Chi erano veramente i Cherubini delle antiche tradizioni medio-orientali? Per tentare di comprenderlo, bisogna risalire all’etimologia che, però, è controversa. Il termine “cherubino” – scrive G. Devoto – deriva dall’ebraico “cherubim,” “coloro che pregano”. Così l’erudito liquida la questione che è, invece, molto complessa. Non tutti sono d’accordo, infatti, nel collegare all'accadico "karabu", "benedire" il lessema in oggetto: l’accadico è una lingua semitica come l’ebraico. Diego e Stefania Marin ritengono che la parola “Cherubini” discenda dal sumero Ka.bu.ri o Ka.ri.bu che vale “colonna di fuoco”. Annotano gli autori succitati: “I Cherubini erano sfingi alate dal volto barbuto e fungevano da piedistallo alle colonne Boaz e Jachim. Queste davano accesso al Sancta sanctorum del Tempio di Salomone ed ancora oggi difendono l’ingresso al tempio nelle sedi massoniche”.
Nella scultura accadica i Karibu, genî intercessori, avevano forma umana; in seguito invalse l'uso di rappresentarli mediante simboli diretti ad esprimere la forza, l'agilità, l'intelligenza: esseri con testa umana, ma corpo di toro o di leone, con ali d'aquila, talvolta con una semplice testa umana o leonina, come nei monumenti di Zengirli.
Presso gli Ebrei rintracciamo i Cherubini foggiati a coprire con le ali l'arca dell’Alleanza (Es., XXV, 17-22; XXXVII, 7) oppure rappresentati sulle pareti interne del tempio e collocati avanti l'adytum con le ali distese in modo da formare una cortina [III 8(I) Re, XI, 23-28; II Cronache, III, 10-13; cfr. Ez., XXXVI, 18]. In Genesi, III, 24, dei Cherubini sono posti come guardiani all'ingresso del Paradiso terrestre. Una loro descrizione si trova presso Ezechiele (I e IX). Il profeta raffigura il cocchio della divinità trascinato da quattro Cherubini, tori o leoni alati a testa di uomo, forniti di sei ali e due mani, col capo rivolto a ciascuno dei punti cardinali.
Talora i Cherubini erano rappresentati come serpenti, forse perché sono animali connessi alla conoscenza: in ebraico le parole che indicano la conoscenza ed il serpente sono simili ed hanno una radice che ricorda l’inglese “snake”… una coincidenza?
Il cristianesimo conservò, con la fede nell'esistenza degli angeli, anche quella nell'esistenza dei cherubini, di cui affermò sempre più nitidamente la natura spirituale. Nei nove Cori angelici i Cherubini si distinguono per una più limpida visione della divinità. Dai Cherubini di Ezechiele, richiamati nell'Apocalisse di S. Giovanni, derivarono il simbolismo dei quattro Evangelisti e molti motivi di decorazione pittorica e plastica nelle chiese medievali.
E’ probabile che i Cherubini, creature legate al fuoco, alla luce, alla gnosi, siano pure gli antenati o gli omologhi dei Cabiri greci, misteriose divinità, il cui principale santuario si trovava in Samotracia, ma che erano adorate un po’ dappertutto anche in Egitto a Menfi, secondo Erodoto. Generalmente Efesto è ricordato come loro padre o almeno ascendente divino. Numi del culto misterico, i Cabiri non potevano essere nominati impunemente.
E’ significativo che, stando alla tradizione cabalistica, i Cherubini appartengano ad una gerarchia angelica composta da tre schiere a loro volta suddivise in tre classi, ognuna con 72 angeli. Torna il numero 72, cifra dal valore sacro ed astronomico, essendo il 72 un contrassegno precessionale.
Come si può arguire da queste poche righe, i Cherubini sono figure enigmatiche e dense di significati esoterici. Una cosa è certa: immaginiamoli un po’ come più ci aggrada, ma dimentichiamoci l’iconografia leziosa e falsa che li ritrae come bimbi paffuti, con il viso incorniciato da boccoli biondi.
Fonti:
G. Devoto, Avviamento all’etimologia italiana, Milano, 1979, s.v. Cherubini
Enciclopedia della Mitologia, Milano, 2005, s.v. Cabiri
D. Marin, S. Marin, Il sangue degli Illuminati, Cesena, 2015, pp. 164-165
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APOCALISSI ALIENE: il libro