E perché toglierlo se dopo un periodo piuttosto nero, in cui veniva quotato peggio dei titoli tossici della Lehman Brothers, il vecchio fascio a qualcuno (ma Vittoriano Zanolli, ad esempio!) pare degno di reggere il confronto con i monumenti della Resistenza? In una cascina presso la frazione Monasterolo di Robecco d’Oglio, segnalata dall’Altra Lombardia, ecco che neanche il pudore della copertura postiggia resiste più. Si sbriciola, logorato dalla mancanza di buon senso antifascista diffuso, anche l’intonaco, che dire, anche il cemento cadrebbe, e accanto al nome Cascina Littoria appare proprio lui, il fascio littorio della vergogna.
Una volta si chiamava crimine, dittatura (di qualunque colore sia, non c’è niente di più doloroso e orrendo della perdita della libertà), adesso li chiamano pezzi di storia, reperti del passato, come se il neofascismo non esistesse nemmeno. Ma la caratteristica di alcuni fenomeni storici di lunga durata, come la genesi del nazismo, è proprio quella di passare discretamente inosservati. Diabolici e invisibili.
Questi ricordi dell’inferno sono incubi. Ma nella provincia di Cremona resistono, buoni buoni. In attesa di che cosa meglio non pensare. La picconata, lì, non arriva mai.
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