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“Cheri Cheri”: con lo strascico si canta in nome dell’amore e della libertà

Creato il 29 marzo 2013 da Uiallalla

una scena dello spettacoloPuò il teatro d’intrattenimento, quello spesso considerato solo ed esclusivamente d’evasione, far ridere e riflettere al tempo stesso? E, soprattutto, può una produzione italiana, giovane e con mezzi limitati creare le temperature e i picchi artistici del teatro musicale internazionale? Ogni perplessità è fugata dopo aver assistito a “Cheri Cheri”, commedia musicale scritta ed interpretata da Caterina De Santis e Fabio Brescia, da anni protagonisti della scena artistica napoletana.

La pièce, divertente e colorata e spiritosa sin dal titolo, è un’originale interpretazione made in Italy degli show di drag queens che hanno raggiunto la notorietà presso il grande pubblico anche in Italia, sia grazie alle iniziative versiliane del Mammamia, sia in seguito al successo di film come “Priscilla” e “Hedwig”.

Così, lo spettatore che assiste ad una replica di “Cheri Cheri” è catapultato immediatamente all’interno di un locale in cui si esibiscono strepitose drag, tra cui una Marylin divinamente smorfiosa (Stefano Ariota) e una Shakira sexy e aggressiva (Antonio Furia) che riescono con ironia e leggerezza a fondere cifra umana e cifra performativa, verificabile autenticità e parodia del divismo. Contributo certamente prezioso al coté di drag, è offerto dalla presenza di Mariano Gallo (celebre per il personaggio di Priscilla) che con la classe e l’eleganza di sempre, è il prototipo ideale di Regina dello Strascico, vera e propria star di ogni show drag che si rispetti.

Ma la storia di questa commedia è soprattutto quella del protagonista, il cui nome d’arte è appunto Cheri Cheri, padrone e star del night club, interpretato da un superlativo Fabio Brescia e della sua sarta Florinda, una bravissima Caterina De Santis, costretta dal caso a rivelare una terribile verità alla figlia (Manila Aiello) che vive in Spagna e che arriva inaspettatamente nel locale di drag con un fidanzato bellissimo ma non proprio raccomandabile (Fabio Massa).


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