Resta il fatto che i testi recitati dagli opinion leaders qualcuno li scrive davvero. Assodato che non sono i giullari partoriti da questa farsesca democrazia rappresentativa, allora chi?
Chiunque sia, quest’ultimo è consapevole di quello che fa e di cosa vuole ottenere. Lo sottolineo perché, in casi come Gasparri, Scilipoti – a occhio parrebbe anche Obama – è lecito presumere che gli stessi non si rendano del tutto conto di quello che fanno e delle conseguenze pandemiche della loro immeritata sovra-esposizione. In questo momento storico i veri manovratori, per buon senso e per buon gusto, non si fanno eleggere deputati o presidenti di alcunché. Il loro reale potere manipolatorio è inversamente proporzionale alla loro visibilità pubblica. Per questa ragione è tanto difficile, anche per il miglior indagatore, scovarne i nomi, i cognomi e – figuriamoci – gli indirizzi. Essendoci preclusa l’osservazione diretta, non ci resta che la logica deduttiva, che è piena di difetti. Usiamola comunque.
E’ impensabile che una persona sola scriva tutti i testi dei discorsi di tutti i politici, managers e opinion leaders del mondo. Ovviamente la cosa è in mano ad agenzie dotate di adeguati staff composti da sceneggiatori, parolieri, dialoghisti e traduttori. Migliaia di professionisti che si vendono per denaro, come tutti noi d’altronde. Vale molto poco, dunque, puntare il dito verso di loro – come verso i piloti degli aerei che rilasciano scie chimiche nel cielo o gli impiegati di Equitalia – per sentirsi meno colpevoli. Lo siamo tutti, chi più chi meno, al soldo di qualcuno. La maggior parte di noi per otto ore al giorno, altri – più fortunati – soltanto per pochi momenti nella vita.
Anche i ghostwriters sono strutturati per via gerarchica, come i personaggi a cui scrivono i testi. Anch’essi, come chiunque si adatti al sistema, sono proni agli ordini che giungono dall’alto ed assumono come linea guida quella percorsa dal loro diretto superiore. E’ il processo di controllo a cascata che ben conosciamo e che permette alle piramidi di cartone di stare in piedi. Sistema che si può far saltare dall’interno solamente se ne esce rapidamente un numero adeguato di tasselli, ma trovare la forza di uscirne per davvero è estremamente difficile senza la motivazione derivante da uno shock. D’altronde tutti i nostri principali cambiamenti cognitivi derivano da uno shock. I benpensanti che ancora insistono nella politica dei piccoli passi e dell’accontentarsi del meno peggio dovrebbero cercare di visualizzare la dimensione planetaria di questa secolare struttura di controllo, rendersi conto – ammettiamolo – della grandiosità di questo mastodontico baraccone fatto per tentare e distrarre le anime più semplici, curiosamente reso forte dalle debolezze dei singoli. Non si può smontare un pezzo alla volta, dall’interno, con le petizioni, le raccolte firme e i volantini ciclostilati.
Spegnerlo non è sufficiente
L’unica è uscirne finché si è in tempo, finché non si è ancora del tutto assuefatti. I primi passi sono noti: buttare il televisore e gran parte degli elettrodomestici dalla finestra; smettere di spendere denaro e smettere di lavorare, per quanto possibile; ridurre i consumi all’osso; abbandonare le città, coltivarsi un orto, ritornare vegetariani – se non pranici – e meditare su tutti gli errori fatti e da fare; ritirare i figli dalle scuole ed istruirsi da soli, finché non tolgono la spina, utilizzando le mille fonti alternative disponibili sul web; smettere di utilizzare farmaci ed alimenti confezionati; utilizzare l’energia del Sole e del vento; parlare ed ascoltare sé stessi e gli altri. Insomma, le solite cose trite e ritrite che tutti sanno e nessuno fa. Fossi rimasto in Italia, probabilmente non le avrei fatte nemmeno io. Per questo mi sono trasferito in Africa dove questo tipo di condotta non fa notizia e la gente è molto più bella che da noi. Mangiano un cazzo e sono più belli di noi, non c’è niente da fare. Perciò, se posso permettermi un consiglio al lettore volenteroso giunto fin qui, ti dico: “Cambia, prova, lanciati, shockati da solo prima che lo facciano gli altri per te.”
Sempre più osservatori, in effetti, sostengono che l’umanità sia diretta proprio verso uno shock pazzesco che la farà saltare ad un nuovo livello di consapevolezza. Tra di essi, alcuni sentono che questo shock è un destino già scritto a prescindere dagli attori, altri stimano che esso sia evitabile – o posticipabile – ma che in questo momento sia fortemente voluto ed indotto da qualcuno, volontariamente.
Una via per scoprire chi comanda a questo mondo può essere allora quella di prendere in considerazione la direzione in cui quel qualcuno ci sta portando e cercare di interpretarne le intenzioni. Sempre che non abbiano ragione i deterministi. Si può, credo, trovare un accordo tra le due interpretazioni convenendo sull’evidenza che c’è una ristretta elite di individui che dirige tutto il baraccone ma in effetti, se ciò accade, è perché comunque doveva andare così.
Anche accettando che il nostro destino comune sia inevitabile, possiamo comunque sollazzarci ad osservare il tutto cercando di capirci qualcosa per esserne il più possibile immuni. Tanto, come si suol dire, s’ha da morì. Sapere è potere – lo diceva anche il nonno – ed attualmente l’uso più sano del potere consiste nel proteggersi da quello altrui. Ciascuno, individualmente, rendendosi conto di essere soggetto ad un numero sempre più elevato di interferenze nocive al proprio libero esistere e libero pensare, dovrebbe rimboccarsi le maniche e sforzarsi di cercare la consapevolezza nell’umiltà, insieme a chi già ci prova. Ma non succede a molti, purtroppo, perché evidentemente non deve andare così.Dubito che ci sarà una sincera redenzione collettiva, subitanea e spontanea. Probabilmente non ci sarà nemmeno in caso di shock – o meglio – lo shock necessario dovrebbe essere tanto grande (una riduzione della popolazione mondiale ai bei tempi di Adamo ed Eva) che non ci voglio nemmeno pensare anche perché la probabilità che Adamo sia io e che mia moglie sia Eva è davvero remota.
Continua…
Chi comanda a questo mondo? [I° parte]
Chi comanda a questo mondo? [II° parte]