“Installarono i behemoth nella stiva, in compagnia degli ippopotami, dei rinoceronti, degli elefanti. Fu un’ottima idea quella di utilizzarli come forza di contrappeso, ma immaginatevi la puzza. E non c’era nessuno che asportasse lo sterco.”
Le pecore che invadono il palco dell’Ariston in attesa dei behemot, degli ippopotami, dei rinoceronti e gli elefanti
Questo è l’incipit del romanzo di Julian Barnes, “Una storia del mondo in 10 capitoli e mezzo” ma è anche quello che sta succedendo da molti anni e specialmente in questo, al Festival della Canzone Italiana, località Sanremo: buttano nel calderone tre o quattro (mila) ospiti e siparietti a caso, per fare da contrappeso alla musica, senza accorgersi che la musica non si sente, ma si sente solo la puzza, perché nessuno si cura di togliere lo sterco.
Io credo che il festival di Sanremo di oggi abbia perso qualunque tipo di credibilità nei confronti di chi crede nella musica. Qualcuno tanti anni fa si tolse la vita come estremo atto di protesta contro un pubblico che mandava in finale una canzone come “Io tu e le rose” e una commissione che selezionava “La rivoluzione” sperando che servisse a chiarire le idee a qualcuno.
Caro Luigi, sapessi com’è diventato chiaro oggi il Festival della Canzone Italiana. Sapessi come le canzoni, belle o brutte che siano (è soggettivo, ma a parte qualche eccezione, la percezione per chi scrive è quella del baratro verso la seconda) sono diventate solo un lontano ricordo. Sapessi come la musica si sia trasformata in una semplice melodia di sottofondo a una cena tra vicini di casa. Una bella tavola apparecchiata con tovaglia a fiori, piena di centrotavola fioriti, con intorno tutti i commensali pronti alla grande abbuffata: c’è il signor Auditel del primo piano, la coppia Interessi del secondo, il gruppo Sponsor del terzo, la famiglia Compensi Che Sfamerebbero Il Primo Il Secondo Ma Anche Il Terzo Piano Del Mio Condominio (nome lungo perché nel mio condominio ci sono sei palazzi in totale, cento appartamenti, almeno duecento bocche) e infine la famiglia Organizziamo Un Finto Suicidio In Diretta Subito Alla Prima Puntata, che vive all’ultimo piano, dove è più facile buttarsi di sotto, altrimenti non funzionerebbe il piano. Maestri di cerimonia, ansiosi di fare bella figura tra le controfigure, ci sono i padroni di casa, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.
I padroni di casa mentre lucidano il pavimento in pigiama, prima della cena
Gli inquilini dell’ultimo piano a inizio serata
I siparietti di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto mi fanno venire l’orticaria. Meglio, la finta ingenuità, l’affetto e la gratitudine universale che dispensa Fazio mi fa venire l’orticaria. Il timbro di voce, l’ostentata sfrontatezza e le inutili uscite a tutti i costi della Littizzetto invece mi fanno venire voglia di spegnere la televisione e ascoltare a testa alta tutti i dischi dei Pooh, senza saltarne uno.
Eppure sarebbe troppo facile dire lasciamo spazio solo alla musica e a uno spettacolo che non deve essere spettacolo a tutti costi; sarebbe troppo facile dire evitiamo gli ospiti che spaziano dal musicale sociale al caso sociale, dallo sportivo che conoscono in pochi agli attori che conoscono tutti ma non vorrebbe vedere nessuno; sarebbe troppo facile muovere qualunque critica perché diciamo la verità, è facile lamentarsi, così facile che verrebbe da dire, se sei così bravo, perché non ci provi tu ad organizzare il Festival della Canzone Italiana la prossima volta?
Inanzitutto grazie per la domanda. In secondo luogo va bene, allora rimaniamo così, il prossimo anno il Festival della Canzone Italiana lo organizzo io. Ma patti chiari e amicizia lunga: se poi si sente puzza non è colpa mia, ma è solo la scia di tanti anni di Festival della Canzone Italia lasciati andare a male.
Ringrazio Fabio e Luciana ascoltati in sottofondo mentre scrivevo questo articolo. Mi avete dato la giusta grinta per terminarlo in fretta, spegnere la televisione e tornare al romanzo di Julian Barnes: chissà se almeno lì qualcuno si deciderà a togliere lo sterco.