Magazine Per Lei
Ieri, chiacchierando con un'amica, si parlava di parto in casa e di depressione post-partum. Che è una cosa normale, anch'io ci sono passata...per un mesetto ho pianto sempre, i problemi mi parevano insormontabili, le responsabilità verso quell'esserino indifeso pesavano come macigni...poi, come è venuta è passata.
Poi mi sono tornati in mente, come un incubo, i momenti passati in ospedale, i 3 giorni della prima bimba ed i 4 del secondo. Un'esperienza orribile. Per questo ho rivalutato un sacco il parto in casa, tra le tue cose, in un ambiente intimo, con i tuoi cari...
Il mio primo parto. Rotte le acque a casa, 24 ore di monitoraggio all'ospedale, ossitocina che fa perdere i battiti al bambino, cesareo d'urgenza all'1:00 di notte. Bambina in piena salute, tutto ok. Ritorno in camera, una camera doppia, condivisa dapprima con una puerpera che il giorno dopo sarebbe stata dimessa. Ostetriche scocciate che tentano di attaccare la bimba al seno, senza dirmi una parola, senza un minimo di disponibilità. La bimbetta che mi guarda e ci mette pazienza, poi il sonno che ci coglie entrambe, accoccolate vicino vicino.
Giorni seguenti: la bimba sta attaccata al seno senza soluzione di continuità, il latte non arriva, il colostro non le basta e piange come una dannata. Si attacca alle guance di mio marito, al braccio di mia suocera. Riprovo col seno, lei è fiduciosa, poi, quando vede che non viene niente , si stacca stizzita e ricomincia a piangere. Le notti sono un incubo fatto di pianti ininterrotti, ostetriche che se ne fregano, tu che non sai cosa fare...lavate di capo dalla pediatra di turno che ti dice che la bimba ha perso troppo peso (come se fosse colpa tua) e non ti fa nemmeno spiegare che la bimba sta attaccata 24 ore su 24, ma il latte ancora non c'è. Pianti su pianti. Sia io che lei.
Per fortuna una notte sono stata da sola in camera.... ero anche avvilita dal fatto che i pianti della mia creatura avessero potuto disturbare un'altra madre con il suo piccino.
Poi, finalmente, una puericultrice che mi da una mano, che mi fa sentire meno sola. Mi da un tiralatte elettrico, mi fa provare ed, effettivamente, il latte ancora non c'è. Allora firmo, firmo con gran sollievo per darle un po' di latte artificiale. La piccolina lo beve tutto, sazia, felice, si addormenta e non piange più per 3 ore. Poi di nuovo la manna del latte artificiale. Passo l'ultimo giorno e l'ultima notte in ospedale finalmente tranquilla.
La montata lattea è arrivata il quarto giorno a casa ed io ho allattato al seno fino ad 11 mesi.
Col secondo figlio, la paura mia più grossa era la degenza in ospedale, memore dell'esperienza passata. Per fortuna lui sembrava contento del colostro, ha pianto pochissimo, anche se ha perso peso anche lui e siamo ricorsi ad una piccola aggiunta di latte artificiale. Anche lì grossi pianti, soprattutto i miei. Ma le puericultrici sono state splendide allora, mi hanno incoraggiato, mi hanno aiutato molto. Il latte è arrivato il terzo giorno, in ospedale, copioso, il bambino ha ripreso peso ed io sono stata serena. E la crisi post-partum non l'ho avuta. Ho smesso di allattare una settimana fa, dopo 19 mesi.
Sicuramente la depressione post-partum è fisiologica, ma può sicuramente essere arginata meglio quando accanto a te hai persone che ti spronano, che ti aiutano, che non ti fanno sentire un marziano. Che non ti fanno sentire in colpa se il latte non arriva, che non mancano di rassicurarti e di dirti che poi tutto andrà bene, che sarai una buona madre, che il tuo bimbo sarà contento di te e che tu non sbaglierai con lui se le cose le farai con amore.
Forse, a volte, questo può bastare.
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