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Chi fermerà la musica: la risposta definitiva alla domanda dei Pooh

Creato il 20 febbraio 2014 da Massimo

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“Installarono i behemoth nella stiva, in compagnia degli ippopotami, dei rinoceronti, degli elefanti. Fu un’ottima idea quella di utilizzarli come forza di contrappeso, ma immaginatevi la puzza. E non c’era nessuno che asportasse lo sterco.”

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Chi fermerà la musica: la risposta definitiva alla domanda dei Pooh

Le pecore che invadono il palco dell’Ariston in attesa dei behemot, degli ippopotami, dei rinoceronti e gli elefanti

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L’incipit del romanzo di Julian Barnes, “Una storia del mondo in 10 capitoli e mezzo” può essere la giusta metafora per cercare di capire cosa sta succedendo da molti anni al Festival della Canzone Italiana, località Sanremo: si buttano nel calderone tre o quattro (mila) ospiti e siparietti a caso, per fare da contrappeso alla musica, senza accorgersi che la musica non si sente, ma si sente solo la puzza, perché nessuno si cura di togliere lo sterco.

Io credo che il festival di Sanremo di oggi abbia perso qualunque tipo di credibilità nei confronti di chi crede nella musica. Qualcuno tanti anni fa si tolse la vita come estremo atto di protesta contro un pubblico che mandava in finale una canzone come “Io tu e le rose” e una commissione che selezionava “La rivoluzione” sperando che servisse a chiarire le idee a qualcuno.

Caro Luigi, sapessi ora com’è diventato chiaro a (quasi) tutti il Festival della Canzone Italiana. Sapessi ora come le canzoni, belle o brutte che siano (è soggettivo, ma a parte qualche eccezione, la percezione per chi scrive è quella del baratro verso la seconda) sono diventate solo un lontano ricordo. Sapessi ora come la musica si sia trasformata in una semplice melodia di sottofondo, a una cena tra vicini di casa. Una bella tavolata (tovaglia a fiori) di commensali pronti alla grande abbuffata: c’è il signor Auditel del primo piano, la coppia Luoghi Comuni del secondo, il gruppo Sponsor del terzo, la famiglia Compensi Che Sfamerebbero Il Primo Il Secondo Ma Anche Il Terzo Piano Del Mio Condominio (nome lungo perché nel mio condominio ci sono sei palazzi in totale, cento appartamenti, almeno duecento bocche) e la famiglia Organizziamo Un Finto Suicidio In Diretta Subito Alla Prima Puntata, che vive all’ultimo piano, dove è più facile buttarsi di sotto, altrimenti non funzionerebbe il piano. Maestri di cerimonia, impeccabili nei loro costumi di scena cuciti a tavolino, ansiosi di fare bella figura tra le brutte controfigure, ci sono loro, i padroni di casa: Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.

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I padroni di casa mentre lucidano il pavimento prima della cena

I padroni di casa mentre lucidano il pavimento prima della cena

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L'intervento a inizio serata dei commensali dell'ultimo piano

L’intervento a inizio serata dei commensali dell’ultimo piano

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I siparietti di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto mi fanno venire l’orticaria. Meglio, la finta ingenuità, l’affetto e la gratitudine universale che dispensa Fazio a chiunque mi fa venire l’orticaria. Il timbro di voce, l’ostentata sfrontatezza e le inutili e incessanti uscite a tutti i costi della Littizzetto invece mi fanno solo venire voglia di spegnere la televisione e ascoltare a testa alta tutti i dischi dei Pooh, dal primo all’ultimo, senza saltarne uno.

Sarebbe troppo facile chiedere al Festival della Canzone Italiana di lasciare spazio solo alla musica e a uno spettacolo che non deve essere spettacolo a tutti costi; sarebbe troppo facile chiedere al Festival della Canzone Italiana di evitare tutti questi ospiti che spaziano dal musicale sociale al caso sociale, dallo sportivo che conoscono in pochi agli attori che conoscono in tanti ma non vorrebbe vedere nessuno; sarebbe troppo facile muovere qualunque critica al Festival della Canzone Italiana perché diciamo la verità, è facile lamentarsi, così facile che verrebbe da dire, se sei così bravo, perché non ci provi tu ad organizzare il Festival della Canzone Italiana la prossima volta?

Inanzitutto grazie per la domanda. In secondo luogo va bene, allora rimaniamo così, il prossimo anno il Festival della Canzone Italiana lo organizzo io. Ma patti chiari e amicizia lunga: se poi si sente puzza non è colpa mia, ma è solo la scia di tanti anni di Festival della Canzone Italiana lasciati andare a male.

Ringrazio Fabio e Luciana ascoltati in sottofondo mentre scrivevo questo articolo che mi hanno dato la giusta spinta per terminarlo alla svelta, spegnere la televisione e tornare al romanzo di Julian Barnes: chissà se almeno lì qualcuno si deciderà a togliere lo sterco.

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