Non capiamo, né mai capiremo, perché sia interesse dei cittadini contribuenti che parte di quanto producono sia destinata a giornali che dichiarano di stare sul mercato, che tutte le mattine arrivano (o dovrebbero arrivare) in edicola. Il “non interesse” è particolarmente evidente quando ci si trova davanti a giornali che vendono poche migliaia (o centinaia) di copie, che aggregano attorno a sé piccole (o microscopiche) comunità di lettori, che diffondono idee magari bellissime ma che non possono essere protette coi soldi di tutti come si trattasse di specie in via di estinzione fondamentali per l’ecosistema. Non si capisce perché, poi, questi fondi vadano sempre a beneficio di chi già esiste e molto difficilmente a sostegno di nuove realtà editoriali: magari anche online che ritengano di farvi ricorso.
E, tuttavia, io non sono populista. In fondo, come bene ha calcolato Ivo Silvestro, 120 milioni equivalgono a 2-3 euro a cranio, ci si può stare per sostenere la cosiddetta libertà di opinione. Quello che però noi contribuenti malgré-nous dovremmo sapere è chi può e come può accedere a tale finanziamento pubblico. Inoltre, si dovrebbe esigere, da coloro che ne usufruiranno, di non licenziare redattori per motivi di ristrutturazione. Altro non so. Se avete idee...