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La paura che il sistema di libera circolazione europea possa collassare è forte e in queste ore sono molti gli appelli alla tenuta di un meccanismo, quello basato sull’accordo di Schengen, che è un vero e proprio cardine della vita di milioni di europei. Ma che cosa è Schengen e perché appare tanto decisivo? Nel giugno del 1985, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi firmarono l’accordo per eliminare i controlli alle frontiere interne, al fine di garantire la libertà di circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari, di altri paesi dell’Unione europea (Ue) e di alcuni paesi terzi. Il nome dell’accordo deriva dalla località in cui fu firmato, in Lussemburgo. Successivamente, con la convenzione, l’accordo fu completato per definire le garanzie e le condizioni per muoversi nel contesto della libera circolazione: un atto che risale al 1990 e che entra in vigore nel 1995. Risale invece al 1999, l’integrazione della cooperazione Schengen nel quadro giuridico dell’Ue con il trattato di Amsterdam. Per vari step, si sono poi realizzate, con accordi firmati di volta in volta, l’abolizione dei controlli alle frontiere. Attualmente rientrano nello spazio dell’area Schengen 26 paesi (Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia) , ma quattro non sono membri della Ue (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Nello spazio Schengen, non si è sottoposti a controlli alle frontiere interne, fattore che di rimando ha portato a un rafforzamento in termini di cooperazione e coordinamento tra i servizi di polizia e le autorità giudiziarie dei paesi, al fine di garantire la sicurezza nell’area. Esistono invece, in base a dei criteri armonizzati, controlli alle frontiere esterne (fra uno Stato Schengen e uno Stato non Schengen). I cittadini della Ue hanno libertà di circolazione all’interno dell’unione, a prescindere dall’adesione a Schengen; tuttavia, quando si entra in uno Stato membro dell’UE che però non aderisce allo spazio Schengen, ci possono essere controlli minimi (documenti) per i cittadini della stessa UE. Un volo da paesi che sono nella Ue, ma non sono in Schengen, verso uno stato che invece lo è, è soggetto a controlli alla frontiera. Ci sono poi i casi di cittadini non Ue che, per entrare nello spazio Schengen, devono o essere in possesso di visto o di permesso di soggiorno a seconda dei casi, dei tempi e dei motivi per cui voglio entrare: esistono regole comuni anche per il rilascio dei visti Schengen. Gli stati che aderiscono a Schengen devono eliminare gli ostacoli a quella che è la libera circolazione, anche autostradale ad esempio, e garantire che sono in grado di assumersi le responsabilità inerenti al controllo delle frontiere esterne, di cooperare efficacemente per la sicurezza, di adoperare il sistema di informazione Schengen: valutazioni periodiche attestano la loro capacità di applicare le norme. Grazie allo scambio di informazioni, e a opzioni come l’inseguimento transfrontaliero, che consente agli agenti di polizia di uno Stato Schengen di inseguire e arrestare persone che commettono reati sul territorio di un altro stato Schengen, la sicurezza assume una quindi dimensione ultranazionale. Come dimostrano casi anche recentissimi, davanti a minacce per la sicurezza o a determinate carenze sulla possibilità di controllare le frontiere esterne, le autorità nazionali possono sospendere le norme Schengen ripristinando i controlli alle frontiere interne ma in via eccezionale e temporanea. Sono misure che si attuano laddove il funzionamento generale dello spazio Schengen è minacciato ma che paradossalmente stanno creando una minaccia all’esistenza stessa dell’accordo e c’è chi pensa che, senza correre ai ripari, l’intero meccanismo ha i giorni contati. The post Che cos’è l’accordo di Schengen appeared first on Wired.