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“Che cosa fa il coccodrillo di notte?” di Kathrin Kiss e Emilio Urberuaga, Edizioni Arka

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

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Recensione di Vittoria

Cosa fa il coccodrillo di notte? Una domanda chiara, netta, puntuale. Provocatoria.
Non è usuale trovare nel titolo di un libro una domanda. Una domanda di quelle importanti, che suscita molti dubbi e fa scattare l’ingranaggio della fantasia.

Sono un’educatrice in un nido d’infanzia e quando leggo dei libri sono solita, a qualsiasi età, leggere il titolo, il nome dell’autore, quello dell’illustratore. In quest’ordine.
Spesso questi ultimi hanno nomi impronunciabili e questo diventa anche spunto per riflettere sulle diverse lingue che esistono e su quelle che si parlano al nostro nido, sempre più multietnico.

Quello che succede quando ci si appresta a leggere questo libro, mi colpisce ogni volta. Ci metto sempre un po’ ad iniziare perché appena leggo il titolo vengo letteralmente sommersa da ipotesi, congetture e sguardi corrucciati dal troppo pensare!
Proprio ieri, in occasione della recensione, ho riletto la storia e mi piace riportarvi alcune delle risposte che mi hanno dato i bambini alla domanda “Che cosa fa il coccodrillo di notte?”:

- la notte mangia, va in cucina e mangia la torta
– la notte va nel fiume e nuota
– si chiude nell’armadio
– fa la pipì, eh! (In questo momento i miei bimbi sono in fase spannolinamento!)

Sicuramente avrete notato che nessuno mi ha risposto: ‘Che domande! Dorme!‘.
Questa credo sia la forza di questo testo. Superare il pensiero adulto, così logico e lineare, per accostarsi a quello aperto, complesso e creativo del bambino.
Le domande, così come ci suggeriva Danilo Dolci, sono una parte fondamentale dello sviluppo del bambino. La domanda è esplorativa, formativa, creatrice. Richiama la classica maieutica, l’arte del tirar fuori, la possibilità di ampliare i confini del possibile, di assaporare il gusto dell’imprevedibile.
Di certo non basterà solo una domanda. Ma già questa, se ben posta, è genitrice di altre domande.
Il libro rovescia le aspettative: è l’autore stesso a porre una semplice domanda. Chiara. Diretta. Questo non spiazza il bambino il quale, anzi, si sente chiamato in causa, in prima persona, quasi a scrivere egli stesso il libro. È chiamato ad affiancarsi all’autore nell’arte creatrice del racconto.
Un consiglio: prendete blocchetto e matita e segnatevi tutte le elucubrazioni. Potrebbero essere uno spunto interessante per creare nuove storie!

Ma veniamo alla storia.
Pistacchio, un coccodrillo fuggito da un circo, adora letteralmente farsi cullare dal dondolio ritmico dell’altalena concedendosi, perché no, un gustoso cappuccino e delle brioche, illuminato solo dal chiarore della luna.
Non è finita qui: Pistacchio ha il terrore dei bambini. Per questo è costretto ad uscire di sera, quando il parco è vuoto e non c’è nessuno in giro.
Tutta fila liscio ma, come nelle migliori storie, qualcosa va storto (o forse no!).
Una curiosissima bambina, Donatella, scorge le sue impronte e decide di iniziare ad indagare. Dopo aver studiato attentamente la situazione, decide di seguire gli indizi e riesce ad arrivare alla casa sul fiume dove vive Pistacchio.
Per niente impaurita dal coccodrillo, Donatella scopre la solitudine di quel triste animale, costretto dalla paura a giocare da solo. Decide di presentarlo ai suoi amici l’indomani. Tenendolo per la mano lo accompagna, fiduciosa, al parco e diventano amici.
Pistacchio, però, non riesce a dimenticare le sue origini e nelle notti di luna piena sogna ancora di tornare in Africa per trovare una dolce compagna. E chissà, forse l’ha già trovata…!

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Molto interessante è la scelta dell’autrice di una protagonista femminile dinamica, sicura di sé, curiosa e intelligente. Capace di affrontare i rischi dell’avventura in nome della conoscenza e di superare lo scherno degli amici che non le credono. Una bambina che accoglie, che accetta il diverso in toto, con le sue paure. Una bambina che per amore lo lascerà andare, libero di seguire la sua strada.

Il testo è illustrato da Emilio Urberuaga, artista madrileno pluripremiato, che ha saputo coniugare perfettamente la forza dei colori con l’essenzialità degli elementi rappresentati. Le tavole sono molto grandi e spesso occupano entrambe le facciate. Gli elementi, però, sono ridotti all’osso. Come a focalizzare l’attenzione del lettore-osservatore su ciò che conta: i due protagonisti e il cielo, a fare da sfondo contenitore dell’intero racconto.
Urberuaga, in linea con il suo stile, introduce un elemento simpatico e accattivante: tre formiche. Non vengono mai citate nel testo eppure sono presenti in tutte le tavole dove c’è Pistacchio (perfino nella copertina). Sarà divertente scovarle con i bambini e cercare di capire cosa fanno.

Adatto dai 2 anni in su

P.S. Quasi dimenticavo! Il libro è fuori commercio. Le soluzioni sono due: un salto in biblioteca oppure un presta-libro tra genitori.


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