Faisal in arabo vuole dire “Risoluto”, ed è il nome del terrorista che voleva far esplodere la macchina a Times Square. Era “un buon padre” e “un uomo tranquillo , un po’ scontroso” , raccontano , come al solito in queste vicende tragiche, i vicini. Del malfattore i vicini non sanno mai niente. Noi di lui, tramite i media, supponiamo che aveva voglia di uccidere, ma non di morire da kamikaze.
Faisal ha trent’anni e viene dal Pakistan, è stato arrestato mentre fuggiva su un volo verso Dubai. Non si sa per quale motivo l’abbia fatto. Forse per fanatismo, forse per i yankee che cercando di uccidere i talebani uccidono anche civili pakistani, forse perché la sua casa in Connecticut è stata pignorata per morosità.
Il sorriso orgoglioso e tenero di quell’uomo , accanto alla moglie e al primogenito , è una luce su un’anima buia. E’ uno dei 6 milioni di musulmani che vivono negli Stati Uniti , cittadini per nascita o per naturalizzazione come lui. La sua storia di studente arrivato da Peshawar , città di battaglia religiosa e militare, sembra raccontare molto del perché. Faisal era sbarcato nel 1998 , con un visto da studente per una sconosciuta Università di Washington , la Southeastern. Si era laureato in ingegneria informatica e poi nel Connecticut aveva preso un master in Economia , che gli aveva dato un lavoro a Wall Street.
Arriva il matrimonio , e grazie a questo la cittadinanza.Nei primi anni del decennio, quando le banche cercavano clienti, si era comprato una casa modesta, nei quartieri multietnici di Bridgeport, anonima metropoli del Connecticut che gravita nell’orbita di New York. La moglie gli aveva dato due figli, un maschio e una femmina.
Faceva molto jogging , sempre di notte e sempre in tuta nera, un’ombra nell’ombra. Quando effettua gli esami per la cittadinanza ( test di storia americana, educazione civica, inglese) non emerge nulla di pericoloso sul suo passato.
I campanelli d’allarme potevano essere ascoltati l’anno scorso. La moglie e i due figli furono spediti in Pakistan . Faisal aveva perduto il lavoro a Wall Street e aveva smesso di pagare le rate del mutuo, la cui casa era stata messa all’asta. Con soldi ,di cui non si sa la provenienza, aveva comprato biglietti di solo andata per la sua famiglia per il Pakistan, su una linea non low cost.
Sempre lo scorso anno , dopo aver ricevuto il passaporto, Faisal era andato per un mese e poi per altri cinque a fine anno, in Pakistan. L’Isi, il controspionaggio pakistano, lo ha associato ad almeno 5 membri di cellule terroristiche , in campi di addestramento violenti.
Chi è Faisal? Forse un precario della jihad , come il ragazzo nigeriano con l’esplosivo nelle mutande? O sempre un musulmano fanatico , anche se aveva preso la cittadinanza, come il maggiore Nidal che face una strage in una base americana? Lo sapremo , spero presto,
madyur