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Ieri mattina El País ha pubblicato in prima pagina una foto - che la occupava quasi tutta - che sarebbe dovuta essere di Chavéz. La foto ritraeva un uomo sud americano, sdraiato su quello che sembra un lettino d'ospedale e intubato. Sorvolando sul cattivo gusto di pubblicare in ogni caso una foto che, almeno secondo la sensibilità europea, è in ogni caso lesiva della dignità della persona - e che dunque non vedrete su questo blog - inutile dire che non si trattava di Chavéz: l'immagine è stata cancellata dal sito del giornale una mezz'ora dopo la sua pubblicazione e migliaia di copie di El País sono state ritirate dalle edicole.
Ammessa e non concessa la buona fede del giornale, l'ossessiva attenzione per le condizioni di salute di Chavéz la dice lunga sul valore della comunicazione. Perché pubblicare una foto del genere? Le soluzioni sono due: o si vuole dare per forza la notizia dell'imminente dipartita del leader venezuelano, oppure l'informazione è ormai scesa al rango del mero gossip. Difficile dire quale delle due opzioni sia auspicabile.
Nel primo caso, senza negare che le condizioni di Chavéz siano gravi - chi, avendo un tumore, non lo sarebbe? - El País fa il gioco degli USA, incontenibili oppositori di un governo che non si piega alle sue necessità economiche. Sarebbe utile infatti per gli Stati Uniti che la popolazione venezuelana, orfana del padre della sua rivoluzione, finalmente si rendesse conto che non può fare a meno di quel capitalismo, quella mancanza di welfare, quell'apertura al capitale straniero proprio di ogni Paese "libero" - o liberalizzato - che ha già portato Stati Uniti e Europa alle estreme conseguenze della crisi economica.
Nel secondo caso, inutile dirlo, El País si può considerare alla stregua di un giornaletto lobotomizzante da leggere sotto l'ombrellone. Magari in agosto, quando troppo spesso anche il cervello è "in vacanza".
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