La religiosità autentica, non certo quella dei baciapile routinari o dei visionari che credono ancora alle favole con finale lieto, è inquietudine. Un’inquietudine che mette sottosopra la persona, scava nel suo essere, agisce da coscienza critica, interpella essenzialmente la motivazione delle sue scelte.
E Cristo,incarnandosi nel fallimento umano, mostra chi è veramente Dio.
Un Dio concreto e incarnato che non abbandona mai l’uomo che, semmai, gli sta sempre accanto anche negli abissi della perdizione.
Perché il peccato non è mai l’ultima parola sull’esistenza.
E Papa Francesco, il Papa venuto da molto lontano, dalla fine del mondo, personalità profetica per i nostri tempi confusi e complessi ,con parole incisive, si rivolge al “non credente” e ricorda : “La questione sta nell’obbedire alla propria coscienza per chi non crede in Dio. Il peccato,anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o male. E su questa decisione si gioca la bontà del nostro agire”.
per approfondire : “Cristo e la donna” di Giovanni Testori-Interlinea editrice, Novara /"Lumen Fidei" -SanPaolo editrice, Cinisello Balsamo (Milano)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)