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Che Guevara visto dagli Usa (1959-1966)

Creato il 09 luglio 2010 da Casarrubea

Pubblichiamo di seguito una selezione di documenti statunitensi (Cia e Dipartimento di Stato) sulla figura di Ernesto Che Guevara. Le carte vanno dalla vittoria della rivoluzione cubana alla vigilia della partenza del Che per la Bolivia e sono state rintracciate negli Archivi nazionali americani di College Park (Nara) nell’estate del 2005.

I documenti dimostrano la frenetica attenzione che i governi di Kennedy e  di Johnson hanno, fin dai primi mesi della rivoluzione cubana, nei confronti del giovane rivoluzionario argentino.

*

DOCUMENTI USA

SU

ERNESTO “CHE” GUEVARA

(1959 – 1966)

Che Guevara visto dagli Usa (1959-1966)

Il Che e Fidel a Cuba

E’ probabile che le dimissioni del primo ministro Miro Cardona e del governo cubano, lo scorso 13 febbraio, e l’assunzione dello stesso incarico da parte di Fidel Castro (16 febbraio), inaspriscano il conflitto latente tra il Movimento 26 luglio e gli altri gruppi che si sono opposti all’ex dittatore Batista. Questa è forse la prima mossa di Castro per la conquista della presidenza. Egli è stato reso eleggibile grazie ad una recente modifica costituzionale che ha permesso di abbassare l’età richiesta per l’incarico. Un’altra revisione, che conferisce la cittadinanza cubana agli stranieri che hanno combattuto assieme ai ribelli, rende inoltre eleggibile ad un importante incarico Ernesto “Che” Guevara, il controverso uomo di sinistra argentino. […].
(Notiziario Cia, segreto, 14 febbraio 1959, Nara, Cia records research tool, Crest)

[…] Fidel Castro ha affidato all’uomo di sinistra argentino Ernesto “Che” Guevara l’incarico di occuparsi dei gruppi rivoluzionari [latinoamericani, nda]. […] “Che” Guevara ha dimostrato simpatie filocomuniste ed è propenso a promuovere le attività comuniste a Cuba. […].
(Notiziario Nsc, segreto, 17 marzo 1959, Nara, Crest)

[…] Fidel Castro ha ribadito la sua totale fiducia nei confronti dei “veri rivoluzionari”. Tra questi, ha menzionato “Che” Guevara, il cui stridente antiamericanismo e sospetto filocomunismo si sommano alla generale diffidenza che per lui nutrono i cubani. […].
(Notiziario Cia, segreto, 1° ottobre 1959, Nara, Crest)

Forti contrasti sono sorti tra alcuni dei più fidati collaboratori di Fidel Castro, che sostiene gli elementi di sinistra e filocomunisti all’interno del governo cubano. Questa settimana, le dimissioni del governatore militare della provincia di Camarguey, Huber Matos, uno dei più rispettati luogotenenti di Castro durante la lotta contro Batista, sono dovute alla sua convinzione che gli estremisti guidati da Raul Castro e da “Che” Guevara siano ora fermamente al comando del regime castrista. […] Nel corso di un discorso antiamericano pronunciato a sorpresa il 19 ottobre scorso, Fidel Castro ha usato toni fortemente emotivi e aggressivi e si è scagliato contro i presunti oppositori della rivoluzione. Con veemenza, ha definito Raul Castro e “Che” Guevara gli esponenti su cui fare affidamento per portare avanti la rivoluzione “a qualunque costo”.
(Notiziario Cia, segreto, 22 ottobre 1959, Nara, Crest)

[…] Si dice che, nel marzo di quest’anno, “Che” Guevara (un filo comunista che esercita una grande influenza su Castro in materia di politica estera ed economica) abbia affermato di essere determinato a ristabilire i rapporti diplomatici con l’Urss. […].
(Notiziario Cia, segreto, 4 novembre 1959, Nara, Crest)

[…] Ernesto “Che” Guevara, nuovo presidente della Banca Nazionale di Cuba, è ora in grado di determinare il cambio della valuta estera e, di conseguenza, di mettere in pratica il precetto secondo cui Cuba deve abbandonare la dipendenza commerciale dagli Stati Uniti per acquisire un’effettiva indipendenza. La scorsa estate, durante un viaggio di tre mesi in nove nazioni afroasiatiche e in Yugoslavia, ha gettato le basi per nuovi contatti commerciali. Inoltre, è plausibile che il “Che” metta in atto il piano castrista di nazionalizzazione delle banche private cubane. Nato in Argentina, il trentunenne Guevara è uno dei 12 sopravvissuti dello sbarco castrista che ha dato il via a due anni di guerriglia. Castro ascolta sempre i suoi consigli. Tuttavia, le conoscenze del “Che” in materia di economia sono sostanzialmente deboli. A suo dire, la rivoluzione cubana è una lotta di classe in cui il governo, alleato a contadini ed operai, ha il dovere di “mutare il panorama economico” del paese e il suo sistema sociale. […].
(Notiziario Cia, segreto, 28 novembre 1959, Nara, Crest)

[…] Oltre ad essere alla testa del settore industriale dell’Istituto nazionale per la riforma agraria (Inra), il filocomunista “Che” Guevara ha di fatto poteri illimitati in materia di politica economica ed estera. […].
(Notiziario Nsc, segreto, 30 novembre 1959, Nara, Crest)

Il rimpasto di governo del 26 novembre è l’ultima mossa di un regime che si sposta rapidamente a sinistra. Il rimpasto mette sempre più in evidenza il filocomunista “Che” Guevara, il trentunenne soldato di ventura argentino, ora alla testa della Banca Nazionale di Cuba. […].
(Notiziario Nsc, segreto, 30 novembre 1959, Nara, Crest)

[…] “Che” Guevara, il presidente della Banca Nazionale, continua a rafforzare la sua posizione di potere collocando i suoi collaboratori nei punti chiave dell’economia cubana. […].
(Notiziario Nsc, segreto, 13 gennaio 1960, Nara, Crest)

[…] Il 1° maggio, a Santiago, il principale oratore sarà Ernesto “Che” Guevara, presidente filocomunista della Banca Nazionale, che probabilmente attaccherà gli Stati Uniti. Dal momento che le serie difficoltà economiche nella provincia di Oriente sono in aumento, non si può escludere che Guevara annunci qualche spettacolare misura diversiva o palliativa. […]
(Notiziario Cia, segreto, 30 aprile 1960, Nara, Crest)

[…] Potrebbe verificarsi una lotta per il potere tra Raul Castro, erede designato di Fidel, e “Che” Guevara, che ha già assunto gran parte dell’autorità esercitata dal capo del governo. Se la malattia di Fidel dovesse prolungarsi, il pericolo di scontro potrebbe acutizzarsi. […].
(Notiziario Cia, segreto, 5 agosto 1960, Nara, Crest)

Ernesto “Che” Guevara è stato sempre riconosciuto come l’eminenza grigia del regime castrista. Ma eventi recenti indicano che, di fatto, egli può essere considerato l’uomo forte di Cuba. Durante l’attuale malattia di Castro, ha rilasciato svariate dichiarazioni politiche e, il 24 luglio, ha firmato un trattato commerciale tra la Cina comunista e Cuba, il primo accordo concluso tra i comunisti cinesi e un paese latinoamericano. Guevara è nato a Rosario (Argentina) nel 1928. Ha studiato medicina tra il 1947 e il 1952 e negli anni dell’università è stato un attivista antiperonista. Dopo aver abbandonato l’Argentina di Peron, ha vagabondato tra Bolivia, Ecuador, Panama e, infine, Guatemala dove, nel 1954, si è schierato per il regime filocomunista di Jacobo Arbenz. Dopo la caduta di quest’ultimo si è recato in Messico, dove si è unito al movimento di Fidel Castro. Il “Che” ha svolto un ruolo chiave nelle campagne militari castriste, ha scritto un volume sulla guerriglia e, dopo la vittoria della rivoluzione, ha ricoperto una serie di importanti incarichi. Al momento, è presidente della Banca Nazionale e, de facto, lo zar economico di Cuba. La nazionalizzazione e la statalizzazione dell’economia sono stati i perni della sua politica, assieme alla scissione dei legami economici con gli Stati Uniti e la loro sostituzione con il blocco sinosovietico. E’ apertamente marxista ed ha promosso noti comunisti non cubani a posti chiave del governo castrista, della Banca Nazionale, dell’Inra e del suo stesso staff.
(Notiziario Cia, segreto, 15 agosto 1960, Nara, Crest)

Il regime cubano appoggia finanziariamente il Partito comunista del Guatemala ed i gruppi rivoluzionari infiltrati dai comunisti. Inoltre, Castro è intenzionato a fornire loro armi. Con l’approvazione di Fidel e Raul, si dice che il mese scorso “Che” Guevara abbia consegnato ai gruppi guatemaltechi 15.000 dollari, a condizione che i comunisti guatemaltechi svolgano un ruolo preminente nel processo rivoluzionario. L’ex presidente guatemalteco Arbenz, ora a Cuba, sta per diventare il “l’uomo all’Avana” del movimento, che mira a distruggere l’esercito guatemalteco e ad armare le “masse”, come a Cuba.
(Notiziario Cia, segreto, 4 novembre 1960, Nara, Crest)

A Mosca, durante le celebrazioni per il quarantatreesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre (7 novembre), Ernesto “Che” Guevara (l’attuale uomo forte del regime cubano) ha occupato un posto d’onore sul palco, assieme a Krusciov, Liu Shao Chi e ad altri leader del mondo comunista. […].
(Notiziario Cia, segreto, novembre 1960, Nara, Crest)

Ernesto “Che” Guevara, identificato spesso come lo spirito guida del regime castrista, sembra essersi assunto il compito di esportare la rivoluzione cubana in tutto l’emisfero. In tale situazione, gli agenti cubani fanno un ampio uso del suo manuale (di cui, più avanti, forniamo un’analisi). […] Il successo è ciò che il “Che” offre ai suoi lettori latinoamericani nel volume La guerra de guerrillas (L’Avana, Inra, 1960, 187 pagine), ed è qui che si annida il grande pericolo di questo libro. Predicando la vittoria, e spiegando come raggiungerla, Guevara è in grado di fornire un catalizzatore in grado di sopraffare il moderatismo che si annida nelle teste degli aspiranti rivoluzionari latinoamericani. […] Il “Che” propone apertamente una rivoluzione contro l’ordine socioeconomico stabilito, i cui maggiori difensori sono gli elementi conservatori nazionali ed il capitale straniero (soprattutto quello statunitense). L’esperienza cubana dimostra che il radicalismo di una riforma agraria o economica è direttamente proporzionale alla resistenza opposta dai conservatori locali e dal capitale straniero. Di conseguenza, Guevara identifica gli interessi del capitale statunitense (e il suo rappresentante: il governo americano) con quelli dei gruppi conservatori locali radicalmente contrari alle riforme socioeconomiche. Soprattutto, tale identificazione mira ad alienare le politiche e gli interessi statunitensi dalle legittime aspirazioni dei progressisti latinoamericani. Ciò riflette la principale linea di attacco promossa dal governo castrista. Il “verbo” predicato dal “Che” consiste in una rivoluzione nazionale di sinistra a favore delle classi povere. In maniera dichiarata, è una rivoluzione contro i proprietari terrieri, il capitalismo, i privilegi e il capitale straniero. Tuttavia, non è una rivoluzione apertamente filocomunista, e non conferisce alcun ruolo speciale ad un determinato partito politico. Si appella invece a tutti i riformatori sociali e ai socialisti rivoluzionari, mostrando loro come organizzarsi, addestrarsi e mettersi alla testa dei poveri e degli oppressi. Guevara non utilizza il tipico linguaggio dei comunisti. Piuttosto, la sua è l’espressione sofisticata del rivoluzionario di sinistra latinoamericano. I suoi riferimenti alla giustizia sociale e le sue critiche alle società stratificate e privilegiate si appellano ad un’area più ampia. Vale notare che il “Che” insiste sull’assoluta necessità di esaurire tutte le vie istituzionali prima di imboccare la strada della guerriglia, mirando al solido sostegno delle masse soprattutto nelle aree rurali, dove la guerriglia dovrebbe concentrarsi. Guevara si rivolge ai leader in pectore. Il suo linguaggio non è semplice. I riformisti sedentari e arroccati nelle loro torri d’avorio rimarranno scioccati dalla realistica descrizione della tenacia, la sofferenza e il continuo pericolo vissuti dai guerriglieri contro un esercito regolare. La rivoluzione cubana prova che è possibile sconfiggere un esercito regolare equipaggiato con armi moderne (fabbricate soprattutto negli Stati Uniti). Ma ammonisce che i combattimenti vanno concentrati nelle aree rurali, che l’opposizione al regime deve essere molto diffusa e che la guerriglia richiede un nocciolo duro di combattenti campesinos (e non di cittadini rammolliti). Anzitutto, occorre elaborare e offrire ai campesinos, come ricompensa per la vittoria, un efficiente programma di riforma agraria che rifletta le aspirazioni delle aree rurali. Guevara sottolinea che il guerrigliero (soprattutto il leader guerrigliero) deve essere un ascetico, i cui desideri e comodità sono inesorabilmente sacrificati sull’altare degli ideali di riforma sociale. La descrizione della guerra di guerriglia e dei suoi annessi potrebbe affascinare i rivoluzionari sedentari o i riformisti sociali moderati, ma è improbabile che li spinga ad unirsi alle nuove rivoluzioni. L’insistenza sul principio che le riforme socioeconomiche non devono essere il risultato della guerriglia fino a quando non siano state esaurite tutte le vie istituzionali, fornisce al “Che” un baluardo intelligente contro chi lo accusa di incitamento alla sovversione. L’occidente ha fatto proprio il concetto che è giusto ribellarsi contro l’oppressione. Tuttavia, quando Guevara dichiara che la violenza è necessaria per raggiungere un fine, rischia di perdere consensi tra i moderati. I suoi suggerimenti sul sabotaggio e sulla repressione delle opinioni dissenzienti risultano decisamente sgradevoli. […] La guerra de guerrillas è uno spudorato campanello d’allarme sulle intenzioni (e, forse, sulle capacità) dei comunisti di fomentare la rivoluzione nell’emisfero occidentale. Di conseguenza, siamo dinanzi ad un avvertimento che dovrebbe spingerci ad assumere tutte le azioni necessarie a bloccare e a contrastare le azioni da loro ispirate o dirette.
(Rapporto del Dipartimento della Difesa, segreto, 22 settembre 1960, Nara, rg 59, general records of the Department of State, central decimal file, Cuba, 1960 – 1963, busta 1610, fascicolo 737.00/3 – 226)

[…] Il 5 luglio, la nostra ambasciata ha ricevuto la visita dello zio di Ernesto “Che” Guevara, Marcelo Guevara Lynch, direttore della ditta di import – export “R. y M. Guevara Lynch”, sita in corso Roque Saenz Pena 636, a Buenos Aires. Guevara Lynch mi ha informato di essere il fratello del padre del “Che” e che i genitori di Ernesto si sono separati per un certo periodo. Interrogato sui rapporti all’interno della famiglia, Guevara Lynch ha affermato che Ernesto è molto legato alla madre. Dalla famiglia materna (i Serna), egli ha ereditato la natura avventurosa e lo spirito di contraddizione. Sebbene il “Che” e il padre siano inconciliabili dal punto di vista politico, un forte sentimento di affetto esiste tra di loro, così come tra Ernesto e gli altri membri della famiglia (malgrado questi nutrano notevoli antipatie per il comunismo). “C’è qualche possibilità” – ho chiesto – “che un membro fidato della famiglia si rechi a Cuba per tentare di spostare Guevara su posizioni più democratiche?”. Secondo Guevara Lynch, ciò è impossibile. Oltre ad essere emozionalmente dedito alla causa castrista, Ernesto è un comunista convinto e razionale ed ogni tentativo di convertirlo risulterebbe infruttuoso. Guevara Lynch ha poi affermato che il telefono è l’unico mezzo che, ogni tanto, mette in comunicazione il “Che” con il padre (che vive a Buenos Aires). La vita personale di Ernesto e le sue abitudini di lavoro obbligano il genitore a chiamarlo tra l’una e le quattro del mattino. Sembra che questo sia l’unico lasso di tempo in cui Guevara può essere rintracciato in ufficio. […] Ritengo che la famiglia Guevara Lynch sia imbarazzata dal rapporto di parentela con il “Che” e che, di conseguenza, reputi prudente stabilire un contatto con l’ambasciata americana, con l’obiettivo di salvaguardare il suo buon nome dinanzi agli Stati Uniti e agli elementi anticomunisti argentini. […].
(Rapporto dell’ambasciata statunitense di Buenos Aires, segreto, 11 luglio 1961, Nara, rg 59, general records of the Department of State, central decimal file, Cuba, 1960 – 1963, busta 1616, fascicolo 737.00/7 – 16)

[…] La conferenza di Punta del Este [in Uruguay, nda] aggiunge nuovi elementi alle nostre considerazioni sulle politiche da attuare nei confronti di Cuba, a cominciare dal mio colloquio con “Che” Guevara (il cui verbale allego). Assieme ad altri punti che abbiamo via via raccolto, la conversazione indica che Cuba soffre una forte crisi economica; che l’Urss non è pronta ad assumersi il grosso sforzo necessario ad attrarre l’isola nella sua sfera di influenza (un diplomatico brasiliano ha notato che “non si nutre l’agnello tra le fauci del leone”); che Cuba desidera arrivare ad un accordo con gli Stati Uniti. Vale notare che, indubbiamente, Guevara rappresenta la visione comunista più radicale del governo cubano. […] La conversazione ha avuto luogo la notte tra il 16 e il 17 agosto, alle due del mattino [durante una festa a Montevideo, nda]. Sono stati alcuni delegati argentini e brasiliani ad organizzare l’incontro tra il “Che” e me. […] Il tutto è avvenuto con la sua approvazione (se non, addirittura, con la sua sollecitazione). […] Al suo arrivo, Guevara ha detto a Edmundo Barbosa Da Silva (Brasile) e a Horacio Barretta (Argentina) che aveva qualcosa da comunicarmi. […] In divisa verde olivo, aveva la solita barba lunga e incolta, i tratti del volto gentili, quasi femminei. I suoi modi erano intensi. E’ dotato di un buon senso dell’umorismo e durante la conversazione non sono mancate le facezie. All’inizio sembrava ostile, ma poi si è rilassato ed ha parlato liberamente. Non vi è dubbio che sia intensamente e personalmente devoto al comunismo, ma le sue esternazioni non sono state propagandistiche. Ha parlato con calma e chiarezza, in apparenza distaccato e obiettivo, facendo raramente distinzioni tra le sue opinioni personali e la posizione ufficiale del governo cubano. Ho avuto l’impressione che soppesasse con cura ogni parola (i termini usati erano estremamente ricercati). Ho subito puntualizzato che non avevo alcuna autorità a negoziare le questioni riguardanti il mio paese, ma che avrei comunicato le sue parole al governo statunitense. Il “Che” ha risposto good ed ha iniziato a parlare, affermando che dovevo comprendere la rivoluzione cubana, che mira a costruire uno Stato socialista. La rivoluzione è irreversibile, così come la sua distanza dalla sfera d’influenza statunitense. Cuba promuoverà un sistema a partito unico con Fidel come segretario generale. I legami con i paesi dell’Est nascono da una naturale simpatia e dalla comune fiducia in una appropriata struttura di ordine sociale. Le masse sostengono la rivoluzione e tale appoggio è destinato a crescere nel tempo. Guevara ha evidenziato che gli Stati Uniti non devono agire basandosi su idee errate: ad esempio, sul fatto che Cuba vada salvata dalle grinfie del comunismo; o che Fidel sia un moderato circondato da una masnada di elementi fanatici e violenti, e che dovrebbe orientarsi verso l’Occidente; o, ancora, che la rivoluzione cubana possa essere rovesciata dall’interno (il sostegno a simili azioni sta diminuendo e comunque non sarà mai forte a sufficienza). Il “Che” ha parlato della grande forza della rivoluzione cubana e dell’influenza che esercita sul pensiero liberal in tutta l’America Latina. Ad esempio, la sinistra uruguaiana ha unito le sue forze sotto la bandiera di Cuba. Se la rivoluzione corresse dei pericoli, una serie di guerre civili scoppierebbe in varie nazioni. Ha parlato con grande intensità dell’impatto della rivoluzione cubana su tutto il continente e della crescente forza del suo esempio. Ha poi puntualizzato che, nell’edificazione di uno Stato comunista, non si sono ripetute le mosse aggressive dei paesi dell’Est. La rivoluzione non intende erigere una cortina di ferro attorno a Cuba, bensì dare il benvenuto a tecnici e visitatori da tutto il mondo. […] La discussione si è poi spostata sulle difficoltà dell’Alleanza per il Progresso. […] Guevara ha affermato che nell’Alleanza vi è una contraddizione intrinseca: incoraggiando le forze del cambiamento e i desideri delle masse, gli Stati Uniti corrono il rischio di scatenare forze che, al di là di ogni controllo, potrebbero sfociare in rivoluzioni di tipo cubano (ma non ha aggiunto che, in proposito, Cuba potrebbe svolgere un ruolo più diretto). Discusse le difficoltà statunitensi, ha affrontato in modo schietto i problemi cubani. A Cuba, vi sono problemi molto seri: l’ostilità alla rivoluzione; le fazioni armate ed i sabotaggi; l’opposizione (o, nei migliori dei casi, la freddezza) della piccola borghesia; la chiesa cattolica (e qui, costernato, ha scosso il capo). Inoltre, le fabbriche sono alla costante ricerca di pezzi di ricambio statunitensi, la cui scarsità rende le cose molto difficili. Infine, la rivoluzione ha intrapreso troppo rapidamente il processo di sviluppo economico e le riserve monetarie sono diminuite. Cuba non è in grado di importare beni di consumo e di venire incontro alle necessità primarie della popolazione. E non desidera un accordo con gli Stati Uniti (perché ciò è impossibile), ma un modus vivendi o, almeno, un modus vivendi provvisorio. Naturalmente, a detta di Guevara, è difficile ideare una formula efficace. Il “Che” lo sa bene, ci ha pensato a lungo. A suo parere, gli Stati Uniti dovrebbero promuovere un’azione in tal senso perché l’opinione pubblica americana è preoccupata. Io ho taciuto. Guevara, allora, ha affermato di avere qualche idea in proposito: Cuba non intende restituire le proprietà confiscate (fabbriche e banche) ma, in cambio, potrebbe stanziare dei pagamenti per esse; potrebbe astenersi dallo stringere un’alleanza politica con i paesi dell’Est (sebbene ciò non ponga in questione la sua naturale simpatia per quelle nazioni); potrebbe indire libere elezioni, ma solo dopo aver completato l’istituzionalizzazione della rivoluzione (ad una mia domanda in tal senso, il “Che” ha risposto che ciò prevede la creazione di un sistema a partito unico). In cambio, naturalmente, Cuba si asterrebbe dall’attaccare Guantanamo (e qui è scoppiato a ridere, per l’evidente assurdità di una simile dichiarazione). In modo obliquo, e con evidente riluttanza a causa della nostra compagnia [i due diplomatici latinoamericani presenti al colloquio, nda], Guevara ha aggiunto che Cuba sarebbe anche disposta a discutere le attività della rivoluzione cubana in America Latina. Mi ha poi ringraziato per l’invasione [il tentativo di sbarco nella Baia dei Porci, aprile 1961, nda], che si è trasformata in una grande vittoria per l’isola, rafforzandola e innalzandola allo status di nazione alla pari con gli Stati Uniti. […] Il “Che” ha poi aggiunto che la rivoluzione non intende discutere alcun accordo che metta in dubbio il tipo di società che si sta edificando. Infine, avvicinandosi, mi ha detto che non avrebbe parlato con nessuno dei contenuti del nostro colloquio (con l’eccezione di Fidel). Gli ho risposto che nemmeno io lo avrei divulgato. […] Il giorno dopo, Barretta mi ha telefonato per comunicarmi che Guevara valutava “molto utile” la conversazione e che era stato agevole conversare “con una persona di una generazione più giovane”. […].
(Rapporto inviato dal diplomatico Richard Goodwin al presidente John F. Kennedy, segreto, 22 agosto 1961, Nara, rg 59, general records of the Department of State, central decimal file, Cuba, 1960 – 1963, busta 1618, fascicolo 737.00/8 – 206)

Il 17 agosto, tutti i membri dell’Osa (Organizzazione degli stati americani) hanno firmato la carta delle riforme economiche e sociali a Punta del Este, Uruguay, con l’eccezione di Cuba (il cui rappresentante, “Che” Guevara, ha tuttavia seguito i lavori del vertice per quasi tre settimane). […] Mentre gli altri delegati si concentravano sui temi economici, il ministro dell’economia di Cuba dedicava i suoi sforzi alla politica. In discorsi pubblici e in incontri privati, il “Che” ha cercato di convincere i vari rappresentanti che Cuba dovrebbe essere trattata come un membro dell’Osa. Le attività sovversive nell’area sono il prodotto dell’immaginazione yankee. I contrasti tra Cuba e gli Stati Uniti riguardano soltanto queste due nazioni, non l’emisfero occidentale. […].
(Notiziario Cia, segreto, 28 agosto 1961, Nara, Crest)

[…] Nell’euforia del periodo immediatamente successivo alla vittoria del Movimento 26 Luglio, si è permesso a “Che” Guevara, Raul Castro, Blas Roca, Carlos Rafael Rodriguez e ad altri leader comunisti, di usurpare gli ideali del castrismo. Castro è stato utilizzato come prestanome per consentire ai suddetti di assumere il totale controllo di Cuba. […].
(Notiziario Cia, segreto, 9 ottobre 1961, Nara, Crest)

[…] Non vi sono grandi misteri attorno al pensiero e alle strategie dei leader comunisti nei paesi sottosviluppati. Sono oratori e scrittori prolifici, che utilizzano candidamente un fervore hitleriano per definire i metodi e gli obiettivi della rivoluzione. Al giorno d’oggi, Mao Tse Tung e “Che” Guevara sono ampiamente studiati sia nel mondo comunista che in quello libero. […].
(Rapporto Cia , segreto, 8 dicembre 1961, Nara, Crest)

La Cia è fortemente interessata alle strategie di guerra non convenzionale (tra queste, la controguerriglia). […] Tra i libri sul tema, due sono considerati dei classici: La guerriglia di Mao Tse Tung e La guerra di guerriglia di Che Guevara. Si dice che il presidente Kennedy li abbia letti e li tenga sempre a portata di mano. […].
(Rapporto Cia, segreto, 11 aprile 1962, Nara, Crest)

[…] Il regime castrista dedica gran parte delle sue energie a rafforzare le difese militari. […] Si dice che “Che” Guevara abbia stabilito il suo quartier generale nella provincia di Pinar del Rio. […].
(Rapporto Cia, segretissimo, 26 ottobre 1962, Nara, Crest)

[…] “Che” Guevara ha dichiarato al quotidiano Daily Worker che la pace è stata assicurata e che Cuba sosterrà la lotta armata già in atto in altri paesi latinoamericani come Venezuela, Guatemala, Paraguay e Colombia. […].
(Rapporto Cia, segretissimo, 3 dicembre 1962, Nara, Crest)

[…]“Che” Guevara è il cervello della rivoluzione cubana. Il regime potrebbe essere rovesciato se Castro e Guevara fossero eliminati. […].
(Rapporto del Dipartimento di Stato, confidenziale, 13 febbraio 1963, Nara, rg 59, general records of the Department of State, cfpf 1963, busta 3878, fascicolo Pol 27 Cuba/ Mil. Ops. 2.1.63)

[…] “Che” Guevara parla fluentemente il francese, ma non l’inglese. […].
(Rapporto del Dipartimento di Stato, confidenziale, 14 febbraio 1963, Nara, rg 59, general records of the Department of State, cfpf 1963, busta 3879, fascicolo Pol Cuba/A)

[…] “Che” Guevara ha confidato all’ambasciatore svedese all’Avana che, se il 1962 è stato un cattivo anno per l’economia cubana, il 1963 sarà ancor peggiore. […].
(Notiziario Cia, segreto, 5 marzo 1963, Nara, Crest)

[…] Raul Castro e “Che” Guevara controllano saldamente il regime e godono della totale fiducia di Mosca. […].
(Notiziario Cia, segreto, 21 marzo 1963, Nara, Crest)

[…] Necessitiamo con urgenza il testo completo delle dichiarazioni di “Che” Guevara sulle rivoluzioni latinoamericane e sul ruolo svolto da Cuba nel sostenerle.
(Telegramma inviato dal Dipartimento di Stato all’ambasciata statunitense di Algeri, 25 luglio 1963, Nara, rg 59, general records of the Department of State, cfpf 1963, busta 3877, fascicolo Pol 7/Visits and meetings/Cuba)

Le dichiarazioni rilasciate da “Che” Guevara durante la conferenza stampa [di Algeri, il 24 luglio 1963, nda] sono di tale natura che il Dipartimento di Stato desidera comunicarle all’Osa. […].
(Telegramma inviato dal Dipartimento di Stato all’ambasciata statunitense di Algeri, 27 luglio 1963, Nara, rg 59, general records of the Department of State, cfpf 1963, busta 3877, fascicolo Pol 7/Visits and meetings/Cuba)

[…] Fidel Castro è solito affidarsi ai consigli e alle valutazioni di persone capaci e influenti: tra questi, suo fratello Raul, Ernesto “Che” Guevara e Carlos Rafael Rodriguez. […].
(Rapporto inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense di Londra, segreto, 20 agosto 1963, Nara, rg 59, general records of the Department of State, cfpf 1963, busta 3877, fascicolo Pol Cuba/general policy background/2.1.63)

[…] Il ministro cubano dell’Industria, Ernesto “Che” Guevara, è da monitorare con attenzione. Sembra essere l’unico leader in grado di affrontare nella giusta prospettiva la caotica situazione dell’economia cubana. Castro lo rispetta perché ritiene che il “Che” goda della totale fiducia di Mosca. Sia Castro che Guevara sono attratti dalla Cina comunista per la sua aperta militanza e una maggiore inclinazione a rischiare la guerra per diffondere il comunismo. Tuttavia, entrambi realizzano che l’Urss è più preparata, sia militarmente che economicamente, al raggiungimento di tale obiettivo. Di conseguenza, essi preferiscono tacere su una serie di temi sui quali i due giganti del comunismo presumibilmente discordano. […].
(Rapporto del Dipartimento di Stato, segreto, 16 dicembre 1963, Nara, rg 59, general records of the Department of State, cfpf 1963, busta 3879, fascicolo Pol 1/Us – Cuba/general policy background)

“Che” Guevara si è vantato del fatto che il Cile sarà il prossimo paese latinoamericano ad entrare nel “nostro” campo [socialista, nda]. Si presume che Guevara confidi nella vittoria del candidato socialcomunista Salvador Allende, durante i comizi elettorali del prossimo 4 settembre. Allende, che è stato spesso a Cuba e conosce bene gli esponenti politici dell’isola, riceve dall’Avana finanziamenti per la sua campagna elettorale.
(Notiziario Cia, segreto, 23 aprile 1964, Nara, Crest)

L’aspro attacco agli Stati Uniti, pronunciato ieri da “Che” Guevara dinanzi all’assemblea generale dell’Onu, sembra rivolto a guadagnare l’appoggio delle nazioni “non allineate” del blocco afroasiatico, nel caso Cuba decida di promuovere un’offensiva diplomatica a tutto campo. Il “Che” ha definito gli Stati Uniti “la maggior potenza coloniale del pianeta”. […].
(Notiziario Cia, segreto, 12 dicembre 1964, Nara, Crest)

Occorre informare le delegazioni latinoamericane presso le Nazioni Unite, che si sono lamentate della pubblicità fornita al regime castrista dall’intervista concessa da “Che” Guevara alla rete televisiva Cbs, che questo genere di propaganda gratuita preoccupa anche noi. […].
(Telegramma inviato dal Dipartimento di Stato alla legazione statunitense all’Onu, confidenziale, 16 dicembre 1964, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2069, fascicolo Pol 15 government/Cuba/1.1.64)

Il senatore Eugene McCarthy ha illustrato i principali punti della sua conversazione del 16 dicembre con “Che” Guevara, ministro cubano dell’Industria. L’incontro è stato organizzato dalla giornalista Lisa Howard nel suo appartamento di New York. Secondo il senatore, l’incontro mirava a discutere questioni commerciali e il riconoscimento del regime cubano da parte degli Stati Uniti. A detta di Ball, ciò è plausibile: lo stato dell’economia cubana è tale da indurre il regime castrista a riprendere i rapporti commerciali con gli Stati Uniti per incamerare valuta pregiata. Probabilmente, Guevara riconosce che la ripresa delle relazioni con gli Stati Uniti potrebbe ridare rispettabilità al regime dinanzi agli occhi degli altri stati latinoamericani. Il “Che” ha detto al senatore McCarthy che l’Alleanza per il Progresso è destinata a fallire. Infatti, sottoscrive sempre gli interessi Usa e lo status quo. A suo dire il Venezuela, e in particolare gli stati centroamericani, hanno bisogno di rivoluzioni. Al contrario, la rivoluzione risulterebbe inutile in Cile, un paese che è già sulla via delle riforme sociali. Ha poi aggiunto che il Cile avrebbe già riconosciuto Cuba se gli Stati Uniti non avessero fatto pressioni in senso opposto. Il “Che” non ha cercato di nascondere le attività sovversive promosse da Cuba. In maniera esplicita, ha ammesso che il regime addestra i rivoluzionari e che andrà avanti su questa strada. Per il governo cubano è una missione necessaria. La rivoluzione, infatti, è l’unica speranza di progresso per l’America Latina. Guevara ha poi attaccato i sorvoli militari statunitensi su Cuba, ma non in termini particolarmente bellicosi. A suo dire, Cuba è in grado di abbattere gli aerei ma ha deciso di non intraprendere alcuna azione contro gli Stati Uniti. Ha insistito sul fatto che non vi è alcuna base giuridica per tali sorvoli e che, in ogni caso, questa non è stata fornita dall’Osa. Il “Che” ha menzionato un’unica “violazione di sovranità”: l’atterraggio di un elicottero statunitense “oltre le linee” (probabilmente a Guantanamo). In questo caso, dopo uno breve scambio di colpi d’arma da fuoco, all’elicottero è stato consentito di abbandonare il territorio cubano. Guevara ha poi affermato di sapere che la Cia opera a Cuba. La maggioranza dei nemici di Cuba lavora per le imprese petrolifere ed elettriche. Il regime è in grado di identificare tali elementi (e questi sanno bene che verrebbero subito eliminati se decidessero di mettere in atto azioni di sabotaggio). Ha poi citato un’affermazione dell’ambasciatore Stevenson: gli Stati Uniti, cioè, non starebbero intralciando il rifornimento di farmaci a Cuba. Secondo Mann, è possibile che l’invio di medicinali sia stato bloccato. Questo è un punto su cui i cubani potrebbero premere per mettere in difficoltà il governo Usa. Secondo Ball, non vi sono motivi per non vendere farmaci a Cuba. Mann ha quindi promesso di studiare il problema. Il “Che” ha poi affermato che il regime non crollerà, sebbene la situazione non sia positiva. Sul tema dei rifugiati, ha chiarito che chiunque è libero di andarsene. Secondo Mann, ciò non corrisponde al vero. In ogni modo, il regime non desidera che i rifugiati tornino a Cuba. A proposito dei rapporti tra il governo cubano e la chiesa cattolica, Guevara ha detto che sono buoni, e che ai membri del partito non è concesso di appartenere a questa confessione religiosa. Ha poi aggiunto che i problemi maggiori si verificano con i protestanti, non con i cattolici. Sul tema delle libere elezioni, il “Che” ha affermato che non si sono ancora svolte perché la rivoluzione non è sufficientemente matura. Sul tipo di governo che potrebbe prendere corpo a Cuba, Guevara ha affermato che non vi è alcun interesse a promuovere un parlamento bicamerale o qualcosa che assomigli al Soviet Supremo dell’Urss. Ha poi commentato che quest’ultimo è privo di poteri reali. Ball ha chiesto se si sia accennato ai rapporti tra Cuba e Urss. E’ opinione di Lisa Howard che un miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti porrebbe Cuba in una posizione più agevole nei confronti di Mosca. Ball ritiene che l’Urss ne abbia abbastanza di Cuba, ma che sia obbligata a sostenerla per motivi di importanza simbolica. Si tratta infatti del primo paese al mondo a diventare comunista senza l’aiuto dell’Armata Rossa. Ball ha poi evidenziato i pericoli potenziali di un incontro come quello avvenuto tra McCarthy e il “Che”. In tutta l’America Latina vi è il sospetto che gli Stati Uniti e Cuba possano stringere accordi all’insaputa degli altri stati dell’emisfero. Ciò fornirebbe ai comunisti uno strumento di propaganda molto forte. […] Infine, Ball ha chiesto a McCarthy di avvertirlo se dovesse prefigurarsi un nuovo colloquio con Guevara. […].
(Memorandum di conversazione tra il senatore Eugene McCarthy, del Partito Democratico, e George W. Ball e Thomas C. Mann del Dipartimento di Stato, segreto, 17 dicembre 1964, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2073, fascicolo Pol 1/general policy plans/Cuba – Us/1.1.64).

[…] Il Dipartimento di Stato è fortemente interessato ai movimenti di “Che” Guevara in Africa e sarebbe lieto di ricevere rapporti esaustivi sulle sue attività nei paesi a cui renderà visita. Particolare attenzione dovrà essere dedicata al crescente coinvolgimento di Cuba nella situazione in Congo. […].
(Telegramma inviato dal Dipartimento di Stato a tutte le sedi diplomatiche statunitensi in Africa, confidenziale, 24 dicembre 1964, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2069, fascicolo Pol 7 Cuba/Visits and meetings/1.1.64)

[…] Nel dicembre 1964, sia “Che” Guevara (in Africa) che il senatore cileno filocastrista Salvador Allende (a Montevideo), hanno dichiarato che è necessario creare una “internazionale” latinoamericana al fine di coordinare i “movimenti di liberazione nazionale” dell’emisfero occidentale. […].
(Notiziario Cia, segreto, 21 gennaio 1965, Nara, Crest)

[…] Si dice che Fidel Castro accarezzi l’idea di prendere parte alle “lotte per l’indipendenza” in Africa. Castro attende con ansia il ritorno all’Avana di “Che” Guevara, con valutazioni di prima mano sul potenziale rivoluzionario africano. Guevara ha visitato Algeria, Mali, Congo (Brazzaville), Guinea, Ghana e Dahomey, offrendo il “supporto morale” di Cuba ai ribelli congolesi. […].
(Notiziario Cia, segreto, 23 gennaio 1965, Nara, Crest)

Ad un nostro funzionario d’ambasciata è stato illustrato un messaggio confidenziale redatto dall’incaricato d’affari olandese all’Avana, K. W. Keinink (proteggere la fonte), contenente commenti e analisi che possono interessare il Dipartimento di Stato. […] L’attuale viaggio di “Che” Guevara in Africa è stato intrapreso senza previo avviso alle legazioni [africane, nda] all’Avana, con l’eccezione dell’ambasciata algerina. Un funzionario dell’ambasciata sovietica ha commentato che nemmeno la sua legazione è stata informata del viaggio. […].
(Rapporto inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense dell’Aja, confidenziale, 16 febbraio 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2069, fascicolo Pol 7/Visits and meetings/Cuba/1.1.64)

Il 28 aprile, ad un funzionario della nostra ambasciata è stato consentito di visionare un rapporto di sei pagine redatto il 17 aprile dall’ambasciatore francese all’Avana, Negrier. […] Vi si riporta che Castro e Dorticòs da un lato, e “Che” Guevara e Aragones dall’altro, hanno dato inizio ad una serie di discussioni. A detta di Negrier, Castro avrebbe nominato il “Che” ambasciatore a Mosca, ma questi avrebbe rifiutato l’offerta. Nessun accenno a tali eventi è apparso sui media, soprattutto a proposito di Guevara (noto per la sua indiscrezione). […] La lettera ci è stata fornita da Raoul Spitalier (proteggere la fonte), responsabile delle questioni latinoamericane presso il ministero degli Esteri francese. […].
(Rapporto inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense di Parigi, confidenziale, 6 maggio 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2075, fascicolo Pol Aff & Rel/Pol Cuba – Ussr/1.1.64).

“Che” Guevara è stato rimosso dall’incarico di ministro dell’Industria. […]. Guevara è assente dalla scena pubblica dal 14 marzo, data del suo ritorno a Cuba dopo un viaggio di 3 mesi in Africa e nella Cina comunista. La sua scomparsa ha scatenato molte voci all’Avana, a proposito del luogo in cui si troverebbe ora e dei suoi rapporti con Fidel. Non possiamo escludere del tutto la possibilità che il “Che” sia caduto in disgrazia, anche se è più probabile che egli continui a svolgere un ruolo di rilievo nel regime castrista. […].
(Notiziario Cia, segreto, 12 giugno 1965, Nara, Crest)

Ieri sera, l’ambasciatore del Guatemala mi ha comunicato di aver ricevuto la seguente informazione da una fonte non specificata: “Che” Guevara si troverebbe ora in Guatemala. L’ambasciatore colombiano mi anche riferito che alcune segnalazioni darebbero Guevara in Colombia. Io ho comunicato a entrambi che, secondo notizie della stampa, il “Che” si troverebbe in Venezuela.
(Telegramma inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense di Montevideo, confidenziale, 18 giugno 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2070, fascicolo Pol 30 Cuba/defectors and expellees)

Voci (ripetiamo: voci) hanno segnalato “Che” Guevara non solo in Guatemala, Colombia e Venezuela ma anche nella Repubblica Domenicana, in Uruguay, Argentina, Algeria, Urss e in molti altri paesi. Il Dipartimento di Stato non è in possesso di informazioni attendibili in grado di confermare le suddette voci. A nostro parere, dalla sua scomparsa a metà marzo, il “Che” è rimasto a Cuba; non è caduto in disgrazia; continuerà a svolgere un ruolo importante nel partito e a Cuba. […].
(Circolare del Dipartimento di Stato inviata a tutte le sedi diplomatiche statunitensi in America Latina, confidenziale, 23 giugno 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2070, fascicolo Pol 30 Cuba/defectors and expellees/1.1.64)

[…] Radio Avana non ha fatto alcun commento sul luogo in cui potrebbe trovarsi “Che” Guevara, assente dalla scena pubblica fin dal suo ritorno a Cuba, il 14 marzo.
(Notiziario Cia, segreto, 24 giugno 1965, Nara, Crest)

Jurgensen (proteggere la fonte) ha comunicato ad un funzionario della nostra ambasciata di aver ricevuto da una fonte ufficiosa (solitamente affidabile) la seguente informazione: “Che” Guevara, malato e politicamente in disgrazia, è stato rimosso dal suo incarico e potrebbe trovarsi in Unione Sovietica.
(Telegramma inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense di Parigi, confidenziale, 26 giugno 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2069, fascicolo Pol 15 government/Cuba/1.1.64)

Joseph Starobin, ex importante membro del Partito comunista degli Stati Uniti d’America, sta scrivendo un saggio per la rivista Foreign Affairs sul movimento comunista nell’Europa occidentale. […] Durante il suo soggiorno in Italia, Starobin ha sostenuto un lungo colloquio con il giornalista Saverio Tutino, che era appena tornato da Cuba, dove aveva lavorato come corrispondente per vari quotidiani comunisti italiani. […] Secondo Tutino, “Che” Guevara non è in disgrazia, bensì “imbronciato”. Nel marzo scorso, poco dopo il suo ritorno a Cuba, il primo ministro Fidel Castro ha comunicato a Guevara che le sue teorie sullo sviluppo economico e, da un punto di vista più pratico, le sue idee su ciò che si dovrebbe fare per raddrizzare l’economia cubana, non erano più in linea con quelle degli alti ranghi del regime (Fidel compreso). Di conseguenza, Castro ha suggerito che sarebbe stato meglio per tutti che il “Che” passasse dal ministero dell’Industria ad un altro incarico governativo di prestigio. Castro ha poi chiarito (e, secondo Tutino, era sincero) di riporre la massima fiducia su Guevara, e che il suo trasferimento ad altro incarico non doveva essere considerato un licenziamento. Il “Che” avrebbe goduto di autorità e di responsabilità come in passato, ma ora si sarebbe dovuto concentrare su questioni politiche, non economiche. A detta di Tutino, la reazione di Guevara ha sorpreso Castro e gli altri leader cubani. Il “Che” ha accettato di abbandonare il suo incarico di ministro dell’Industria, ma ha rifiutato di assumerne un altro. Le idee in cui credeva profondamente venivano respinte e ciò, a suo dire, era un errore. Sarebbe stato sbagliato e futile lavorare per un obiettivo in cui non credeva. Secondo Tutino, Guevara avrebbe anche rifiutato l’incarico di prestigio offertogli da Castro, insistendo sul fatto di voler mettersi tranquillamente in disparte. Sembra che tale atteggiamento abbia gettato Fidel in uno stato di costernazione: avrebbe quindi invitato il “Che” (per il quale, a detta di Tutino, continua a provare una profonda devozione) a rivedere le sue posizioni. Ricevuto un diniego, Castro si è quindi rassegnato, sebbene ritenga ancora possibile che Guevara torni presto al lavoro. Da allora, il “Che” si è ritirato in una piccola comunità rurale nella provincia di Oriente. […] Commento: E’ opinione dello scrivente che la versione di Tutino sulla sorte di Guevara sia abbastanza plausibile. Coincide con il carattere del “Che” e potrebbe spiegare perché Castro, in varie occasioni, lo abbia elogiato mentre continuano a circolare voci sulla sua caduta in disgrazia. Tuttavia, prendendo per buona anche solo per un momento la versione di Tutino, si può ipotizzare che il “ritiro” di Guevara equivalga ad un siluramento politico. Dopo essersi sforzato in ogni modo di assecondare il “Che”, non passerà molto tempo prima che Fidel (che ha in mano le carte che contano) perda la pazienza. A quel punto, Guevara si troverebbe rimosso dal potere in maniera definitiva, dal momento che, in un eventuale resa dei conti con Castro, finirebbe per avere la peggio.
(Memorandum di conversazione tra il prof. Joseph Starobin, membro dell’Istituto Columbia per lo Studio del Comunismo, e Wayne S. Smith del Dipartimento di Stato, confidenziale, 12 agosto 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2069, fascicolo Pol 15 government/Cuba/1.1.64)

Raoul Spitalier, responsabile delle questioni latinoamericane presso il ministero degli Esteri francese, ha recentemente illustrato ad un funzionario della nostra ambasciata un rapporto proveniente dall’ambasciata francese all’Avana, in cui si specula sul luogo in cui potrebbe trovarsi “Che” Guevara. Malgrado i diplomatici e i giornalisti presenti a Cuba abbiano a lungo indagato sul tema (alcuni discretamente, altri meno), è risultato impossibile ottenere informazioni certe sulla salute di Guevara o su dove egli soggiorni attualmente. Il documento continua citando due rapporti, redatti da fonti ben piazzate e solitamente affidabili. Il primo afferma che Guevara si trova nei dintorni dell’Avana; il secondo che il “Che” è sottoposto a norme disciplinari per aver agito “in maniera indiscreta” e per aver commesso “errori di valutazione”. Spitalier ha poi affermato che l’ambasciatore francese all’Avana, Negrier (al momento, in vacanza a Parigi), è convinto che Guevara sia a Cuba gravemente ammalato. […].
(Rapporto inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense di Parigi, confidenziale, 13 settembre 1965, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2070, fascicolo Pol 30/defectors and expellees/Cuba/1.1.64)

[…] Ernesto “Che” Guevara, ex ministro dell’Industria e il più influente rivoluzionario del regime castrista, ha abbandonato la scena politica cubana e, forse, anche l’isola. Il 3 ottobre, Castro ha letto pubblicamente una lettera, redatta presumibilmente da Guevara lo scorso 1° aprile, in cui il “Che” rinnovava i suoi sentimenti di rispetto per Castro e la rivoluzione cubana. Ma Castro ha dichiarato che, ora, Guevara deve fare un “modesto sforzo” per i progressi della rivoluzione in altri, non specificati paesi. E’ probabile che il “Che” sia caduto in disgrazia in seguito a contrasti politici con Castro, su temi come la risoluzione dei problemi dell’economia cubana e il giusto approccio alle attività rivoluzionarie nell’emisfero occidentale. […].
(Notiziario Cia, segreto, 16 ottobre 1965, Nara, Crest)

L’allontanamento di Ernesto “Che” Guevara, voluto da Fidel Castro, conferma la crisi politica cubana iniziata nel 1964. Sembra che la caduta di Guevara sia il risultato della sua persistente opposizione alle politiche consigliate dall’Unione Sovietica. Le vedute del “Che” sullo sviluppo economico e sulla politica estera di Cuba, che si riflettevano nella sua generale avversità alla linea sovietica, sembrano aver giocato un ruolo cruciale. Considerato il portavoce rivoluzionario più militante di Cuba, Guevara disapprovava l’allineamento di Castro all’Urss sul tema della disputa sinosovietica. Contrasti erano sorti anche sulla volontà di Fidel di diminuire il ruolo di Cuba nel sostegno alle rivoluzioni in America Latina e in Africa. […] Ammiratore della politica estera cinese, il “Che” si è sempre prodigato per esportare la rivoluzione cubana in tutto l’emisfero e persino in Africa. Il suo manuale sulla guerra di guerriglia è circolato ampiamente in America Latina. Nel 1959, Guevara è stato la figura prominente nel pianificare le invasioni di almeno cinque stati caraibici. E’ stato giustamente descritto come un incendiario e un rivoluzionario. Argentino di nascita, si dice abbia appoggiato il regime filocomunista guatemalteco di Arbenz fino al suo rovesciamento, nel 1954. Si è poi recato in Messico dove, nel 1956, ha incontrato Fidel Castro. […] Il “Che” è stato uno dei più importanti architetti dell’economia cubana. Ha continuato a svolgere questo ruolo anche in seguito al fallimento del suo piano di industrializzazione e mentre le sue dottrine cominciavano ad essere messe in discussione. Ma è stato solo nel luglio 1964, quando il presidente Dorticos è diventato ministro dell’Economia e direttore dell’organismo per la pianificazione statale, che la posizione di Guevara ha iniziato a vacillare. Da quel momento, Castro ha dedicato la maggior parte delle sue energie alle questioni interne per cercare di rimediare ai disastrosi effetti delle politiche dei primi anni del regime, in gran parte ideate dal “Che”. […] Nel dicembre 1964, Guevara è partito per un viaggio di 3 mesi alle Nazioni Unite, in Africa e a Pechino. Nel frattempo, Castro aveva perso ogni fiducia nelle sue teorie, decidendosi a favore della scuola economica “revisionista” guidata dal presidente Dorticos e da Carlos Rafael Rodriguez. […] Con la caduta del “Che” e il generale appiattimento sulla linea sovietica nelle questioni domestiche ed internazionali, la rivoluzione cubana è decisamente entrata in una nuova fase. […].
(Rapporto Cia, segreto, 18 ottobre 1965, Nara, Crest)

[…] La nostra fonte [un egiziano, nda] sostiene che, durante una conversazione con alcuni giornalisti all’Avana (non ancora divulgata a livello locale), Fidel Castro ha lasciato intendere che “Che” Guevara si trova attualmente in Guatemala. […].
(Rapporto inviato al Dipartimento di Stato dall’ambasciata statunitense del Cairo, 12 febbraio 1966, Nara, rg 59, general records of the Department of State, Pol & Def, 1964 – 1966, busta 2069, fascicolo Pol 15 government/Cuba/1.1.64)

[…] Ernesto “Che” Guevara è stato l’esponente politico più dogmatico nell’enfatizzare gli incentivi morali per aumentare la produttività. Ma l’opinione di Castro è prevalsa su questa e altre questioni ideologiche e il “Che” è scomparso dalla scena cubana all’inizio del 1965. […].
(Notiziario Cia, segreto, 30 settembre 1966, Nara, Crest)


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