Kourosh Ziabari, Global Research, 14 luglio 2012
Meno di una settimana fa l’Unione Europea, i cui Stati membri avevano raggiunto un accordo il 23 gennaio, ha imposto l’embargo completo sul petrolio dell’Iran. Le sanzioni unilaterali dell’UE arrivano dopo che gli Stati Uniti hanno preso di mira l’Iran con una serie di sanzioni contro la Banca centrale e un certo numero di cittadini e imprese del paese, e aver minacciato di sanzionare le imprese e le banche straniere che hanno operazioni finanziarie con le controparti iraniane.
Le sanzioni non sono impreviste e inaspettate per gli iraniani, avendo gli Stati Uniti iniziato a tagliare i loro accordi economici con l’Iran dalla rivoluzione islamica del 1979, che aveva rovesciato lo Shah supportato da Washington; tuttavia, ciò che è nuovo e sorprendente è che gli Stati Uniti ed i loro alleati europei stanno straordinariamente intensificando le sanzioni, stringendo il cappio intorno al regime iraniano che, senza dubbio, è la vittima innocente e silenziosa dell’accesa animosità dell’Occidente contro l’Iran.
Forse ciò che la maggioranza dei popoli nei diversi paesi pensano sul programma nucleare iraniano, che è la principale causa di ostilità dell’Occidente contro l’Iran, è ispirato dalla copertura dei media ufficiali sugli sviluppi nel paese. Dopo i dolorosi attentati dell’11/9 che furono seguiti dall’avvio dal piano della Guerra al Terrore di George W. Bush, i grandi media hanno cominciato a diffondere e promuovere sentimenti anti-iraniani come parte della loro agenda per demonizzare i musulmani e i paesi a maggioranza musulmana. L’Iran è stato definito come elemento del cosiddetto Asse del Male dal presidente Bush, durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione del 2002, e una velenosa campagna mediatica contro l’Iran era stata avviata di seguito.
Ingigantendo le carenze e i problemi interni, spesso accusando il Paese di violare i diritti umani, diffondendo l’idea che l’Iran sia diventato un paese isolato e solitario; raffigurare con un’immagine distorta e falsificata il popolo iraniano e il suo stile di vita costituiva il nucleo della copertura dei media ufficiali occidentali dell’Iran, negli ultimi anni. Tale copertura tendenziosa aveva gettato le basi affinché gli Stati Uniti e i loro alleati mettessero sotto un’eccessiva pressione l’Iran, lavorando per isolare ulteriormente il paese, adottando sanzioni paralizzanti contro di esso e anche proclamando a tamburo battente una possibile invasione militare, con l’obiettivo finale di un cambio di regime a Teheran.
Il presidente Bush e il suo successore, giunto al potere con lo slogan, ostentato e pomposo, del “cambiamento”, ha perseguito in modo identico una politica di antagonismo con l’Iran e, anche se quest’ultimo aveva promesso di avviare la riconciliazione e la distensione con l’Iran, ha esattamente imitato quello che il suo predecessore aveva fatto. Il 30 settembre 2006, il Congresso degli Stati Uniti aveva ratificato il Freedom Support Act Iran, che stanziava 10 milioni di dollari per gruppi anti-iraniani che dall’interno e dall’esterno del paese, cercavano di rovesciare il governo iraniano.
Il 27 maggio 2007, il Daily Telegraph aveva citato fonti di intelligence che segnalavano che il presidente Bush aveva dato l’approvazione alla CIA per lanciare delle operazioni coperte “nere” per ottenere un cambiamento di regime in Iran. Secondo il giornale britannico, Bush aveva firmato un documento ufficiale che approvava i piani della CIA per una campagna di propaganda e disinformazione destinata a destabilizzare e, infine, rovesciare il governo della Repubblica Islamica.
Il piano di Bush includeva anche il supporto segreto alle famigerate bande terroristiche Jundallah e MKO, che negli anni passati hanno effettuato diverse operazioni terroristiche in Iran, causando la morte di decine di civili innocenti. L’obiettivo principale di queste operazioni è sabotare la sicurezza dell’Iran e spianare la strada agli Stati Uniti e ai loro alleati, nell’invasione dell’Iran e attuare i propri piani dannosi per il paese.
Secondo un articolo di ABC News, pubblicato il 22 maggio 2007, alcuni ex funzionari dell’amministrazione Bush, che hanno parlato in condizione di anonimato, hanno rivelato che il governo statunitense aveva progettato dei piani per manipolare il valore della moneta dell’Iran e danneggiare le sue transazioni finanziarie internazionali. Hanno inoltre denunciato che il governo degli Stati Uniti era stato coinvolto in diverse operazioni di cambiamento di regime in paesi come Siria, Guatemala, Indonesia, Cuba, Repubblica Dominicana, Grecia, Cile, Argentina, Afghanistan, Turchia, Polonia e Nicaragua e avevano autorizzato 400 milioni di dollari per le operazione segrete volte a creare disordini in Iran, soprattutto dopo le elezioni presidenziali del 2009, in cui i candidati sconfitti hanno affermato che i risultati erano dei brogli. Al tempo stesso, però, i leader degli Stati Uniti e degli Stati europei che hanno imposto all’Iran una serie di acute sanzioni, ipocritamente parlano di amicizia con la nazione e lo stato iraniano, cercando un riavvicinamento con l’Iran.
Nel suo messaggio video del marzo 2009 al popolo iraniano, in occasione del Capodanno persiano (Nowrouz), il presidente degli Stati Uniti Obama esaltava le cultura, civiltà, arte e letteratura persiane, blandendo apertamente gli iraniani con l’obiettivo di persuaderli a confidare negli Stati Uniti e nella loro politica nei confronti dell’Iran: “In particolare vorrei parlare direttamente al popolo e al leader della Repubblica islamica dell’Iran, il Nowruz è solo una parte della vostra grande e celebrata cultura. Per molti secoli le vostre arte, musica, letteratura e invenzioni hanno reso il mondo un posto migliore e più bello … Qui negli Stati Uniti, le nostre comunità sono state migliorate grazie al contributo di iraniano-americani. Sappiamo che siete una grande civiltà, e i vostri risultati hanno guadagnato il rispetto degli Stati Uniti e del mondo”. Successivamente, si rivolse ai leader dell’Iran per raggiungerli direttamente: “abbiamo gravi divergenze che si sono sviluppate nel corso del tempo. La mia amministrazione è ora impegnata in una diplomazia che affronti l’intera gamma delle questioni che ci contrappongono, e perseguire legami costruttivi tra Stati Uniti, l’Iran e la comunità internazionale. Questo processo non sarà portato avanti con le minacce. Cerchiamo invece un impegno onesto e fondato sul rispetto reciproco”.
Il presidente Obama aveva apprezzato la cultura iraniana e parlato del suo impegno per la diplomazia e i negoziati con l’Iran, tuttavia, entro la fine dello stesso anno, aveva autorizzato la proroga delle datate sanzioni finanziarie degli Stati Uniti contro l’Iran, provocando un’ondata di rabbia e delusione tra gli iraniani. Negli anni seguenti, il presidente Obama aveva registrato analoghi messaggi videoregistrati in occasione del Nowrouz, e nonostante il fatto che il suo tono fosse lo stesso nel tempo, ancora insisteva sull’essere preoccupato per gli iraniani ed i loro “diritti”.
Per quanto riguarda l’Iran, i politici occidentali, tra cui il presidente Obama, apparentemente seguono il modus operandi del “divide et impera”. Vogliono separare il governo iraniano e il popolo, e far finta di curare gli interessi iraniani e, al tempo stesso, contrastare le politiche del governo, un governo che dicono reprima da lungo tempo il proprio popolo, mentre la realtà si rivela diversa.
Ora, l’essenza dello stallo Iran-Occidente, può essere espresso così: gli Stati Uniti e i loro alleati chiedono che l’Iran ceda i suoi diritti nucleari e faccia altre concessioni. L’Iran non accetta queste richieste, definendole illegittime e al di fuori della sua responsabilità. L’Occidente non ha risparmiato alcuno sforzo per punire l’Iran: le sanzioni, l’assassinio dei suoi scienziati nucleari, passando per le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, le operazioni psicologiche e altre misure punitive. Gli iraniani hanno sopportato con fermezza le pressioni, dimostrando che non cedono al bullismo. Il futuro non è chiaro ed è confuso, ma quel che è certo è che coloro che sopportano il peso delle ostilità dell’Occidente verso l’Iran, sono le persone comuni.
Le sanzioni hanno preso di mira il settore medico iraniano. Oltre ai dati ufficiali che mostrano che molti paesi europei hanno vietato la spedizione di diversi farmaci all’Iran, le mie osservazioni personali dimostrano che l’Iran è terribilmente a corto di medicinali specifici, compresa le medicine per i pazienti psicologici, coloro che soffrono di vari tipi di cancro, diabete, emofilia, talassemia, sclerosi multipla e malattie cardiache. Ho personalmente incontrato pazienti che necessitavano di farmaci da paesi come il Canada e il Belgio, ma come risultato delle sanzioni, non riuscivano a trovarli.
Non sono tali sanzioni diaboliche, contrarie ai principi dei diritti umani? Perché coloro che predicano i diritti umani e la democrazia, non prendono in considerazione il fatto che vietare l’esportazione di medicine in un paese i cui abitanti hanno un disperato bisogno di tali prodotti, sia semplicemente la punizione indiscriminata di civili innocenti?
Ogni anno, decine di cittadini iraniani vengono uccisi in incidenti aerei dolorosi, risultato diretto delle sanzioni tecnologiche degli USA contro l’Iran. Secondo le sanzioni degli Stati Uniti, che sono state realizzate quasi 30 anni fa, le compagnie aeree europee non sono autorizzate a vendere aerei all’Iran e la flotta invecchiata delle compagnie aeree iraniane non può soddisfare la domanda crescente per viaggi aerei sicuri e protetti. Secondo il rettore della Amir Kabir University of Iran, il paese ha bisogno di almeno 600 aerei civili, ma nessun paese vende all’Iran un numero così enorme di aerei, e le persone viaggiano tramite aerei iraniani sempre in un clima di trepidazione e di ansia.
Nel complesso, ciò che è chiaro è che il gioco delle sanzioni iniziato dagli Stati Uniti e dai loro alleati europei, non ha alcun vincitore. Semplicemente oscura l’immagine delle superpotenze occidentali agli occhi del popolo iraniano, e fa credere che degli Stati Uniti e dei loro compari non ci si può mai fidare.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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