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Che cosa volete che sia, un fondoschiena

Creato il 04 marzo 2011 da Ilgrandemarziano

Non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Sapete che non sono come gli altri. E questa non è la solita furbata messa in atto solo per mostrare un culo acchiappacontatti. Perché da qualche giorno a questa parte col mio telescopio ho visto popolarsi le vostre città di questi manifesti pubblicitari del marchio di abbigliamento Silvian Heach, che peraltro ora stanno anche scomparendo con altrettanta solerzia, sotto la pressione di un'indignazione diffusa. Siccome la pubblicità non è solo la anima cinica e bieca del commercio, ma anche lo specchio di una società in perenne mutamento, vorrei provare ad analizzare brevemente la faccenda dalle due prospettive più ovvie: quella morale (ovvero è lecito mostrare pubblicamente una roba del genere?) e quella tecnica (ovvero a cosa/chi giova una pubblicità di questo tipo?), tenendo peraltro conto del fatto che i due aspetti sono facce di una medesima medaglia. Vediamo.
Quello più eclatante è senza dubbio l'aspetto morale, difatti il manifesto ha sollevato un po' ovunque cori di proteste. Perciò è da qui che voglio partire, perché limitarsi a liquidare la faccenda con: «Il manifesto è osceno» mi pare semplificare troppo. Se dunque consideriamo l'aspetto etico ci troviamo subito di fronte al dilemma di dover stabilire un confine tra quello che si può fare e quello che non si può fare, quello che offende e quello che non offende, quello che si può mostrare e quello che non si può mostrare. Il famoso "senso del pudore". In altre parole dovremmo chiederci se l'immagine è volgare o no nel 2011 e, se lo è, soprattutto perché lo è. Allora guardiamola e analizziamola senza farci condizionare dalle chiappe al vento. Dunque... la ragazza è all'aperto, in piedi contro il parapetto di quello che sembra un ponte, è sola, voltata di schiena, si tira su la gonna mostrando il fondoschiena e ammicca senza esitazioni verso l'obiettivo del fotografo, ovvero verso lo sguardo di chi la sta osservando.
E questo già ci fa notare almeno due cose: 1) che l'immagine, nonostante il contesto reale, è del tutto inverosimile e 2) che c'è una specie di compiacimento esibizionista e provocatorio nell'atteggiamento della ragazza. Ora, la considerazione (1) dovrebbe portarci alla conclusione che l'immagine contenga una specie di messaggio che va oltre quello che si vede, come un sottotesto subliminale, mentre la (2) dovrebbe portarci a chiederci a chi pensiamo si stia rivolgendo la ragazza. Inutile dire che la mancanza delle mutande è un'informazione precisa che porta istintivamente a pensare che la tipa si stia rivolgendo a un maschio, e non a una femmina. E questo a ben vedere appare curioso, perché non dimentichiamo che si tratta di una pubblicità di una linea di abbigliamento femminile e dunque dovrebbe essere indirizzata innanzitutto a donne. Eppure la superficie dell'immagine ha una connotazione fortemente maschilista e questo sembrerebbe andare contro quello che dovrebbe essere lo scopo dell'immagine stessa.
Che cosa volete che sia, un culo...Proviamo allora ad andare più in profondità e vediamo se ne esce un'interpretazione diversa. In fondo l'immagine non sta pubblicizzando l'indumento che la ragazza indossa. Fatta eccezione la scollatura sulla schiena, il resto del vestito potrebbe essere fatto in qualsiasi modo. Se vi capitasse di vederlo appeso in un negozio dubito che riuscireste a riconoscerlo. Dunque, viene da pensare che non sia questo lo scopo principale della foto. L'immagine infatti concentra l'attenzione sulla carica erotica della ragazza che prescinde dalla qualità del taglio o del modello che indossa. Della ragazza si vedono le gambe e il culo nudi, dunque il vestito non esalta, né migliora in alcun modo le sue forme, né, più in generale, valorizza il suo look. Tutto il messaggio della rappresentazione visiva è connaturato esclusivamente a quello che la ragazza fa, non a quello che indossa.
Quindi a questo punto gli elementi distintivi sembrano rovesciarsi, perché sembra che il messaggio del manifesto non sia il più logico, ovvero: "Mettiti il nostro vestito, e sarai una gran fica!", ma piuttosto "Sei un'esibizionista come lei? Allora mettiti il nostro vestito!". In altre parole l'atteggiamento della ragazza non sollecita il desiderio e la risoluzione di esso attraverso l'acquisto, ma semplicemente fissa il target del prodotto. Quelle lì sono le donne cui il marchio Silvian Heach si rivolge. Donne che non hanno paura a mostrarsi. Donne fiere del loro corpo. Donne che sanno (e sono disposte a) prendere in mano la situazione.
Donne pronte a dare il culo.
Visto da questa prospettiva il manifesto parla proprio a quel tipo di donna contro cui le donne hanno idealmente manifestato il 13 febbraio scorso. Per questo motivo, e non tanto per il culo in sé, è volgare e svilente nei confronti della donna. Per questo sarebbe naturale che finisse per essere controproducente per chi l'ha realizzato. E se così non sarà, potete stare certi che la colpa non sarà di quella esigua minoranza di uomini (idioti) che avranno deciso di scegliere Silvian Heach per il prossimo regalo alle loro compagne, solo per crogiolarsi non tanto nell'illusione dell'estetica, quanto piuttosto in quella della disponibilità.


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