Che barba Barbara

Creato il 02 giugno 2014 da Albertocapece

La sinistra doveva ricominciare dalla lista Tsipras, come ancora si va dicendo, visto che per 8 mila voti manderà tre rappresentanti a Bruxelles. Ma si scopre, personalmente senza alcuna sorpresa, che è solo il prolungamento di una vecchia storia ormai fuori dalla storia. Una storia di piccole elite politiche e intellettuali che navigano in un bicchier d’acqua. La conferma viene dall’ennesimo ripensamento della Spinelli che adesso sta meditando di non rinunciare affatto allo scranno di Strasburgo. Prima si è presentata come garante della lista per poi invece auto inserirsi come candidato nobile del progetto in due circoscrizioni pur essendo assai nota la sua militanza filo bancaria impalliditasi solo nella seconda metà del 2012 (e perciò scomunicata da Scalfari). Qualche giorno dopo, visto che tutto ciò avrebbe potuto portare a qualche problema, ha detto che la sua era solo una candidatura di bandiera e che avrebbe rinunciato alla poltrona se eletta. Adesso sostiene che molti le chiedono di rimanere e ci sta ripensando.

Anzi si parla di una possibile prestigiosa carica che potrebbe esserle conferita  in virtù della sua qualità di figlia di Altiero Spinelli. Peccato che il Manifesto di Ventotene, se appartiene alla storia dell’antifascismo, non appartiene affatto alla sinistra quanto invece al liberalismo paternalista di stampo crociano che vede nella democrazia un “peso morto”, una fastidiosa interferenza con il lavoro delle classi dirigenti, cosa che peraltro pare del tutto sconosciuta ai suoi freschi elettori. Peccato che la Spinelli sia portatrice di una visione euro conformista che vede nella reazione della Ue alla crisi solo errori e non il manifestarsi di una epocale svalutazione del lavoro e attacco frontale alle conquiste sociali del secolo scorso secondo i presupposti teorici del liberismo economico. Peccato che se davvero dovesse rinunciare alla rinuncia del posto, la Lista Tsipras porterebbe a Bruxelles una liberale, un altro giornalista di Repubblica che già si definiva renziano prima dell’ inopinata candidatura proposta non si sa da chi e probabilmente (dipende a quale circoscrizione rinuncerà la Spinelli) un rappresentante di Sel travolto dall’irresistibile fascino di Schulz. Ottimo e abbondante risultato per la sinistra radicale.

Ma vedete più che la mancanza di coerenza tra parole e fatti, che azzera ogni differenza etica, colpisce l’idea di sventolare come bandiera un convertito di fresca data, appena reduce dai rosari per Monti e Bini Smaghi, da sempre privilegiato in quanto figlia di e sempre portato sugli scudi dalle estensioni marginali del potere proprio in virtù del nome. La persuasione di far interpretare da un simile attore l’antagonismo alle politiche liberiste. E infatti ciò che sfugge alla Spinelli, ma con tutta evidenza anche alla lista nel suo complesso, è che l’austerità serve a un disegno ed è organico all’assetto di questa Europa, non è un semplice errore o tralignamento. E’ qui che davvero si delinea il vuoto di rappresentanza della sinistra e la sua sempre più evidente auto referenzialità.


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