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Chi combatte Assad nei giorni della tregua?

Creato il 03 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Reportage: Il sogno di Damasco. I giorni della tregua

Che ci fa un popolo originario della Cina in Siria?

Migliaia di uomini hanno raggiunto la Siria di Bashar al-Assad. Hanno attraversato l’Afghanistan, l’Asia centrale e la Turchia per raggiungere il Paese mediorientale nel quale da giorni domina una tregua surreale. Si sono insediati là dove gli alawiti hanno abbandonato i villaggi, e attualmente – in seguito all’insediamento – hanno preso il controllo della provincia di Idlib. Ad oggi questi uomini tengono sotto scacco alcune postazioni strategiche sul confine turco. Si tratta degli uiguri, una popolazione di etnia turcofona e di religione islamico-sunnita. Un popolo anticamente originario dei Monti Altaj e della Mongolia e successivamente stanziato nello Xinjiang, una regione della Cina nordoccidentale. Ad oggi gli uiguri in Siria sono ritenuti dei combattenti temibili, quel tanto che per qualcuno rappresentano “l’arma segreta dei ribelli siriani“.

Fino ad un anno fa si contavano qualche centinaio di uiguri tra le fila del Tip, un’organizzazione islamica separatista nata nel 1997 e vicina al Fronte Al-Nusra. Oggi, invece, il numero dei combattenti è enormemente cresciuto, e stando alle ultime informazioni si ritiene che siano arrivati ad oltre 5mila unità. Ormai è un vero e proprio esercito vicino alle truppe ribelli in Siria. Il loro numero è cresciuto all’indomani della presa di Idlib da parte dei ribelli siriani, e grazie alla conquista di alcune roccaforti l’entusiasmo all’interno del gruppo terroristico è cresciuto a dismisura, fintanto da diventare uno dei gruppi più numerosi di “combattenti stranieri“. La loro presenza sul territorio siriano è di ostacolo alle strategie militari del governo di Assad. Gli uiguri si impadroniscono di città strategiche nelle province di Idlib e Latakia, come la città di Jib al-Ahmar e quella di Jisr a-Shogour. Un esercito che ha attraversato il continente asiatico per unirsi alle forze ribelli della Siria. Inoltre, non sono per nulla un esercito allo sbaraglio. Dispongono di carri armati e missili anti-carro, i primi appartenuti un tempo all’esercito del regime di Assad, i secondi di proprietà degli Stati Uniti. Un vero e proprio arsenale condiviso fra ribelli e uiguri, una “bomba ad orologeria” che potrebbe incrinare la tregua già incerta e destabilizzare ancor più gli equilibri politici interni della Siria.

Perché hanno scelto di migrare?

La ragione della notevole migrazione è da ricercarsi in un’alleanza intessuta fra gli uiguri e il Fronte Al-Nusra, entrambi storici gruppi vicini all’ideologia qaedista. Al-Nusra, infatti, controlla una porzione ingente di territorio nella provincia di Idlib, e gli uiguri avrebbero avvertito un certo interesse verso questa notizia. Inoltre, vi sarebbe un’ulteriore ragione più interna alla popolazione uigura che ne ha decretato la migrazione, ovverosia la forte pressione dei sino-pachistani verso i guerriglieri stanziati sull’Hindokush.

Sotto il profilo storico la morte del leader, Abdul Haq, nel 2010 ha fortemente destabilizzato gli equilibri interni della popolazione di matrice islamista. Quest’improvvisa infrazione dell’equilibrio ha successivamente indotto gli uiguri a intraprendere spostamenti intermedi: prima verso l’Afghanistan, poi attraverso l’Asia centrale e infine in Siria. Ora Assad ha a che fare con un altro “polmone” di ribelli che, uniti ad Al-Nusra, minano dall’interno quella tregua che è stata sancita dai recenti accordi, ma che ugualmente fatica a perdurare.

Qual è la reazione della popolazione siriana e del governo di Assad?

La presenza degli uiguri nella Siria di Assad è avvertita come un problema impellente dalla popolazione siriana. L’ingresso della Cina nelle questioni siriane, infatti, potrebbe legittimare un successivo accordo fra Cina e Russia per contrastare il governo di Bashar al-Assad. Dal governo di Damasco trapelano notizie frammentarie. Si parla intanto di un rafforzamento della delegazione per la sicurezza nell’ambasciata cinese in Siria, nonché di esperti militari cinesi che sarebbero atterrati all’aeroporto della capitale siriana. Notizie che agitano la popolazione civile e fanno vacillare la tregua. “Se dovesse scendere in campo anche la Cina” fa sapere qualcuno, “sarebbe poi difficile rispettare la situazione attuale“. Ma la questione degli uiguri è tuttora dibattuta. Molti riferiscono che gli uiguri sono “combattenti stranieri dal volto scoperto“. Insomma, a differenza di molti ribelli o di quanti sono alleati con Al-Nusra, questi soldati originari della Cina non coprono il volto andando all’assalto, e questo dettaglio non è affatto marginale: fa chiaramente comprendere che nessuno di loro è intenzionato a rimpatriare. Un loro ritorno a casa, infatti, li porterebbe per direttissima alla pena di morte. Così combattono al fianco dei ribelli, standosene arroccati sui monti, rendendo sempre più instabile la tregua siriana.

Tags:assad,casa bianca,Cina,cremlino,Guerra,Medio Oriente,migrazione,Mosca,obama,putin,ribelli,russia,siria,tregua,uiguri,USA,washington

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