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Che duro tornare a casa!

Creato il 01 dicembre 2014 da Enricobo2
Ok, sono tornato alla base, un po' frastornato in verità, perché temo anche che questi ritmi da saccopelista, comincino ad andare fuori dalla mia portata. Ogni volta è come se il mio raggio di azione si restringesse un pochino, insomma e la cosa mi infastidisce parecchio. Eppure ogni volta, vorresti, anzi, fare un passetto in più, sfruttare insomma, il poco di esperienza che hai acquisito negli anni per allargare un po' il limite. Alla fine rischi solo di fare il passo più lungo della gamba. Tutto questo per dire soltanto che sono stanco morto, devo recuperare psicologicamente, superare la depressione di fine viaggio e che quindi, dovete avere pazienza, mi ci vuole un attimo per carburare, mettere insieme i pezzi dell'esperienza, assimilarla definitivamente prima di cominciare a raccontarla attraverso storie, come di solito mi piace fare. anche perché qui si tratta di smaltire la pila di carta che ti trovi davanti appena arrivi a a casa, l'elenco degli entro e non oltre e tutto il resto che assilla ogni persona normale, per carità, niente di esagerato, ma quando ti sei ormai abituato a ritmi e musiche diversi, è dura rientrare nel ruolo. Banalità, insomma, ne riparliamo. Banalità che ci piace dire, ripetere che sono ormai diventate canzoni ossessive, ritornelli che ti entrano in testa e che è così facile ripetere a pappagallo; alla fine quasi ci credi anche tu. Avvolto da questo grigio assoluto senza nessuna sfumatura che ti accoglie, un latte freddo disemozionante che che ottunde i sensi e fa emergere solo indistinti rumori di fondo sempre uguali e sempre negativi. E' sufficiente uscire dall'area dell'ultimo gate, di quel non luogo che è l'aeroporto, salire sul pulmino e subito senti la voce di una ragazza che non esprime rammarico perché la vacanza è finita, ma perché: "E' brutto ritornare in un paese che non mi piace più!". E' questo senso di negativo obbligatorio che mi disturba, di chi in ogni cosa, ogni aspetto, cerca e certamente con facilità trova, la parte oscura, quello, poco o tanto che sia, che non va e che si rende prevalente su tutto il resto. 
Questo credere che ogni cosa che hanno gli altri sia più bella, più giusta, più efficiente. Pensare di vivere in un inferno circondati da paradisi così a portata di mano da essere poi in pratica irraggiungibili. L'erba del vicino è talmente verde da abbagliare anche i ciechi. Così sembra, almeno per chi è stato reso, certo da una generale condizione instabile, negativo a prescindere, convinto di non essere mai stato così male, sempre per colpa di altri, i cattivi, gli gnomi malefici del bosco oscuro, quelli da combattere, da eliminare fisicamente. Ognuno ha i suoi di nemici, di responsabili del suo stato mentale negativo. Quasi nessuno si vuole rendere conto che quell'erba così smeraldina, se vista da vicino e soprattutto se vissuta veramente dal di dentro, è anch'essa piena di steli marcescenti, di pozze di fango, di schifezza, magari addirittura peggiori di quelle di casa tua, come è logico che sia. Ma queste cose è naturale non vederle e crogiolarsi nel calore che ti dà il maglione della mamma, quello che ti protegge dalle colpe che sono sempre degli altri, dalle responsabilità che massimamente sono solo e soltanto tue e che ti fa prestare orecchio alle soluzioni facili del masaniello di turno, quello che di volta in volta ti conquista sbandierando l'elenco dei nemici e delle colpe, sempre degli altri. Spesso basta questo, non serve neppure proporre delle soluzioni immaginifiche, basta marcare con la matita blu i problemi e il popppolo diventa folla acefala, convinta di essere nel giusto per fede e quindi di poter prevaricare tutto. Quando si scopre l'inconsistenza e la pochezza, a chi importa, ce n'è già pronto un'altro a gridare i tuoi scontenti e a brandire la spada di fuoco delle Giustizie e della Libertà fasulle. Datemi un attimo di tempo, che poi alla fine si digerisce tutto anche polenta, cinghiale, funghi e gorgonzola. Ma quando smette di piovere?


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