Iniziamo la settimana con l'incipit di un libro dal gusto retrò, che ci trascina in una New York degli anni precedenti alla seconda guerra mondiale.
La sera del 4 ottobre 1966, io e Val, entrambi già avanti con gli anni, andammo a vedere l'inagurazione di Many are Called al Museo di Arte Moderna. Era la prima mostra in cui si potevano ammirare i ritratti scattati da Walker Evans nella metropolitana di New York, con una macchina fotografica nascosta, verso la fine degli anni Trenta.
Si trattava di ciò che la cronaca mondana definisce "evento straordinario". Gli uomini erano in cravatta nera, intonata alle fotografie, e le donne portavano vestiti a colori vivaci e ricoperti di ampi bordi dal tendine d'Achille alla cime della coscia. Lo champagne circolava su vassoietti rotondi retti da giovani attori disoccupati con tratti impeccabili e grazia da acrobati. Fra gli invitati, erano in pochi a guardare le fotografie. Erano troppo occupati a divertirsi.
Una ragazza del bel mondo, ubriaca e in cerca di un cameriere, inciampò e finì quasi per scaraventarmi a terra. Non era l'unica in quelle condizioni. Ormai nelle occasioni formali era diventato di moda, e persino di classe, essere già ubriachi prima delle otto.
Ma forse non era così difficile da capire. Negli anni Cinquanta, l'America aveva afferrato per i piedi il globo terrestre e l'aveva scrollato ben bene, fino a fargli uscire tutte le monetine dalle tasche. L'Europa era diventata il cugino povero, tutta stemmi e niente tavole apparecchiate.
da La buona società di Amor Towles (ed. Neri Pozza)