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Chi di teaser ferisce

Creato il 26 marzo 2015 da Ceenderella @iltempodivivere

Spero di ripetere la performance della scorsa settimana, ovvero: due ore da spendere alla Feltrinelli in stazione resistendo alla tentazione di agguantare quintali di nuove uscite e portarle a casa. Visto e considerato che stamattina dovrò girellare per copisterie alla ricerca di manuali per i settemila corsi che sto seguendo. Che gioia! Ma passiamo alle cose belle: questo libro, quest’autrice, questo teaser. Soprattutto questo teaser. Mi ci riconosco, in pieno, da sempre. Aspetto quindi le vostre impressioni <3"><3"><3 Passate una bellissima giornata, ciccini!

tumblr_inline_nkumrdscWn1qamk1lTitolo: Sei il mio sole anche di notte
Titolo originale: Making faces
Autrice: Amy Harmon
Traduttrice: Lucia Feoli e Anna Ricci
Editore: Newton Compton
Anno: 2015
Pagine: 351

Ambrose Young è bellissimo, alto, muscoloso, con lunghi capelli che gli arrivano alle spalle e uno sguardo che brucia di desiderio. Ma è davvero troppo per una come Fern Taylor. Lui è perfetto, il classico protagonista di quei romanzi d’amore che Fern ha sempre adorato leggere. E lei sa bene di non poter essere all’altezza di un ragazzo del genere… Ma la vita a volte prende pieghe inattese. Partito per la guerra dalla piccola cittadina di provincia in cui i due giovani sono cresciuti, Ambrose tornerà trasformato dalla sua esperienza in prima linea: è sfigurato nei lineamenti e profondamente ferito nell’anima. Fern riuscirà ad amarlo anche se non è più bello come prima? Sarà in grado di conquistarlo? Saprà curarlo e ridargli la fiducia in sé?

chi di teaser ferisce

Quella notte, riposto l’abito scintillante, sciolta l’elaborata acconciatura e ripulito il viso dal trucco, Fern restò nuda davanti allo specchio e cercò di fare una valutazione obiettiva di se stessa. Era cresciuta un po’. Ormai le mancavano pochi centimetri per arrivare al metro e sessanta. Non era più così bassa. Era ancora piuttosto magrolina, ma perlomeno non dimostrava più dodici anni.
Sorrise a se stessa, ammirando i denti dritti e bianchi per i quali aveva così a lungo sofferto. I suoi capelli si stavano riprendendo dal disastro dell’estate prima. Convinta che un taglio corto sarebbe stato più gestibile, aveva chiesto a Conny del Salone Fantasy di tagliarglieli alla maschietta. Forse non li aveva accorciati abbastanza, perché le sbucavano dalla testa come in un’acconciatura afro degli anni Settanta, e aveva passato gran parte dell’ultimo anno del liceo assomigliando alla Annie del musical di Broadway, il che evidenziava ancor di più il suo fisico da bambina. Adesso le arrivavano quasi alle spalle e riusciva a farsi la coda. Si ripromise di non tagliargli più. Li avrebbe fatti crescere fino alla vita, nella speranza che il peso li rendesse più morbidi, come quelli di Nicole Kidman in Giorni di tuono. Nicole Kidman sì che era una splendida rossa. Lei però era alta. Sospirando, Fern si infilò il pigiama. Elmo dei Muppet le sorrise dalla maglietta.
«Elmo ti vuole bene!», disse a se stessa, imitando la voce stridula del pupazzo rosso. Forse era ora di cambiare stile. Forse sarebbe sembrata più grande se avesse eliminato i pigiami dei Muppet. Doveva comprarsi dei jeans della taglia giusta e qualche maglietta che rivelasse che non era più piatta come una tavola da surf.
Però era ancora brutta? O lo era stata così a lungo che tutti avevano stabilito che lo fosse? Tutti, ovvero i ragazzi con cui andava a scuola. Tutti, compreso Ambrose.
Si sedette alla sua piccola scrivania e accese il computer. Stava lavorando a un nuovo romanzo. Le sue storie avevano sempre la stessa trama: il principe si innamorava di una comune mortale, le rockstar perdeva la testa per una fan, il presidente donava il cuore a un’umile maestra di scuola o il miliardario decideva di sposare la commessa de supermercato. In tutte c’era un tema ricorrente, un modello che Fern non voleva esaminare troppo a fondo. In genere, le era facile immedesimarsi nel ruolo della protagonista femminile. Scriveva sempre in prima persona e si dipingeva come una donna dalle gambe lunghe, la chioma fluente, il seno abbondante e gli occhi azzurri. Quella sera, però, i suoi occhi continuavano a posarsi sullo specchio, sul suo viso pallido spruzzato di lentiggini.
Rimase seduta a lungo, a fissare lo schermo del computer. Persò al ballo, a come Ambrose l’aveva ignorata. Pensò alla conversazione con Bailey, al fatto che lui si fosse arreso alla “merda”, per quanto temporaneamente. Pensò alle cose che non capiva, e alla propria opinione di se stessa. E poi cominciò a scrivere una poesia, con tutta la sincerità di cui era capace il suo cuore:

Se Dio crea i volti di tutti noi, rideva quando ha fatto me?
È lui che crea le gambe che non possono camminare e gli occhi incapaci di vedere?
È lui che arriccia i capelli sulla mia testa perché si ribellino alla spazzola?
È lui che chiude le orecchie al sordo, per togliergli l’indipendenza?
Il mio aspetto è una coincidenza o solo uno scherzo del destino?
Se lui mi ha fatto così, sbaglio a biasimarlo per le cose che odio?
Per i difetti che sembrano peggiorare ogni volta che mi guardo allo specchio,
Per la bruttezza che vedo in me, per la ripugnanza e il timore.
Ci scolpisce a suo piacimento, per una ragione che non comprendo?
Se Dio crea i volti di tutti noi, rideva quando ha fatto me?

Fern sospirò e premette il tasto “stampa”. Quando la sua stampante economica sputò fuori la poesia, la attaccò alla parete con una puntina da disegno. Poi si infilò a letto e si sforzò di scacciare le parole che continuavano a girarle in testa. Se Dio crea i volti di tutti noi, Se Dio crea i volti di tutti noi, Se Dio crea i volti di tutti noi…


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