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Che bello far la storia

Creato il 13 marzo 2011 da Rightrugby

Che bello far la storiaScusate il ritardo, ma avendo un paio di dirimpettai francesi (simpatici) - uno ex giocatore, l'altro di Pau e non dico altro - capirete dove possa esser stato per tutta la sera, recando meco apposita bottiglia di Passito per addolcire la pillola e con tanta voglia di .... ciàcolar.
Tanta bella robba da parlarne ancora e poi ancora, quasi come Contradaioli col Palio vinto, in questa storico 22-21 dell'Italia sulla Francia al Flaminio. Che bello scendere nei dettagli, belli o brutti che siano, sulla scorta di un risultato finalmente vincente, e storico!
- Quell'ultima mischia ordinata
Partiamo col toglierci per primo il più brutto dalla mente: la fine gara prima dell'esplosione di gioia. Gli italiani han saputo gestire in modo ottimale quattro di quei cinque minuti che stanno tra il raggiungimento del vantaggio e la fine della gara: niente rimesse in gioco perse in avanti, niente falli, niente rischi calciando per due volte palla lunga fino ai 22 avversari. I Bleus però, pur confusionari e solipsistici da un po,' non sono certo improvvisamente diventati dei pellegrini. Nell'ultimo minuto di partita riescono a guadagnar campo, preparando con tutta evidenza un drop. Al minuto 79'50'' vengono bloccati dalla nostra difesa in una ruck senza sbocchi, cinque passi fuori dalla linea dei 22 metri. Palla francese, passano al piano B: calcio di punizione procurato dalla mischia ordinata. La nostra grande fortuna si chiama arbitro Dickinson: semplicemente non se la sente di fischiare una punizione decisiva. Che ci stava comoda, ammettiamolo: i nostri vengono spinti nettamente indietro e la seconda volta è tutto un giustificato oh là là là dei francesi a braccia alzate verso l'arbitro. Alla terza le energie son finite, l'avanzamento si ferma e l'arbitro urla a Harinordoquy di usare la palla. Lo fa, viene bloccato e al minuto 81' 59'' l'arbitro fischia un in avanti o un palla ingiocabile ed è fine della gara.
Siamo stati graziati? Diciamo piuttosto che, nell'economia delle tre gare al Flaminio, si tratta di un riequilibrio della sorte.
Il tutto per sottolineare che abbiam vinto l'unica partita in cui la nostra mischia ordinata è stata "pettinata" sin quasi dall'inizio, come ha detto bene il socio e come ha ammesso un Mallett pur trasfigurato dalla gioia a fine gara ("dovremo lavorare su dei dettagli della mischia"). Il che ci pare un titolo di gran merito: l'andar chiaramente sotto in tale fase di gioco per tutta la partita non ha comportato nessun nostro crollo della coesione e del morale, pur in una gara in cui ci son state tante mischie per via del grosso numero di errori soprattutto francese (la prima mischia al primo minuto di gioco, mai visto). Era chiaramente uno dei capisaldi della strategia francese per la partita, ci sono riusciti ma l'esito, prima di tutto su di noi più che sulla loro capacità di sfruttarlo, non è stato quello atteso. Troviamo che Andrea Lo Cicero abbia avuto torto nelle dichiarazioni post gara, a rivendicare in tale fase scorrettezze avversarie e scarsa protezione dall'arbitro. Prima di tutto pensiamo che Dickinson sia stato attento, fair e andrebbe solo che ringraziato per quel finale; inoltre ci pare evidente che i nostri fossero ben preparati alle furbate francesi che han gestito bene (le entrate anticipate o le rotazioni persino antiorarie) ma abbiano regolarmente ceduto a quelle seconde spinte squassanti, in una fase del primo tempo in ben tre mischie di fila su nostra introduzione. Chissà che non sia la volta buona che la finiamo di pensare di essere i migliori al mondo nella specialità e diveniamo umili anche lì: siamo al più dei buoni secondi, parimerito a tratti con altri.
Avanti Savoia!
Oltre alla destabilizzazione della nostra mischia, i francesi avevano nel game plan altri elementi: allargare il gioco, pungolare il nostro estremo con qualche calcio tattico e sfruttare le "fasi rotte", le ripartenze. Il primo e l'ultimo aspetto ha portato frutti solo una volta, in occasione della meta di Clerc nel primo tempo, grazie alla organizzazione difensiva dei nostri: pochi placcaggi sbagliati ma soprattutto grande tenuta organizzativa, con dei varchi che son sovente parsi più trappole per i francesi che buchi.
A proposito di organizzazione difensiva, la seconda meta francese, di Parra, viene imputata a una uscita dalla linea a caccia di intercetto di Parisse, sottolineata dallo stesso Mallett precipitatosi subito in campo a urlare, teniamo la linea (finalmente lo vediamo - per la seconda volta in due gare - lasciare il marconista Troncon e muovere il cu... per andare ad aiutare con la sua esperienza i giocatori in campo a gestire la gara). Vero è che il capitano va un po' a farfalle nell'occasione, soprattutto è troppo esterno rispetto alla giocata più probabile, ma il buco che lascia ci sembrava ancora gestibile dai suoi compagni; diciamo che ci ha provato, pace.
Ma veniamo al nostro estremo Andrea Masi, meritato Man of The Match. Inizialmente sbaglia: due calci in touch che non escono, il secondo dei quali apre la corsia per la prima meta francese. Prima e dopo, per tutta la gara è la perfezione: ringrazia per i cadeau che piovono dal cielo e via palla in mano! Basta tattica e giù il gettone, si va a percuotere la linea, quasi urlando "il mio nome è Poitrenaud", solo con trenta chili in più. Son atteggiamenti che decidono le partite e tolgono opzioni all'avversario.
Con lui a spronare la cavalleria, tutti gli Azzurri hanno mostrato una capacità di avanzamento offensivo sinora riservata quasi solo a Sgarbi: sempre oltre anche se placcati, sempre a spingere sulle gambe per quel metro in più che fa la differenza tra vincere o perdere la battaglia sul punto di contatto.
Con un mediano come Semenzato poi, veloce di pensiero e rapido ad estrarre come un pistolero del Far West, il più era fatto.
Ecco la vera chiave della supremazia italiana: a fronte di una Francia chiaramente poco motivata, l'aver saputo premere sull'acceleratore in fase offensiva senza perdere il focus e l'umiltà di darsi da fare quando la palla ce l'avevan loro.
Quando succede questo - squadra che avanza in fase di possesso e non arretra anzi guadagna metri senza palla - il merito è di tutti ma in primis alla terza linea: grandissimo il display di Zanni, Parisse e Barbieri, con Derbyshire portatore di certezze dalla panchina. La lode va estesa a tutto il reparto dei loose forward, con Del Fava e Dellapè, poi Geldenhuys, a fare il lavoro sporco giù in miniera durante le fasi dinamiche e a gestire sufficientemente bene anche i compiti in rimessa laterale. Dove Festuccia ha fatto bene, e ancor meglio ha fatto a supporto dei loose forward in fase dinamica.
Luciano Orquera ha fatto la sua parte senza errori, anche in fase difensiva; ottimo è stato l'apporto di Kris Burton nel finale, la sua potenza di calcio e di placcaggio (rispetto a Orquera stanco) ha dato maggior compattezza alla trincea finale. I due Gonzo, Canale e Garcia, si sono sacrificati in un gran lavoro di tampone e sforndamento lungo tutto l'arco difensivo e offensivo; in particolare Canale s'è fatto vedere propositivo e attento - era l'unico pronto contro Clerc sul lato destro, quando ha segnato. Quanto alle ali, si sa, quelle italiane sono quelle a più alto tasso di disoccupazione dopo quelle sudafricane; ma Bergamasco ha centrato i penalty e la trasformazione decisivi, e Tommaso Benvenuti s'è fatto vedere nel secondo tempo, diventando uno dei protagonisti della meta di Masi. Non abbiamo nominato i piloni: giornata dura per LoCicero, Perugini e soprattutto Castrogiovanni, che pure è s'è riscattato ampiamente nelle fasi dinamiche, ritornando il giocatore che si vede regolarmente nei Tigers anche in Nazionale; diciamo che s'è trattato di un confronto coi maestri, come Black Mamba contro Pai Mei in "Kill Bill". E, ci consentite l'eresia? Noi li preferiamo così, perdenti ma vincenti.
- Implicazioni formali?
Questa è una vittoria che ci fa quadagnare quasi due punti nel ranking Irb (dovremmo arrivare a 73,93) ma per un pelo non ci fa ancora scavalcare Samoa o Fiji (11' e 10' con 74,02 e 74,05 punti). Diciamo che sarebbe un goloso obiettivo in più per il Murrayfield di settimana prossima: affrontare i mondiali al decimo posto invece che come dodicesima nazionale nel ranking e con due vittorie al Sei Nazioni, porrebbe Nick Mallett in perfetta linea con gli obiettivi stabiliti da Dondi lo scorso novembre prima del "grande freddo" tra i due, ricordate? A tal proposito, una vittoria al Murrayfield allontanerebbe di almeno sei mesi ogni discorso su sostituti francesi già ingaggiati dalla Fir. Come non godere sotto i baffi con Vittorio Munari, di cui sono noti gli splendidi rapporti coi Federali e che in telecronaca s'è lasciato sfuggire un goduto "mi fa molto piacere per Mallett, guarda!". Eh, bei sogni ... Ma crediamo che anche a Dondi piacerebbe esser messo in imbarazzo così: oggi è stato il primo a scendere in campo, per ritirare quel Trofeo Garibaldi degno della cancellata di una qualsiasi villa della Bassa ...
Torniamo al gioco e via dal gossip "satira politica", di sicuro questa vittoria pone in pressione gli scozzesi, domani forse ne vedremo delle belle, e ancor di più sarà bello al Murrayfield, comunque vada.
Quanto ai francesi, la sconfitta gli costa un paio di punti, lunedì scenderanno a 81.10; ma pure combinata con l'esito della partita tra Galles e Irlanda del Millennium Stadium, essa non comporta ulteriori perdite di posizioni: la Francia rimane quinta dato che l'Irlanda perde punti e scende a 81,01 mentre il Galles sale a 80,51. Nemmeno la partita di domenica tra Inghilterra e Scozia modificherà le posizioni del ranking, in nessun caso.


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