Disse il nostro ex Presidente del Consiglio ai microfoni di “Unomattina”. Negli anni ’50 del secolo XXesimo, l’Argentina di Peron si trovò alle prese con una ponderosa svalutazione della propria moneta nazionale, il Pesos, nei confronti del Dollaro americano. Tale situazione produsse gravissime ripercussioni sul commercio estero e sulla produzione interna del Paese sudamericano, ma Peron, arringando il popolo durante un comizio, coniò un formidabile: “voi quando andate al mercato comprate con i pesos o con i dollari? E allora, che vi importa del dollaro?” e la folla, eccitata nel suo ingenuo orgoglio patrio, sommerse il dittatore con un’ovazione scrosciante lasciandosi alle spalle ogni interrogativo. Sappiamo tutti che cosa accade nei decenni successivi: l’Argentina, che fino agli anni ’40 vantava un PIL superiore a quello inglese, scivolò sempre più tra le spire di in una crisi economico-politica dalla quale non è ancora riuscita a riprendersi e che, forse, non avrà mai soluzione. Non è diverso il populismo berlusconiano rispetto a quello peronista, né è meno pericoloso; quando il Cavaliere e i suoi intervengono demagogicamente sulla moneta unica, sulla UE, su Maastricht (i cui parametri sono de facto “scaduti” da oltre dieci anni) o sul problema spread, lo fanno con l’intento preciso e capzioso di arrivare allo stomaco dell’uomo della strada, di quello che la sociologia politica definisce con il termine “grass”, il “prato”, e questo mediante la semplificazione, altro (rovinoso) strumento della propaganda classica. Perché perdersi ed affaticarsi in articolate analisi di tipo economico-finanziario, quando è sufficiente fare un passo verso il basso per guadagnare oceani di consensi ed approvazioni? “Che ci importa dello spread?” E’ diversa, questa formula, da quella, sciagurata, lanciata da Peron in quel comizio lontano? O dalla retorica pecoreccia, antisociale, razzista e sessista dei redneck, degli white trash e dei loro guru Michael Reagan, Gordon Liddy , Rush Limbaugh, ecc, nel profondo Sud dixie dove un “support our troups” basta per far dimenticare lo sfruttamento del dipendente e dell’ecosistema da parte delle grandi corporations? Non credo..
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
I visionari del capitale
La filosofia miope del capitalismo-casinò- L'inflazione delle "sapienze" nel mondo amministrato -di Robert Kurz Filosofia, un concetto dell'antichità greca... Leggere il seguito
Il 27 maggio 2015 da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
Leonard Cohen, guru immortale della canzone d’autore
Nel panorama mondiale della poesia e della canzone popolare d’autore c’è un nome, un artista, Leonard Cohen, che è stato nei decenni e, lo è tuttora, fonte di... Leggere il seguito
Il 15 maggio 2015 da Dfalcicchio
CULTURA, OPINIONI -
Albano - elezioni 2015
Ho scelto di candidarmi perché per la prima volta ad Albano si è formata una coalizione composta da persone competenti, senza conflitti d'interess... Leggere il seguito
Il 06 maggio 2015 da Laverita
OPINIONI, SOCIETÀ -
Le nuvole e le stelle
Arrivano gli "psicopatici". Addio a "l'era del narcisismo di Götz Eisenberg Quello che segue è un testo di Götz Eisenberg - psicologo, vicino alla rivista... Leggere il seguito
Il 30 aprile 2015 da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
la mia personal opinion sui personal blog
Indubbiamente, un corso di content management, scrittura creativa o narrativa mi farebbe bene e mi piacerebbe pure, ma non sono pronta a prendere anche questo... Leggere il seguito
Il 07 aprile 2015 da Gynepraio
OPINIONI, TALENTI -
La deflazione e la filosofia della ricchezza.
Pensieri rasoterra: I vertici della finanza europea e il codazzo di galoppini economisti che per vanità ne seguono a ruota l’autorevolezza (dal regime dei... Leggere il seguito
Il 24 marzo 2015 da Lostilelibero
OPINIONI, SOCIETÀ