestina, cerca di rovesciare il governo ma il golpe fallisce. Il capo dei ribelli ha però un’occasione d’oro: in cambio della resa e dell’invito ai congiurati ad abbassare le armi, Chávez può apparire in televisione, in divisa, e ne approfitta per rivendicare le sue ragioni. Guadagna così un’inattesa popolarità. Il governo è costretto a trasferirlo in un carcere più appartato a causa delle frequenti manifestazioni in suo supporto che si radunavano presso il luogo di detenzione iniziale.

1998: L’elezione alla Presidenza

L'elezione alla Presidenza

Pérez, dopo essere sopravvissuto a un altro golpe, è costretto a dimettersi: nel 1993 le elezioni sono vinte da Rafael Caldera, già presidente nei primi anni ’70, con un partito politico creato ad hoc, che spezza il bipolarismo in vigore da decenni. Caldera grazia i partecipanti al fallito putsch del 1992, pur precludendo loro il reintegro nell’esercito. Ma anche il nuovo presidente continua a seguire la rotta neoliberale del predecessore, e così Chávez comincia a percorrere il paese per propagare la sua idea bolivarista. Malgrado il silenzio dei grandi media e la repressione del governo che sospende i diritti costituzionali, il Colonnello conquista rapidamente un grande seguito e si convince che il potere può essere preso anche per vie legali: fonda il Movimiento Quinta República e nel 1998, malgrado il coalizzarsi dei due grandi partiti tradizionali contro di lui, viene eletto alla Presidenza con più del 56% dei voti. Accanto a lui festeggia la nuova moglie, Marisabel Rodríguez, che gli ha dato un quarto figlio.

2002: Sopravvive a un golpe

Chavez con Isaias Rodriguez

Malgrado sia stato eletto col sostegno di diversi partiti d’estrema sinistra, Chávez inizialmente si limita a correggere in senso sociale la linea neoliberale assunta dai governi precedenti. Alla fine del 1999, dopo due referendum e un’assemblea eletta ad hoc, vara una nuova Costituzione che dà vita alla “Repubblica Bolivariana del Venezuela”. Nel 2000 si sottopone volontariamente ad un’elezione anticipata ed è rieletto presidente con poco meno del 60% dei voti, pur dovendo affrontare il suo ex sodale Francisco Arias Cárdenas. Dopo di che avvia la nazionalizzazione delle ingenti risorse petrolifere del paese. Chávez si è però procurato numerosi nemici: l’élite tradizionale gelosa dei suoi privilegi, le opposizioni che temono l’instaurarsi d’una dittatura, le multinazionali del petrolio e gli USA sospettosi del suo rapporto privilegiato con Fidel Castro. L’11 aprile 2002 un colpo di stato militare imprigiona Chávez, abolisce la Costituzione e vara un governo provvisorio. Ma è un fuoco di paglia. Le televisioni sudamericane smentiscono la versione propagata dai grandi media nazionali delle dimissioni di Chávez; i suoi sostenitori scendono in piazza e la maggior parte delle forze armate si schiera con lui. Dopo tre giorni Chávez è già ritornato a Miraflores. Nella foto, si complimenta col procuratore generale Isaias Rodriguez che, sfidando i golpisti, il giorno dopo il putsch aveva denunciato le false notizie sulle dimissioni del Presidente in diretta televisiva. Isaias Rodriguez è oggi ambasciatore in Italia.

Il “Socialismo del XXI Secolo”

Chavez coi suoi sostenitori

Nel 2004 l’opposizione cerca ancora di rovesciare Chávez, ma questa volta con mezzi legali tramite un referendum destitutivo: il 70% dei votanti riconferma però il Presidente, che da allora si fa più radicale e comincia a descrivere il suo ideale come “socialismo del XXI secolo”. Il MVR si trasforma in Partido Socialista Unido de Venezuela, sono lanciati programmi sociali sempre più arditi. Si attira ulteriori accuse di autoritarismo, ma le sue politiche danno dei risultati oggettivi: il PIL cresce, a fronte di una inflazione elevata ma comunque inferiore agli anni ’90 (costantemente sotto al 30%, risultato che non si raggiungeva dal 1988); milioni di persone sono elevate al di sopra della soglia di povertà (dal 62% di poveri nel 2002 al 33% nel 2011) e diminuisce la sperequazione sociale (l’Indice Gini passa dal 46 del 2004 al 39 del 2011), cala la disoccupazione (dal 18% del 2003 al 8% attuale). Infatti la popolarità dl Chávez si mantiene elevata: nel 2006 è rieletto col 63% dei voti, nel 2009 il 54% dei votanti con un referendum elimina il limite di mandati che gli impediva di ricandidarsi e nell’ottobre 2012 la stessa percentuale di elettori lo riconferma alla Presidenza. Unica sconfitta, la bocciatura referendaria per alcune modifiche alla Costituzione.

L’impegno per l’integrazione latinoamericana

Chavez con Morales e Correa

Nella sua politica estera Chávez dispone non solo dell’ideologia che ha forgiato, e che ispira numerosi movimenti e politici in tutta l’America Latina, ma anche di uno strumento potente come le enormi ricchezze petrolifere del Venezuela e la rendita da esse garantita. La retorica senza peli sulla lingua, l’attivismo politico e il peso dei suoi mezzi materiali lo rendono l’emblema della cosiddetta “onda rosa” che investe la regione. Critico severo degli USA, ostacola con successo il tentativo di Washington di creare un’area di libero scambio panamericano, mentre dà impulso ai progetti d’integrazione latinoamericana: porta il Venezuela nel Mercosur, concorre alla nascita della CELC (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici) e dell’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), e non ultimo assieme agli statisti più vicini alla sua linea, come il cubano Castro, il boliviano Morales, l’ecuadoriano Correa e il nicaraguense Ortega, crea l’Alternativa Bolivariana per la Nostra America. L’ALBA annovera oggi otto paesi latinoamericani, che cerca d’integrare economicamente tramite il baratto internazionale e aiuti reciproci per il miglioramento delle condizioni sociali collettive.

La malattia e la morte

Chavez in ospedale con le figlie

Nel 2011, dopo varie indiscrezioni, Chávez annuncia al mondo di essere ammalato di cancro. Sceglie di curarsi nell’alleata Cuba, famosa per il suo sistema sanitario. Riesce comunque a continuare a gestire il paese e anche a condurre la campagna elettorale del 2012, durante la quale comunica di essere guarito. Ha però una ricaduta e deve sottoporsi a una nuova operazione l’11 dicembre, dalla quale non riesce a riprendersi. Non appare più in pubblico, nemmeno per giurare come presidente all’inizio del nuovo mandato, e lascia l’esercizio del potere al vice e delfino Nicolas Maduro. Il 18 febbraio di quest’anno rientra in patria, ma solo per morire, nel pomeriggio di ieri 5 marzo 2013, a causa di complicazioni respiratorie. L’8 marzo si terranno le esequie di Stato a Caracas, mentre il Venezuela si prepara a un periodo tribolato – tra le accuse di Maduro agli USA d’aver provocato la malattia di Chávez e la necessità di eleggere un nuovo presidente – orfano dell’uomo che l’ha guidato negli ultimi tredici anni.


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