Che scuola vogliamo per i nostri figli?

Da Lorenzorobertoquaglia
Spentosi un poco il clamore suscitato dal referendum di Bologna sui finanziamenti pubblici del Comune alle scuole paritarie, proviamo a fare alcune considerazioni a mente lucida, guardando i fatti.
Hanno “vinto” il referendum i sostenitori dell’abolizione del finanziamento alle scuole paritarie, con il 60% dei voti, ma hanno votato solo il 28% degli aventi diritto. In pratica hanno votato a favore dell’abolizione il 16,8% degli aventi diritto. Un po poco per dire che la maggioranza dei bolognesi vuole l’abolizione del finanziamento.
Invece, sarebbe interessante capire come mai il 72% dei bolognesi non si è recato a votare. Ma, tant’è.
Seconda considerazione: se le scuole paritarie, senza finanziamenti, ancorchè minimi, dovessero chiudere i battenti, quei ragazzi e le loro famiglie si rivolgerebbero alle scuole statali, questo è ovvio. Conseguenza, il Comune dovrebbe far fronte alla nuova richiesta degli utenti e quindi dovrebbe sopportare un aumento dei costi in un periodo dove le risorse ai Comuni vengono cancellate dal Governo centrale.
E poi, risulta dalle statistiche del Ministero, un posto alunno in una scuola statale costa circa 10 volte tanto di un posto alunno in una scuola paritaria. Cosa conviene al comune di Bologna: continuare a finanziare le scuole paritarie oppure portarle sull’orlo della crisi finanziaria e farle chiudere?
Francamente è stato demoralizzante leggere in queste settimane, sulle pagine di quasi tutti i giornali, un attacco alla scuola paritaria, accusata di togliere fondi alla scuola statale, senza avere a sostegno di questa tesi nulla più di un pensiero ideologico, espressione di una vecchia cultura di sinistra, che non aiuta certo l’Italia di oggi ad uscire dalla crisi culturale, oltre che economica, in cui si trova. 
Nessuno, conti alla mano, può dimostrare economicamente che la scuola paritaria sia un costo per le casse pubbliche, a meno che non si pensi che, chiuse le scuole paritarie, quegli studenti non vadano più avanti a studiare e rinuncino a frequentare la scuola statale. 
Sia chiaro, a questo tema, prettamente economico, si aggiunge quello della libertà di educare i propri figli. Ogni famiglia a nostro giudizio ha il diritto di esercitare la libertà di educazione e pertanto il valore delle scuole paritarie è incommensurabile e costituzionalmente garantito. I benefici di tale attività ricadono su tutta la società nella quale agiranno e opereranno gli studenti usciti dalle scuole paritarie.
Diceva Don Bosco, fondatore nella Torino operaia del 1800 delle scuole salesiane, che l’educazione è cosa del cuore. L’educazione è il dono più grande che l’uomo può offrire al proprio “cucciolo” e deve poterlo fare in piena libertà, secondo quelli che sono i propri principi e ideali. Solo così si forma il cuore di un giovane, partendo da un punto d’inizio, un’origine verso la quale paragonare e confrontare tutta la realtà.
Più si lascia libertà di educazione e più si formano persone capaci di interagire con la realtà, desiderose di conoscerla, comprenderla, amarla e quindi migliorarla.


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