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Che fa la ‘ndrangheta?

Creato il 05 dicembre 2010 da Ivy

NDRANGHETA

Se ne è detto fra i blog, con recensioni, applausi o polemiche, in merito ad una puntata del programma televisivo più glamour del momento su Rai 3.

 

Non guardo Tv e quindi sono a conoscenza solo delle reazioni suscitate in seguito all’affermazione che “la ‘ndrangheta al Nord, come al Sud, cerca il potere della politica e interloquisce con la Lega”. I Blog però, soprattutto se vivacemente commentati, sono come piccoli areòpaghi e permettono di forgiare le proprie opinioni. Oltre a post di un certo livello ne ho trovati altri con un tumulto di considerazioni davvero dissennate, in errori marchiani.

Lo sbaglio mi pare risieda nel fatto che nell’immaginario, per criminalità organizzata si intendano fatti scabrosi di sangue e violenza e si dia per scontato, fuorilegge. I veri criminali, si pensa, hanno le armi, uccidono e compiono atti illegali; certo, anche questo, ma non solo.

In effetti la definizione di criminalità organizzata è sociologica ma non legislativa, perché non è ancora possibile rinvenire nel corpus iuris una definizione giuridica del concetto.

L’intento delle organizzazioni però è chiaro: fare soldi, tanti soldi per acquisire potere, sempre più potere. E le vie illegali sono decisamente più veloci di qualsiasi altra, se pur remunerativa, strada legale.

Non faccio riferimento alla piccola banda che tenta una rapina in banca, ma piuttosto ai gruppi di maggior potenza criminale mondiale, mafia russa, mafia colombiana e, per l’Italia, mafia, camorra, sacra corona unita e, quella citata nel programma, la ‘ndrangheta.

La caratteristica che le accomuna tutte è il profitto, che cresce esponenzialmente ogni anno, anzi, pure ogni settimana.

Una ricerca pubblicata da Sole 24 ore, mostra come nel 2009 sul mercato italiano abbiano avuto ingresso, grazie ad attività illegali, 420 miliardi di euro. 170 mld grazie ad azioni tipicamente criminali: droga, abusivismo edilizio, ecomafia, racket ecc. 250 mld da attività di economia sommersa, cioè falso in bilancio, evasione fiscale, falsa fatturazione ecc.

L’attività preferita risulta essere il traffico di droga, cocaina in primis e la ‘ndrangheta, citata in quel programma, potendo contare su collaborazioni sia con organizzazioni criminali nazionali che internazionali, in Italia ne ha praticamente il monopolio.

La cocaina si sa, è prerogativa delle organizzazioni criminali colombiane, l’origine è in Bolivia, dove si acquista la pasta, si raffina in Brasile e in qualche altro stato del sud America. Poi arriva in Europa e la strada che passa per paesi del Nord Europa per poi essere distribuita al dettaglio ma può provenire anche dal nord Africa, e poi essere trasportata in Spagna.

Per questo motivo, le grandi organizzazioni criminali dell’unione europea sono collegate con le organizzazioni criminali internazionali. Gli affari non mancano, l’O.N.U. stima in oltre 180 milioni i consumatori di sostanze stupefacenti e l’Italia è ai primi posti come come consumatori di cocaina.

Si cerca di contrastare a tutto ciò? Sì, a livello internazionali in materia di contrasto ai traffici illeciti di stupefacenti e crimini internazionali lavora l’United Nation Office on Drug and Crime UNODC, ma anche tutta la rete giudiziaria europea è una rete di punti di contatto giudiziari nella lotta contro il crimine, tra gli stati membri dell’Unione europea (Europol, Eurojust). E l’aumento dell’interesse delle organizzazioni criminali organizzate per il traffico di sostanze stupefacenti è attestato proprio dal crescente numero di sequestri operati dalle forze dell’ordine. Malgrado questo, negli ultimi cinque anni i grandi gruppi di criminalità organizzata hanno aumentato di dieci volte il loro capitale iniziale.

Il traffico di droga è troppo alettante perché le forze dell’ordine possano fare da deterrente. Con la cocaina si produce in genere un livello di incremento di ricchezza di tre a uno alla settimana (se si investono 100.000 euro si guadagnano 300.000 euro la prima settimana, 900.000 la seconda, 2.700.000 la terza), a volte però si può riuscire ad avere un ritorno di investimento fino a 5 a 1.

In questo momento le organizzazioni criminali possiedono un bilancio annuo che è superiore al bilancio della ricchezza di almeno 156 paesi aderenti all’O.N.U.; una ricchezza corrispondente ai quattro quinti del pianeta.

E dopo come reciclare, cioè come rinvestire questi enormi proventi illeciti? Il denaro non vale se è riconoscibile la sua provenienza illegale o se non lo si può giustificare. Ecco allora la mimetizzazione imprenditoriale. Si investe in attività del tutto lecite, facendo diventare l’imprenditore estremamente potente e ricco anche sul mercato legale. Ecco perché non è sufficiente intercettare qualche partita di droga o arrestare qualche membro dell’organizzazione, poiché l’impresa continuerà ad acquisire profitti anche attraverso le attività imprenditoriali che non costituiscono più reato e il loro fatturato legale resterà sempre molto forte.

Appare chiaro l’aspetto più pericoloso della criminalità organizzata: il potere indiscusso che acquista grazie all’ immensa ricchezza.

Il nocciolo sta appunto nell’aspetto patrimoniale. Queste organizzazioni hanno a disposizione somme di denaro così immense che potrebbero corrompere e quindi destabilizzare stati interi.

L’aspetto più pericoloso del crimine organizzato è inquinamento patrimoniale e l’enorme capacità di corruzione.

La capacità di corruzione che hanno acquisito grazie alla loro ricchezza e potere permette di comperare funzionari pubblici, compiacenze di varie istituzioni, effettuare operazioni atte ad inquinare il mercato, certo, si possono comperare anche i politici, i mass media e quindi tramite loro manipolare la popolazione.

Arriverei a dire che il più grosso rischio mondiale che minaccia le democrazie è la capacità di corruzione della criminalità organizzata piuttosto che il terrorismo.

Non mi pare quindi sia il caso di stracciarsi le vesti scandalizzati se qualcuno parla di infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel tessuto politico, economico e sociale, anche nelle terre della Lega (come suggerito nel programma), perché purtroppo di uomini corruttibili ce ne sono in ogni regione e in ogni partito politico. La corruzione, poi, è specifica proprio delle persone provenienti dalle classi agiate, in certi ambienti professionali, imprenditoriali, politici, e poiché è difficile dimostrarla e quindi fermarla, tende a trasformarsi in cultura. Diventando un comportamento illecito adottato da soggetti venduti alla criminalità che però operano interamente in un’organizzazione legittima. Per questo la criminalità dei colletti bianchi è caratterizzata dall’alto numero oscuro, derivante dal fatto che i reati sono facilmente mascherabili e di difficile identificazione. Ciò assicura un elevato tasso di impunibilità e una minore reazione sociale di censura (così fan tutti, bisogna essere un po’ furbi a questo mondo) e la previsione che nelle società ci sarà sempre più corruzione. Esemplifico: se ho 100 reati al mese ma ne punisco, almeno 10, 15 ogni mese, pian piano i reati caleranno, perché non tutti saranno disposti a rischiare, ma se non riesco a scoprire né tanto meno a punire, è ovvio che aumenteranno.

Va contrastato l’aspetto patrimoniale delle organizzazioni criminali quindi, però le indagini patrimoniali non aiutano, i titoli al portatore restano anonimi e non rintracciabili, lo scudo fiscale impedisce sia l’azione penale che l’accertamento tributario in caso di illeciti.

L’unica altra via è quella più utopica, proposta nel monologo del programma. Serve una nuova cultura, in una società dove non si misura più in bene e male ma solo nell’essere grande (contare qualcosa, economicamente o politicamente) o non grande, e dove grande (e corrotto) pare bene, e non grande (ma onesto) pare male; servono uomini d’onore e non in senso mafioso. Persone talmente forti da non lasciarsi influenzare il pensiero e il comportamento dai mass media (mass media che sono pronti a sostenere tutto e l’incontrario di tutto e che se anche quando non raccontano menzogne, comunque non si fanno remore a nascondere verità).

Pur trovando poco simpatico un Saviano che fa la prima donna sul palco, credendosi il guru dei suoi telespettatori (ma non è il solo ed è per questo che tralascio di guardare la tv) però non posso che condividere il consiglio che dà su come resistere a questo potere criminale (’ndrangheta, ma non solo) infiltratosi in tutti i livelli e in tutti gli ambienti (i corrotti, corruttori e corruttibili son ovunque come sicuramente ognuno di noi avrà più volte toccato con mano). Dice: “Una delle cose che le organizzazioni temono di più è l’agire da uomini, il non piegarsi. Nel momento in cui ognuno di noi non fa il male, sta facendo arretrare loro e sta forse sognando un’Italia diversa”.

 


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