CHERNOBYL DIARIES (Usa 2012)
“Oh mio dio! Ma è la fiera del precotto!”, esclama Peter Venkman aka Bill Murray nei Ghostbusters, guardando disgustato un frigo straripante cibo in scatola. Ed è più o meno quello che ho pensato io durante la proiezione di Chernobyl diaries, diretto dall’esordiente (e si vede) Brad Parker, accozzaglia dei luoghi comuni horror più triti e ritriti degli ultimi trent’anni.
Ovvero: ragazzi americani giovani e carini in libera uscita (in questo caso in Europa); una comunità di zombie-mutanti tenuta nascosta dal governo; villaggi (solo apparentemente) abbandonati; tette al vento; riprese amatoriali effettuate da alcuni personaggi che testimoniano fatti destinati altrimenti a rimanere nell’oblio; un finale in cui alcuni dei protagonisti sembrano salvarsi ma che riserva invece crudeli sorprese e così via.
Immagino che ognuna delle caratteristiche sopra elencate abbia riportato alla vostra memoria cinefila un bel numero di pellicole dell’orrore del più o meno recente passato, ma se così non fosse lasciate che ve ne snoccioli qualcuna: Le colline hanno gli occhi, La notte dei morti viventi, Non aprite quella porta, Hostel, The Blair witch project… E io non sono nemmeno un esperto in materia, se lo fossi mi verrebbero con ogni probabilità in mente altre decine di titoli.
Il solito horror della domenica, tutto sommato guardabile, discretamente spaventoso e confezionato benino, ma più dimenticabile dell’ultimo spot della Barilla.
Alberto Gallo