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Che tipo di incentivi portano i contributi per la retrocessione? Un confronto fra Serie A e Premier League

Creato il 23 luglio 2013 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Posted by: Augusto Cerqua

Soprattutto negli ultimi dieci anni, il divario economico tra le squadre che giocano nel massimo campionato e le squadre che giocano nei livelli inferiori della piramide del calcio si è trasformato in una voragine.

Contrariamente alle serie minori, i principali campionati europei ricevono centinaia di milioni di diritti televisivi e ridistribuiscono questo denaro soprattutto tra squadre che giocano nel massimo campionato. Questo significa che ogni squadra retrocessa dalla massima serie subisce una grande perdita finanziaria e la lotta per non retrocedere sta diventando anche la battaglia per la prosperità futura dei club di calcio.

I principali campionati di calcio europei hanno recentemente riconosciuto questo problema e ora riconscono dei contributi speciali ("parachute") per aiutare le squadre retrocesse ad assorbire le enormi perdite di fatturato che accompagnano l'abbandono della più lucrativa massima divisione lucrativo.

A partire dalla stagione 2006/07, i pagamenti paracadute sono stati introdotti in Premier League, mentre due stagioni più tardi, sono anche stati adottati dalla Serie A italiana.

Nella stagione 2013/14, l'EPL produtta circa il doppio dei ricavi per i dirtti TV rispetto alla Serie A italiana e questo causerà un costo di retrocessione molto più elevato nel EPL che nella Serie A italiana. Questo nonostante il considerevole importo dei parachute payments della Premier League: dal 2013/14 squadre retrocesse dalla EPL riceveranno 23 milioni di sterline il primo anno, 18 milioni il secondo e 9 milioni di sterline il terzo e quarto, a condizione che non riescano ad essere nuovamente promossi.

La Serie A italiana adotta uno schema di intervento più contenuto: nel 2013/14  le squadre retrocesse dopo aver trascorso almeno 3 in Serie A riceveranno 15 milioni di Euro, che scendono a 10 se la permanenza è stata di 2 anni e a 5 milioni se la retrocessione è stata immedita. Il secondo anno gli importi vegono dimezzati.

Sulla base delle esperienze passate, quali sono le conseguenze prevedibili di questa politica?

In Italia, tra le stagioni 2009/10 e 2012/13, 4 su 9 squadre retrocesse hanno conquistato la promozione in Serie A. Questa capacità di squadre retrocesse di essere promosso schiena è probabilmente dovuto al non eccessivo divario economico tra Serie A e Serie B che incentiva squadre retrocesse a preservare la squadra evitando la svendita dei calciatori acquistati accumulato della retrocessione.

Al contrario, in Inghilterra sembra essere piuttosto una opinione diffusa tra i manager del Football League che i contributi siano così alti che per le tre squadre retrocesse sarà facile superare il resto dei concorrenti e di essere promosso di nuovo in Premier League il primo od il secondo anno. In realtà, recenti evidenze portano in una direzione diversa: nelle prime tre stagioni, quando i pagamenti sono aumentati sia in valore, sia nella durata, solo 2 delle 9 squadre retrocesse hanno conquistato la promozione in (West Ham United e Hull City).

Questo risultato può derivare da tre interpretazioni contrastanti:

  1. la distanza tra l'EPL e la Football League è diventato così grande che i contributi  non sono sufficienti a controbilanciare le mancate entrate; 
  2. le squadre retrocesse vedono pagamenti paracadute come un incentivo a contenere gli investimenti visto che hanno diritto a ricevere decine di milioni negli anni successivi alla retrocessione indipendentemente dalla loro performance;
  3. la forte remunerazione derivante dalla promozione in EPL spinge un numero sempre maggiore di squadre di investire anche oltre le loro capacità nel tentativo di essere promosse, rendendo difficile per le squadre retrocesse di tornare immediatamente nella massima divisione.

La prima interpretazione è probabilmente quella mantenuta dalla Federcalcio inglese (FA) che ha aumentato i contributi per le squadre che saranno retrocesse dal 2013/14 in poi. In effetti, la FA considera presumibilmente determinante l'impatto derivante dalla forte contrazione dei ricavi che fa si che senza parachute payments la maggior parte delle squadre retrocesse sarebbero finite in amministrazione controllata.

Tuttavia, la recente evidenza potrebbe suggerire anche un'altra interpretazione: anche se è vero che le squadre retrocesse potrebbero ricevere molti più soldi da un ritorno in Premier, hanno imparato dai recenti casi che investire per raggiungere un tale risultato è una "scommessa" che potrebbe costare la loro stessa esistenza. Questo potrebbe portare a contenere gli investimenti e vivere grazie ai contributi cui hanno diritto.

Tuttavia, è esattamente la prova delle diffuse difficoltà finanziarie a suggerire la terza interpretazione: diversi club di Football League potrebbero sovrastimare le proprie capacità a scalare la classifica per ottenere una promozione e questo potrebbe mettere in pericolo le loro finanze.

Se una delle due ultime interpretazioni è veritiera, sarebbe salutare per il calcio inglese avere un gap minore dei ricavi dei diritti televisivi tra EPL e la Football League e minori contributi per le retrocesse. Un possibile miglioramento potrebbe venire dall'introduzione di pagamenti "tagliati su misura" che dipendono delle prestazioni complessive di una squadra retrocessa. Questo potrebbe contrastare la tentazione di effettuare degli scarsi investimenti affidandosi comunque ai proventi derivanti da parachute payments.


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