Un tempo c'erano le Interviste Possibili. Qualcuno piazzava un microfono sotto le labbra di un personaggio che aveva qualche problema con l'italiano o con le sinapsi neuronali o con tutt'e due: a quel punto a Mai Dire Gol iniziava il carosello, e cinque minuti buoni di trasmissione se li giocavano così, per la gioia di tutti.
Il genere ha avuto successo, per nostra sfortuna. E ha travalicato. Non solo dalla tv alla carta stampata, ma dallo show-biz alle pagine politiche: leggere le interviste degli ultimi due giorni per credere - operazione consigliata solo per i fegati allenati.
Il piatto forte, peggiore per distacco, viene da Firenze, vive a Roma e ultimamente ha scoperto una passione per le gag. Prima il carretto di gelati con annessa marchetta, oggi D'Artagnan.
Succede questo: il direttore del Sole 24 Ore (senza dubbio, il più autorevole e colto quotidiano italiano: in una parola, il migliore) ottiene un'intervista con Matteo Renzi. Arriva a Palazzo Chigi, entra e si trova davanti questa scena.
"Ha una sciabola in mano, Matteo Renzi, e la brandisce muovendosi da un capo all'altro della stanza nel suo ufficio a Palazzo Chigi. Il fido portavoce, Filippo Sensi, a un certo punto, teme che, tra un roteare e l'altro, venga giù un pezzo di lampadario.
Guardavo entrambi e pensavo se avevo davanti un novello condottiero o un Don Chisciotte e, soprattutto, in quel lampadario per un attimo ho visto l'Italia e il suo rischio di una caduta fragorosa. Dio ce ne scampi".
Tecnicamente, l'intervista è durissima e serrata: Roberto Napoletano è in pressing totale su Renzi, ne smentisce molte affermazioni e puntualizza varie promesse del Presidente del Consiglio. Renzi rintuzza finché riesce, ma l'impressione generale è che il direttore lo abbia messo realmente alle strette.
Ma di fronte al siparietto della sciabola, tutto può passare in secondo piano. Riuscite a immaginarla, la faccia di Napoletano? Lui che prova a fare domande e Renzi che oplà, parata e risposta su un corazziere. Roba da Charlie Chaplin.
L'intervista non si limita a iniziare con un "cappello" grottesco: per tutta la durata dello scritto Napoletano insiste sulla serietà, sulla gravità, sulla pericolosità della situazione Italiana.
Non c'è da stupirsi: certe buffonate - gelato incluso - ce le aspettavamo da Berlusconi, ma qui siamo un passo avanti. Berlusconi le faceva a favor di fotografi per coccolare - giusta o sbagliata che fosse in senso assoluto la mossa - il proprio elettorato: e dunque le corna, e dunque il cucù alla Merkel, e dunque la spazzolata alla sedia di Travaglio.
Ma nemmeno dopo il più sregolato baccanale Silvione si è mai sognato di ricevere a tu per tu un uomo potente come il direttore del quotidiano di Confindustria tra vezzi e mossette. Insomma: non è che Matteo Renzi ci crede davvero, a questa sua immagine che vuol dare di sé?
Napoletano, da buon sadico, ha colto la palla al balzo: non si è limitato ad una puntuta e puntuale intervista, ma si è concesso lo sberleffo. Iniziare così un'intervista ha un significato chiaro: "non prendete sul serio quest'uomo".
Agghiacciante, direbbe qualcuno.
Umberto Mangiardi
@UMangiardi