di Michele Marsonet. Dalle cronache degli ultimi giorni si apprende che la partita sul prossimo ministro degli Esteri dell’Unione Europea si gioca in base all’atteggiamento che quest’ultimo assumerà nei confronti della Russia e, più in particolare, della crisi ucraina. Com’è noto la candidata proposta da Renzi, Federica Mogherini, ha avuto una serie di veti (o quasi-veti) da parte di alcuni Paesi che prima facevano parte dell’URSS o del Patto di Varsavia, in primis la Polonia e i tre Stati baltici.
E’ una situazione quanto mena strana. Lasciamo stare, per favore, la giovane età (41 anni) e la presunta inesperienza della stessa Mogherini. A mio avviso si tratta solo di pretesti. Sono convinto che se il nostro governo avesse lanciato la candidatura di qualcuno ancor più giovane ma ufficialmente anti-russo, non ci sarebbe stato veto alcuno.
Strano, ma vero. Nonostante la prudenza della Germania e di Angela Merkel in persona, preoccupati per le ricadute economiche che le sanzioni contro la Federazione Russa possono causare, la UE prosegue su questa strada. Si noti, tra l’altro, che timori sono stati espressi al riguardo dalle banche e dall’associazione degli industriali tedeschi. Mica roba da poco.
Sorge allora spontanea una domanda: chi governa davvero l’Unione? Fino a questo momento penso che la risposta sarebbe stata piuttosto concorde: la Germania nella persona della sua Cancelliera di ferro. Ora la replica appare meno scontata, e il quadro generale assai meno chiaro.
In realtà, almeno per quanto riguarda il caso ucraino (ma penso che altri se ne potrebbero aggiungere), la politica estera dell’Unione sembra saldamente intrecciata a – per non dire determinata da – quella della NATO. Da noi è passato stranamente sotto silenzio un recente messaggio Twitter di Anders Fogh Rasmussen, il danese che attualmente ricopre la carica di Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica. “L’ampliamento della NATO verso Est – ha twittato Rasmussen – non può essere fermata da nessuno”.
Strabiliante, non c’è che dire. Significa, tutto ciò, che il suddetto ampliamento non può essere bloccato neppure dal parere negativo di qualche Paese membro della NATO? Così parrebbe dalla categoricità delle parole. Tuttavia Rasmussen non si è limitato a questo. Ha pure aggiunto che è intenzione dell’Alleanza Atlantica incorporare il Montenegro, la Georgia e, buon ultimo, l’Ucraina. Si tratterebbe a suo avviso di un successo di portata storica, destinato a favorire il rafforzamento della sicurezza in Europa.
Inutile rimarcare che Putin e i russi la pensano in maniera opposta poiché, a loro parere, l’operazione altro non sarebbe che il tentativo di circondare la Russia con una catena di Stati potenzialmente ostili, ognuno dei quali potrebbe godere dell’ombrello militare protettivo che la Nato garantisce ai suoi membri. Più che a un rafforzamento della sicurezza, la mossa condurrebbe a un inasprimento del confronto dagli esiti imprevedibili.
Se ora torniamo alla UE, è facilissimo notare che l’Unione ha proposto a tutte le nazioni nominate in precedenza di firmare dei trattati economici e commerciali. Come dunque dar torto a Sergio Romano quando scrive sul “Corriere della Sera” che nei patti d’associazione economica con Kiev e altre capitali dell’Est c’è “troppa politica e poca economia”? Romano rammenta inoltre che, poco prima di essere deposto, Yanukovich aveva firmato con alcuni ministri degli Esteri europei un accordo per la riforma della Costituzione e nuove elezioni.
Di qui il quesito posto dall’ex ambasciatore: “Qualche uomo politico europeo dovrà spiegarci, prima o dopo, perché la UE abbia tollerato senza protestare che la sua mediazione venisse bruscamente vanificata in circostanze mai totalmente chiarite”.
Penso però che vi siano delle domande ancora più urgenti cui rispondere. Chi comanda veramente nell’Unione Europea? Non i cittadini elettori, questo mi sembra ovvio. E quali sono i reali rapporti tra UE e NATO? Il Segretario Generale di quest’ultima è danese, ma non sembra proprio che siano i Paesi europei a dettare la strategia. Magari è una richiesta ingenua, ma vorremmo tanto saperne un po’ di più.
Featured image, Anders Fogh Rasmussen