Sto leggendo questo saggio in concomitanza con “Guarire” di David Servan-Schreiber, e sebbene il secondo non sia specifico sulla rabbia, ci sono molti punti in comune, essenzialmente dovuti al fatto che rabbia ed emozioni negative sono un prodotto della parte più antica ed interna del cervello. Questo però l’ho scoperto dal libro di Servan-Schreiber. In “Che rabbia!” non se ne parla perché l’approccio è molto funzionalista: lo scopo è controllare la rabbia, non analizzarne la fisiologia, sebbene qualche accenno debba essere presente per permetterne la “cura”.
Alberto Ellis ha scelto un approccio molto americano, ci dà del tu, usa domande retoriche, propone molti casi clinici con nomi propri, utilizza un linguaggio parlato con molti punti esclamativi. Personalmente è un approccio che mi dà un po’ fastidio, però bisogna dire che si adatta bene allo scopo manualistico.
Le tecniche che propone sono molte e fanno quasi tutte cardine attorno alle iB, Irrational Beliefs, le convinzioni irrazionali che ci provocano la rabbia con le sue conseguenze.
Ad esempio: io devo essere sempre trattato con i guanti! Non devo assolutamente essere imbrogliato! Mi hanno fatto del male perché sono persone cattive!
Tra i suggerimenti che mi sono piaciuti (oltre a quelli sul rilassamento e sull’umorismo), ho trovato questo:
“Se tendi a provare ostilità verso le persone che apparentemente ti trattano in modo antipatico, sforzati anche ‘vergognandoti’ di avere a che fare con loro: intromettiti in una conversazione che stanno avendo con qualcun altro, o insisti di averli già incontrati in passato anche se non è vero. Imponendoti di sfidare la tua vergogna, probabilmente ti accorgerai che molta della ‘antipatia’ della gente la inventi tu per proteggerti dai tuoi sentimenti di vergogna nell’averci a che fare.”
Insomma, tra i tanti approcci che suggerisce, ce ne sono alcuni da provare.
Mi lascia un po’ perplessa però la preferenza “razionale”. Cioè, spesso suggerisce di ragionare sulle ragioni vere della rabbia, e di ragionare in un altro modo.
Se – come dicevo – la rabbia è provocata dal cervello limbico, che è quella parte più interna ed ancestrale che regola anche le attività inconsce del cervello (respirazione, battito cardiaco, sistema immunitario), l’approccio razionale lascia del tutto (o quasi) da parte il corpo. La rabbia a volte è l’effetto di ragionamenti che vengono da lontano, ma che non verbalizziamo, perché la verbalizzazione fa parte dell’attività della corteccia cerebrale. Invece il corpo ha tutto memorizzato. Agendo sul corpo (con l’attività fisica, un massaggio, uno yoga dinamico) si agisce direttamente sul cervello ancestrale.
Poi, un’altra cosa che non mi convince: piuttosto di agire con rabbia, i cui effetti sono a volte disastrosi, meglio trasformarla in delusione o fastidio. Ci sono anche degli esercizi appositi per questo, in modo da rinforzare la capacità di trasformazione quando si inizia a sentirsi arrabbiati.
Ma, scusate: delusione e fastidio sono una soluzione alla rabbia, ma non possono essere considerate certo emozioni positive… anche queste rilasciano ormoni che influenzano negativamente il sistema immunitario.
A parte questo, lo dicono anche gli autori: ognuno si scelga la tecnica che più sente propria.