Chi di voi non ha mai sentito l’espressione: “Fa’ a muta ‘e Puortece“, (Fare la muta di Portici)? Ebbene questa locuzione, utilizzata per indicare una persona che non si vuole esprimere su una determinata questione o argomento cela dentro di se una storia legata alla città di Napoli.
La muta di Portici o, meglio, ‘la piccola muta di Portici’ (titolo originale: La muette de Portici), è un’opera lirica in cinque atti musicata da Daniel Auber, su libretto di Eugène Scribe e rivisto da Germain Delavigne, ed è conosciuta anche col nome del suo protagonista, Masaniello. La vicenda si svolge nel pieno della rivolta di Masaniello del 1647 ed è ambientata a Napoli e Portici. Dopo il matrimonio fra il figlio del viceré di Napoli, il duca d’Arcos, Alfonso e la principessa Elvira la muta Fenella chiede protezione alla neo-duchessa. Fenella era stata fatta incarcerare dopo essere stata sedotta dal suo amante, il duca Alfonso, ma proprio durante il corteo nuziale Fenella riconosce in lui il suo seduttore e carceriere, così Elvira ripudia il marito e Fenella fugge a Portici dal fratello Masaniello.
Alfonso e la moglie Elvira, nel frattempo riconciliatasi, fuggono da Napoli e si rifugiano a Portici, ospiti dello stesso Masaniello che favorisce la fuga della coppia. Rientrato a Napoli, Alfonso lo tradisce domando la rivolta, sconfigge Masaniello che viene giustiziato dalla folla stessa con l’accusa di aver favorito la fuga dell’odiato tiranno, nel preciso istante della morte del rivoluzionario si ode l’esplosione di una violenta eruzione del Vesuvio. La scena così si tinge di rosso, fra urla e spavento del popolo e Fenella, appresa la notizia della morte del fratello, si getta disperata nei torrenti di lava che traboccano dal vulcano.
La “muta di Portici” fu la protagonista anche di un film degli anni Cinquanta, diretto da Giorgio Ansoldi, dove Fenella assunse il nome di Lucia, innamorata d’Alfonso, ch’ella credeva fosse un popolano come lei, mentre in realtà era il figlio dello stesso Viceré. Un giorno Alfonso venne sorpreso in casa di Lucia dalle guardie, il Viceré così impose al figlio di sposare Elisa d’Errera, che egli, per ragioni politiche, gli aveva destinato. Intanto fece arrestare e processare Lucia, che diventò muta in seguito alle torture subite. Il finale qui è diverso e più romantico: Masaniello accortosi dell’inganno da parte di Alfonso ordinò che fosse guardato a vista nella sua casa di Portici e ucciso. Ma intervenne Lucia, che riuscì a salvare l’uomo amato.