La notizia, ancora una volta, è di quelle che lasciano basiti. È già da qualche tempo che uno dei principali quotidiani italiani del centrodestra la cavalca e pare che adesso stiano arrivano alcune timide conferme. Riguarda il premier Monti che pare abbia collaborato con l’agenzia di rating internazionale Moody’s negli anni che vanno dal 2005 al 2009. Sin qui niente di apocalittico, visto che potrebbe apparire normale che un economista possa aver partecipato, in veste di consulente, ad un’agenzia che di economia si occupa. I dubbi nascono però se si fa caso al periodo in cui questa collaborazione si è svolta e nasce dunque una domanda: potrebbe Monti avere fornito dati a Moody's utili a bocciare i conti pubblici italiani e dare la spallata a Silvio Berlusconi per poi prenderne il posto? La domanda, e i dubbi ad essa collegati, sembrano leciti se solo si pensa che di questa consulenza non si sapeva nulla, l'incarico di Moody's non è mai comparso nelle biografie ufficiali del professore, nemmeno in quella del profilo sul sito dell'Università Bocconi. C’è da ricordare, a questo punto, che fu proprio l’agenzia Moody’s a dichiarare che l’Italia non aveva i conti in ordine e a declassarla nel rating internazionale. Più di qualche perché effettivamente nasce, soprattutto se si pensa che al governo c’era un Berlusconi sotto il fuoco di fila dei suoi avversari politici con attacchi di ogni sorta. Una nota di Palazzo Chigi, pur ammettendo la collaborazione del professore, sin qui mai venuta fuori, minimizza l’accaduto e anzi afferma che Monti non si sarebbe mai occupato di rating di paesi e imprese, e il suo impegno - contemporaneo a quello di presidente della Università Bocconi - si sarebbe limitato a "due o tre riunioni all'anno che avevano per oggetto scambi di vedute sulla integrazione europea e sulla politica economica dell'Unione. Già, ma allora qual’ è il motivo di tanta segretezza se il professore si limitava a fare fotocopie e servire caffè all’interno degli uffici? I conti non tornano, bisognerebbe sapere a questo punto quali siano i documenti che il gruppo di lavoro, di cui Monti faceva parte, ha prodotto, quale il giudizio che egli dava sull’Italia ai suoi colleghi. Pare difficile credere che in una situazione pressocchè difficile quale quella dei conti del nostro paese in quel momento egli non abbia proferito parola, nemmeno un giudizio. Bisogna tenere a mente che quello dei “conti in rosso” era uno dei principali attacchi dell’allora opposizione di governo assieme a quelli derivanti dalla errata politica applicata dal governo per sanarli. Non dimentichiamo, poi, che di li a poco il governo Berlusconi fu costretto a cedere il passo al governo tecnico e Monti fu salutato come il salvatore della patria. Di lì gabelle d’ogni sorta, il decreto salva Italia era stato già servito; inutili i campanelli di allarme che vedevano i consumi crollare e di conseguenza le entrate legate al gettito I.V.A. Da stamani, però, sono i numeri a parlare secondo la Ragioneria dello Stato, le entrate tributarie nel periodo considerato sono inferiori di 3.477 milioni rispetto alle previsioni annuali contenute nel Documento di Economia e Finanza (Def). Di questo passo l’Italia si avvia alla recessione. Difficile credere che tutto quanto detto faccia parte di un piano preordinato, ma il beneficio del dubbio è lecito, viene però da dire a questo punto chi di Monti ferisce, di Monti perisce…
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