A volte non vediamo una via d’uscita e l’alternativa tra una vista sulla copertina di un pamphlet in cui campeggia il nome dell’autore che è Giordano Bruno Guerri e il dialogo tra due persone che parlano di rapporto qualità prezzo di ristoranti con il valore aggiunto delle foto mostrate grazie allo smartcoso dei piatti presi, alla fine si riduce all’ascolto forzato di musica con le cuffiette oltre la soglia di volume che rientra nelle tue responsabilità dopoché il riproduttore ti ha avvertito che è pericoloso. Il tutto sulla base del frastuono di un finestrino aperto – dimenticavo di ricordare che in simili frangenti ci si trova facilmente a bordo di un mezzo pubblico – che attraversa una galleria. Poi d’improvviso tutto tace perché è finita l’ora di punta, che detta così può sembrare un’arguta metafora della vita ovvero del momento in cui scendono tutti e ti ritrovi solo, così pensi che isolarsi non è più necessario. Anzi vorresti fare conversazione ma è troppo tardi e la beffa consiste nell’assordante quanto insanabile ronzio congenito nelle tue orecchie che è solo il più evidente tra tutti gli acciacchi che fanno presto a manifestare la loro presenza. L’indolenzimento delle dita quando sollevi il tomo dei “Pilastri della terra” che i più interpretano come oscuro presagio di artrosi (l’indolenzimento, non il crostone letterario). Il fastidio intercostale che ti impedisce la riconquista della posizione eretta in tempi accettabili rispetto alla media, che occulti fingendo improbabili necessità di procedere chino per evitare gli scontri tra la tua testa in piena canizie e le cappelliere sovrastanti. La camminata con i piedi a vu (quello che i più chiamano “incedere a papera”) dovuta al senso di intorpidimento muscolare da attività fisica oramai inadatta all’età. Da ciò scaturisce una preview di numerosi e lugubri accadimenti uno dei quali – che generalmente non si può scegliere a meno di una forte propensione individuale all’autodistruzione – dicevo uno dei quali è quello che ci toglierà di scena. Per questo stiamo all’erta, ché ogni vago incognito segnale lanciato dal nostro organismo potrebbe essere davvero l’ultimo e se siamo fortunati si tratterà di un colpo secco, oppure solo l’inizio di un’escalation di dolore che oddio che mi sta succedendo portatemi al pronto soccorso. Ecco, siamo stati una stagione intera a cantare che “we’re up all night to get lucky” e non è che ci ha portato sfiga se poi ci sentiamo male proprio stamattina?
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