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Esattamente 24 anni fa, presso la centrale nucleare di Chenobyl, Nord Ucraina, ebbe luogo il più enorme, catastrofico incidente industriale della storia conosciuta. Il reattore numero 4 esplose nel corso di alcuni test, provocando una dispersione di sostanze radioattive di portata 100 volte superiore a quella che seguì i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki messi insieme. La dispersione radioattiva contaminò un'area di ben 200.000 chilometri quadrati, in larga parte suddivisi nei tre paesi più vicini alla centrale, cioè Ucraina, Bielorussia e Russia (in Italia fu contaminata un'area di circa 300 chilometri quadrati). Nella zona dell'incidente vivevano circa 7.000.000 di persone, tra cui 3.000.000 di bambini, e l'intera popolazione di Kiev, capitale ucraina. L'INCIDENTE La notte del 26 aprile 1986 presso la centrale di Chernobyl fu effettuato un test per verificare se in caso di una diminuzione di potenza le turbine fossero state in grado di produrre energia sufficiente a tenere le pompe di raffreddamento in esecuzione fino a quando il generatore diesel di emergenza fosse entrato in funzione. Per evitare inattese interruzioni del test i sistemi di sicurezza furono deliberatamente disattivati. Per la prova, il reattore doveva essere regolato al 25 per cento della sua capacità. Tale accortezza tuttavia non fu adoperata: per ragioni sconosciute, il livello di potenza del reattore fu abbassato fino a meno dell'1 per cento. 30 secondi dopo l'inizio della prova ebbe luogo un improvviso e inatteso picco di potenza. L'arresto di emergenza del reattore (che avrebbe dovuto interrompere la reazione a catena) non riuscì. Fu così che in una frazione di secondo il livello di potenza e temperatura schizzò alle stelle, ed il reattore andò fuori controllo. Vi fu una tremenda esplosione. Le tonnellate di tenuta garantite sui mezzi di chiusura furono spazzate via. Le enormi temperature sprigionate dall'esplosione fusero le barre di combustibile nucleare. Nell' inferno che ne seguì, prodotti di fissione, liberati durante la fusione del nucleo, furono riversati nell'atmosfera. CAUSE DELL'INCIDENTE Determinare le cause dell'incidente non fu facile, dal momento che non esistevano eventi analoghi come punto di riferimento. Fu necessario raccogliere testimonianze, fare centinaia di misurazioni e simulare l'accaduto mediante molte ricostruzioni sperimentali. Infine si stabilì che si trattò di una fatale combinazione di errori umani e tecnologia imperfetta. Fretta Il test fu condotto frettolosamente. Poco dopo il suo inizio nella giornata del 25 aprile fu sospeso per 9 ore a causa di alcuni disservizi intervenuti sulla erogazione di elettricità alla capitale Kiev. L'esperimento fu poi ripreso nella notte, con l'obiettivo di terminarlo entro il mattino successivo. Errori umani e tecnologie non all'altezza Ad esempio quelle delegate alla gestione della barre di controllo. In un reattore, il livello di potenza è controllato alzando ed abbassando le barre di controllo: minori barre di controllo sono poste tra gli elementi di combustibile, maggiore è la potenza erogata dal reattore. Nel caso specifico fu la gestione umana del processo di diminuzione della potenza, ad incidere in modo determinante. Se le barre di controllo vengono sollevate e poi di colpo abbassate, è risaputo (nell'ambiente tecnico) che inizialmente l'effetto ottenuto sarà diametralmente opposto a quello voluto, cioè per un breve lasso di tempo la potenza del reattore tenderà ad aumentare. Un errore simile, ma con conseguenze molto meno gravi, si era già verificato nel 1983 con un reattore dello stesso tipo situato in Lituania. Di questa esperienza, purtroppo, i tecnici di Chernobyl non avevano fatto tesoro. IL SARCOFAGO Seguirono mesi di operazioni volte prima all'estinzione dell'incendio, e poi alla evacuazione dei cittadini residenti nelle zone vicine alla centrale. Molti di coloro che parteciparono in loco alle operazioni di contenimento del danno finirono per ammalarsi di vari tipi di cancro. Le cifre circa gli operatori di soccorso uccisi dalla contaminazione sono poco indicative, dato che variano sensibilmente da una fonte all'altra. Si va dalle 65 unità stimate dalle fonti ufficiali, a numeri anche doppi e tripli comunicati da fonti non ufficiali. Sette mesi dopo l'incidente il reattore distrutto ed il suo nucleo fuso furono racchiusi all'interno di un involucro di cemento armato che in via provvisoria avesse assorbito le radiazioni e contenuto il carburante rimanente. Il sarcofago fu progettato con una durata di circa 20 o 30 anni, ed il suo più grande inconveniente è la mancanza di stabilità: è stato costruito molto in fretta, e vi è il rischio di travi arrugginite. Per scongiurare il pericolo del disfacimento del sarcofago, nel 1997 fu costituito un fondo internazionale chiamato “Chernobyl Shelter Fund” con lo scopo di raccogliere risorse per garantire la sicurezza dei resti della centrale. Questo progetto, gestito dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) è denominato “Shelter Implementation Plan”, e prevede la costruzione di una struttura di confinamento sopra all’attuale sarcofago, detta “New Safe Confinement”. Il progetto fu approvato nel 2004 e nello stesso anno iniziarono i lavori per stabilizzare il sarcofago esistente. A fine 2007 il fondo aveva raggiunto la cifra di 739 milioni di euro (l’Italia ha contribuito con 33 milioni di euro). La nuova struttura avrà una forma ad arco semicircolare larga 257 metri, lunga 150 metri e alta 105 metri. Il costo totale della struttura è stimato in 1 miliardo e 390 milioni di euro. CONTAMINANTI RILASCIATI ED EFFETTI SULLA NATURA L'incidente causò la dispersione di più di 40 tipi di radionuclidi (i radionuclidi sono materiali che producono radiazioni ionizzanti, come i raggi X, i raggi gamma, le particelle alfa e le particelle beta. Queste forme di radiazione trasferiscono grandi quantità di energia ad ogni materiale che attraversano, cambiando la materia in ioni - n.d.t.), in particolare nei primi dieci giorni dopo l'incidente. Tra questi, i più importanti in funzione delle conseguenze naturali causate dalla loro dispersione, sono lo iodio (I-131), il cesio (Cs-137) e lo stronzio (in particolare Sr-90). Si presume che circa il 50 per cento del contenuto di iodio e il 30 per cento del cesio fu disperso nell'atmosfera. A causa delle condizioni metereologiche dei giorni successivi l'incidente, le radiazioni si diffusero anche su gran parte della Scandinavia, Polonia e paesi baltici, così come nel sud della Germania, in Svizzera, Francia settentrionale ed Inghilterra. Cesio, stronzio e plutonio penetrati nel suolo entrarono nella catena alimentare tramite le colture e l'allevamento. Le acque fluviali e le falde acquifere risultano ancora oggi contaminate. La contaminazione non risparmiò piante e animali Dal punto di vista della flora, relazioni ufficiali indicherebbero che non siano intervenute mutazioni genetiche, ma non è da escludere che l'ecosistema sia stato compromesso, in quanto le piante maggiormente resistenti alla radioattività sono diventate dominanti su quelle meno resistenti. Tra gli animali domestici ed il bestiame agricolo, gli erbivori come bovini e caprini sono risultati molto soggetti a bioaccumulo di radioattività, misurabile tanto nella loro carne che nel loro latte. Nelle zone forestali l'ecosistema risulta ancora oggi fortemente contaminato, dal momento che si nutre di licheni contaminati, bacche e funghi. Predatori come il lupo e la volpe sono risultati fino a 12 volte più contaminati degli erbivori di cui si nutrono. Nei fiumi e laghi le radiazioni si sono concentrate particolarmente nei sedimenti, con valori fino a 1 milione di Bq per metro cubo di fango. Da ciò ne consegue che tutti i pesci che si alimentino sui fondali, risultano pesantemente contaminati. EFFETTI SULLA SALUTE UMANA In termini di impatto sull'organismo umano, gli effetti più rilevanti furono quelli provocati da iodio-131, cesio 137, stronzio-90 e plutonio-239. Tali elementi si diffusero tramite aerosol (particelle di polvere veicolate da vento e nubi) e ingerite una volta infiltratesi nella catena alimentare. Quelli appena citati sono elementi radioattivi instabili - radionuclidi o radioisotopi - che via via che si disgregano rilasciano energia sotto forma di radiazione. Quando le cellule del corpo umano risultano esposte a tali radiazioni, rilasciano particolari particelle molto reattive denominate radicali liberi. I radicali liberi - o ioni - possono alterare la funzione cellulare. I danni si verificano nel nucleo della cellula, l'elemento che incorpora il programma per la replicazione, struttura e funzionamento cellulare. E' ormai scientificamente riconosciuto che questo tipo di alterazione del DNA causi il cancro e diverse altre anomalie genetiche. Non tutti gli organi sono ugualmente sensibili alle radiazioni. Le cellule dell'embrione in utero, il sistema linfatico (linfonodi), il midollo osseo, intestino, tiroide, mammella femminile e le cellule uovo sono considerati particolarmente vulnerabili agli effetti delle radiazioni. Nel 2005 i morti per cause ascrivibili all'incidente di Chernobyl erano - secondo le relazioni ufficiali stilate dai governi - 200.000. Identica cifra per ciò che riguardava le persone ancora in vita, ma gravemente ammalate. Versioni non ufficiali parlano di numeri doppi rispetto alle stime ufficiali. CONSEGUENZE POLITICHE IN ITALIA L'incidente di Chernobyl portò l'Italia a indire l'anno successivo (1987) 3 referendum in materia di nucleare. In tale consultazione popolare, circa l'80% dei votanti si espresse a favore delle istanze portate avanti dai promotori della abolizione del nucleare. Ciò indusse le istituzioni italiane a dismettere la politica dell'energia nucleare, abbandonare il Progetto Unificato Nucleare e chiudere le tre centrali ancora funzionanti di Latina, Trino e Caorso. CONSEGUENZE POLITICHE NEL MONDO A seguito dell'incidente la Bielorussia bloccò tutti i piani per lo sfruttamento dell'energia nucleare. Questa moratoria è ancora ufficialmente in vigore. Tuttavia, voci sempre più insistenti ventilano che sia in progetto la costruzione di una nuova centrale nucleare all'interno del paese. La centrale di Ignalina in Lituania, situata a due passi al confine bielorusso contiene ancora due reattori uguali a quello di Chernobyl. L'11 giugno 2002, tuttavia, la Lituania ha accettato di chiudere questi reattori, con l'aiuto dell'Unione europea. L'incidente di Chernobyl non ha mutato la posizione in merito al nucleare in Russia. Il paese ha un totale di 30 reattori in 9 sedi, di queste, 11 sono repliche del reattore di Chernobyl presso gli stabilimenti di Kursk (4 unità), Leningrado (4) e Smolensk (3). Descrivendo l'impatto dell'incidente, Michael Müller, ambientalista vicepresidente della comm. parlamentare del Bundestag tedesco, ha scritto: "Il settore dell'energia nucleare non è stato più lo stesso dopo il disastro di Chernobyl. Con esso i rischi dell'energia nucleare in campo civile smisero di essere semplici astrazioni. Chernobyl rese concreto ciò che fino ad allora era stato considerato un rischio ipotetico." Nel 2000 la Germania ha sancito la graduale eliminazione di tutte le centrali nucleari del paese. In Europa occidentale e negli Stati Uniti tra il 1986 e la primavera del 2002 fu bandita la possibilità di costruzione di nuove centrali. Questa tendenza è stata comune fino a quando nel maggio 2002 la Finlandia approvò la costruzione di un nuovo impianto nucleare sul proprio territorio, seguita ultimamente dagli USA con le recenti decisioni del governo Obama. Fonte: www.anticorpi.info
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