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Chi comanda a questo mondo? [XI]

Creato il 17 aprile 2012 da Tnepd

Questo è l’undicesimo capitolo, il primo è qui.

“Un potere è innocuo soltanto quando

chi è consapevole di possederlo

è già persuaso a non farne uso.”

Dunque, fino a questo punto abbiamo accertato alcune evidenze: a prescindere dalla forma pubblica che assume, la gestione del potere si esprime dall’alto verso il basso. Esercita potere un padre che educa un figlio, un vigile che alza la paletta dal bordo della strada, uno Stato che esige l’IMU dai suoi cittadini e via discorrendo. In generale, ogni interazione sociale in cui vi sia condizionamento dell’agire altrui è una manifestazione di potere.

Chi comanda a questo mondo? [XI]
Tralasciando i minuscoli ambiti in cui la gente comune si sollazza ad esercitare le briciole di potere che le sono concesse, risalendo le piramidi della paura incontriamo forme più organizzate di amministrazione del condizionamento. Nel recente passato, nell’immaginario collettivo, esse venivano attribuite alle gerarchie e burocrazie degli Stati nazionali (parlamento, magistratura, esercito e via discorrendo), in una parola: le istituzioni. Ci si attendeva, in contropartita, che tali istituzioni impersonali esercitassero il potere loro ‘concesso’ con equità, a beneficio del popolo, che assumessero le leggi a metro del proprio agire ed il senso dello Stato a faro.

Come abbiamo ampiamente osservato nella realtà quotidiana e nei capitoli precedenti, non funziona così e ad oggi è ormai chiaro che la gestione dei ‘poteri superiori’ è slegata dai contesti statali di cui dall’alto ci si serve come copertura e braccio operativo. Sempre più osservatori parlano di ‘poteri forti’, di ‘élites al potere’, di ‘monopolio del potere’, di ‘dinastie millenarie’, ‘oligarchie’, ‘lobbies’ e via discorrendo.

Ma se comandare significa esercitare potere, in cosa consiste in effetti il potere?

Il potere esiste quando c’è almeno un individuo che lo esercita ed almeno uno che lo sopporta. In assenza di uno dei due attori, il potere non è esercitabile.

Ora, se sei arrivato fin qui, presumo che tu stia nel gruppo di quelli che lo sopportano, come me, ma non con gusto. Se è così, il primo punto da chiarire è: “Ti vuoi liberare del condizionamento altrui?”, “Vuoi davvero smettere di sopportare?”.

Non è detto, infatti, che al tuo sentirti oppresso e sottomesso si accompagni anche la volontà di uscire dalla situazione in cui ti trovi.

Per esempio, se tu fossi assolutamente certo che la maggior parte dei tuoi pensieri, delle tue inclinazioni e delle tue scelte sono condizionate da quello che guardi in tivvù, se lo sapessi per certo, saresti capace di staccare la spina e di portare l’intruso elettrico dal primo rigattiere?

Chi comanda a questo mondo? [XI]
Per esempio, se tu fossi assolutamente certo che qualsiasi alimento confezionato (qualsiasi cibo soggetto ad una forma di packaging) è più nocivo che utile alla tua salute, se tu lo sapessi oltre ogni ragionevole dubbio, saresti pronto a rimboccarti le maniche e cercare un accesso ad alimenti privi di conservanti, coloranti, emulsionanti, resti di questo e quello, etc. etc.?

Per esempio, se tu fossi assolutamente consapevole che le scie chimiche persistenti rilasciate da certi aerei nel cielo sopra la tua testa sono dei veleni che, per via respiratoria o alimentare, sono destinati al tuo corpo, se la cosa ti fosse lampante, saresti pronto a trasferirti in un contesto in cui quei veleni non vengono spruzzati?

Pensa a chi vive a ridosso di centrali nucleari, raffinerie, antenne di Radio Maria, miniere. Ci sono cittadine col 40% di malati di tumore eppure quelli mica si muovono da lì. Crepano a quarant’anni e costringono i figli al medesimo destino piuttosto che fare i bagagli. La decimazione continua, eppure è sotto gli occhi di tutti.

Quindi, non è sufficiente rendersi conto di essere servi per smettere di esserlo.

E’ un buon inizio, ma non basta.

Continua…


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