La musica è sempre stata di tutti, e anche
se c’era– e c’è ancora– una divisione tra musica colta e popolare,
musica commerciale e arte, tutti sentono il bisogno di avere un qualche
contatto con essa. Si comincia sin da piccoli, quando la mamma canta al
proprio pargolo delle ninna nanne per farlo addormentare, come a dire
“non ti lascio solo, c’è la musica nelle tue orecchie e nel tuo cuore”, e
si va avanti tutta la vita, con il primo corso di chitarra o di
basso elettrico, con l’acquisto del primo disco, con il primo, atteso,
concerto dal vivo. Come all’inizio della nostra esistenza la musica
dimostra subito di saper alleviare le nostre sofferenze, di conferirci
serenità e calma, così nel corso della nostra vita ci accorgiamo, in
varie occasioni, come nulla meglio delle nostre canzoni preferite
sappiano capirci e avvolgerci, quasi che avessero il potere di uscire
dal lettore per venirci ad abbracciare.
Il potere della musica si
sprigiona anche ascoltandolo, ma imparare a suonare uno strumento, o a
cantare, significa trovare un mezzo espressivo ancora più personale. Se
il mondo dell’industria discografica sembra ormai invaso da gruppi
cloni, che creano canzoni tutte uguali, solo per rispondere alle
esigenze di mercato e per fare soldi, è pur vero che la maggior parte
delle persone che inizialmente decidono di frequentare un laboratorio musicale o
un corso di sax o di qualsiasi altro strumento, si avvicina in modo del
tutto disinteressato alla musica, e pensa soprattutto all’ebbrezza che
può dare il tenere uno strumento in mano, e ad acquisire la capacità di
esprimersi tramite la musica. Purtroppo i “musicisti contabili” esistono
eccome, ma questo non deve inficiare il mondo della musica, che è
innanzitutto espressione di sé e del proprio mondo interiore.
Informazioni sull'Autore
Articoloa cura di Francesca TessarolloPrima Posizione Srl – iscrizionemotori di ricercaFonte: Article-Marketing.it