parte II
Lo sciopero del 1 Maggio 1886 a Chicago e i “Martiri di Haymarket Square”
“Il 1 Maggio del 1886 fu una bellissima giornata a Chicago. Il vento tempestoso dal lago, spesso pungente in primavera, si calmò e ci fu un sole forte. … Era sabato, normalmente una giornata di lavoro. Ma folle di lavoratori ridendo, chiacchierando, scherzando, vestiti con i loro migliori abiti, accompagnati dalle mogli e dai figli si stavano riunendo per sfilare sulla Michigan Avenue” (R. O. Boyer , H.M. Morais, Labor’s Untold Story. United Electrical; Radio & Machine Workers of America, 1955 (1970); trad. it: Storia del Movimento Operaio degli Stati Uniti. De Donato 1974, p. 130). Ma la giornata era anche carica di tensione, paura, eccitazione e impazienza. La Arbeiter Zeitung era uscita con un editoriale che diceva: “Avanti con coraggio! La lotta è cominciata… Lavoratori la vostra parola d’ordine sia: Nessun compromesso! I codardi alla retroguardia, gli uomini al fronte! Il dado è tratto! Il 1 Maggio è arrivato… Pulite i fucili, procuratevi le munizioni. Gli assassini prezzolati dei capitalisti, polizia e milizia, sono pronti ad uccidere. Nessun lavoratore in questi gironi deve uscire di casa con le tasche vuote.” (L Adamic, Dynamite, Collettivo editoriale Librirossi, 1977, p.54). I giornali padronali non erano da meno; il Chicago Mail aveva scritto: “Circolano liberamente in questa città due pericolosi ruffiani; due vigliacchi di imboscati che cercano di creare disordini; uno si chiama Parsons, l’altro Spies… Segnateli per oggi, teneteli d’occhio. Considerateli personalmente responsabili se accadesse qualche disordine. E se ciò si verificasse, che servano da esempio.” (Boyer, Morais, trad. it. 1974: 131). Aggiungendo tensione, all’ultimo momento il comitato esecutivo del Knights of Labor di Chicago aveva ritirato l’adesione allo sciopero generale del 1 maggio. Malgrado ciò, lo sciopero generale del 1 maggio per le Otto Ore, una giornata di lotta e non una festa, fu un successo: 340.000 operai manifestarono in tutti gli Stati Uniti, 190.000 erano in sciopero, solo a Chicago 80.000 operai non erano entrati in fabbrica e la maggior parte era alla manifestazione. Scorsero fiumi di adrenalina, ma non successe nulla. Vi furono i comizi, le bandiere nere dell’anarchia e quelle rosse dei socialisti garrirono al vento, poi la gente tornò a casa, la polizia smobilitò, ma la tensione rimase.
Come chiunque abbaia partecipato a manifestazioni cariche di tensione sa, quando si torna a casa, se nulla è successo, ci si sente come spenti, non sazi, quasi si fosse stati defraudati di qualcosa. Questa sensazione, tipica dei soldati in prima linea, questa esplosione di adrenalina seguita da una snervante attesa si chiama adrenaline hangover (dopo sbornia di adrenalina), e fu in piena crisi da dopo-sbornia di adrenalina che si svegliò Chicago il 2 Maggio. Tutti si attendevano la rivoluzione, ma la rivoluzione non c’era stata. Anche il 2 Maggio, domenica, vi fu calma.
Lunedì 3 Maggio lo sciopero ricominciò con un’assemblea di massa degli operai licenziati davanti ai cancelli della McCormick. La Arbeiter Zeitung scrisse: “La lotta è calda!… Coraggio! coraggio! è il nostro grido!” (Adamic, 1977:54). Da febbraio la McCormick, una delle roccaforti della International Carpenter Union (Sindacato Internazionale dei Carpentieri), era uno dei punti cruciali della lotta. La direzione in risposta alle richieste operaie aveva licenziato centinaia di operai sindacalizzati e al loro posto aveva assunto dei crumiri che doveva far scortare sul posto di lavoro da 300 agenti (pistoleri) della compagnia privata di sicurezza Pinkerton.
La serrata e la trasformazione della fabbrica in open shop (1) erano un duro colpo per la ICU, il cui leader più energico era Louis Lingg, un operaio tedesco di 22 anni anarchico dichiarato che credeva nella dinamite. In occasione della serrata di febbraio Lingg aveva indirizzato ai suoi iscritti questa circolare: “..Sono del parere che dobbiamo resistere a questi mostri (cioè ai capitalisti e i pistoleri che assoldano). Dobbiamo combatterli con armi tanto potenti che siano migliori di quelle che loro stessi possiedono; vi invito perciò ad armarvi!… Il 1 Maggio si sta avvicinando. Vostro dovere è ammazzare i pirati. Vostro dovere è ammazzare le sanguisughe… Il nostro lavoro deve essere breve; non vogliamo una guerra dei Trent’anni. Siate decisi!” (Adamic, 1977:54). Gli operai disoccupati da tre mesi erano alla fame e disperati. Spies, direttore del Arbeiter Zeitung e ottimo oratore sia in lingua inglese che in tedesco, tenne un comizio sulle Otto Ore. Proprio in quel momento ululò la sirena di fine turno e i crumiri uscirono per tornare a casa. Subito scoppiò il finimondo. I crumiri, colpiti con pugni e bastoni, furono bersagliati da pietre, sassi e mattoni. Si udirono anche degli spari. Poi arrivò la polizia che caricò manganellando spietatamente uomini, donne e bambini senza distinzione. La folla indietreggiò e si ruppe, la polizia continuò a caricare, molti finirono sotto gli zoccoli dei cavalli e alcuni lavoratori furono uccisi da colpi d’arma da fuoco. Alcuni testimoni videro la polizia aprire “il fuoco colpendoli alle spalle. Ragazzi e uomini furono uccisi mentre correvano.” (Boyer, Morais, trad. it. 1974: 133).I morti furono sei.
Spies testimoniò in tribunale, “avevo il sangue agli occhi, e credo che in quel momento avrei potuto fare qualunque cosa, vedere uomini, donne e bambini sotto il fuoco, gente disarmata sotto i colpi d’arma da fuoco della polizia” (http://www.chicagohistory.org/dramas/act2/act2.htm) e si precipitò negli uffici della Arbeiter Zeitung dove scrisse la prima pagina del numero dell’indomani 4 Maggio dal titolo Blood! (Sangue) e la non meno celebre circolare “Revenge! Workingmen to Arms” (Vendetta! Alle armi Lavoratori!) in inglese e in tedesco che chiamava i lavoratori alle armi (questo volantino fu poi usato come capo di imputazione n.6 nel processo).
In risposta al massacro alla McCormick, Spies, Fisher, Lingg e gli altri decisero di indire una manifestazione per il 4 Maggio ad Haymarket Square. Il Volantino per la manifestazione preparato da Spies, il famoso Attention Workingmen!, nella sua prima versione di stampa conteneva un invito a venire armati, frase che era stata aggiunta in bozza da Fisher (questa versione fu la prova dell’accusa n. 5). Spies temendo che la frase allontanasse dalla manifestazione i moderati, impose di toglierla (prova della difesa n.1), ma ormai alcune centinaia di copie della prima versione erano già state distribuite (http://law2.umkc.edu/faculty/projects/ftrials/haymarket/attention.html).
Il 4 Maggio sera si riunirono ad Haymarket Square circa 3.000 persone. Tra la folla vi era anche il sindaco di Chicago Harrison. Spies era l’oratore, ma a lui si aggiunsero Parsons e ultimo Fielden. Parsons stava finendo di parlare quando il sindaco Harrison decise che la manifestazione era pacifica e se ne tornò a casa non senza aver detto alla polizia che tutto era calmo e che non c’era bisogno di intervenire (cfr. Adamic, 1977: 56; e Boyer Morais 1974: 134). Poiché aveva cominciato a piovere e Fielden era un oratore mediocre, la folla cominciava a diradare ed erano rimaste circa 500 persone. Improvvisamente arrivò la polizia, contravvenendo gli ordini del sindaco. “A pochi passi dalla folla il capitano intimò l’Alt – e con la spada sguainata, avanzò verso l’oratore. ‘Vi ordino ‘ disse alzando al massimo la voce, ‘in nome del popolo di disperdervi immediatamente e in ordine!’ Ci fu un momento di silenzio assoluto; soltanto il vento tagliente che veniva dal lago sibilava tra la folla e tra le file dei poliziotti, facendo sbattere la pioggia sui volti. ‘Ma capitano ‘ disse infine Fielden, ‘noi siamo già in ordine.’[....] poi all’improvviso un lampo accecante, una nuvola di fumo grigio… Qualcuno – forse un anarchico, forse un provocatore prezzolato – aveva buttato una bomba dal vicolo vicino alla tribuna degli oratori, poco lontano dal fianco destro del distaccamento di polizia.” (Adamic, 1977: 56-57). A questo punto la polizia cominciò a sparare sulla folla. Il tutto accadde in due o tre minuti: 67 poliziotti rimasero feriti e 7 morirono. Non si seppe mai il numero dei morti e dei feriti tra i manifestanti.
In seguito la polizia, e gli storici identificarono il dinamitardo in Rudolph Schnaubelt, anarchico e cognato di Michael Schwab, aiuto redattore di Spies, che prima fu fermato e poi rilasciato e che fece perdere le sue tracce. Il rilascio di Schnaubert viene da molti indicato come un segno che l’uomo era in realtà un provocatore infiltrato.
Lo scoppio delle bomba ad Haymarket Square scatenò la stampa, la polizia, e le autorità. Ci furono centinaia di arresti e tutti i sospetti anarchici furono perquisiti e fermati. Tutti sembravano decisi a dare una punizione esemplare ai dirigenti del “Terrore Nero” “Prima impiccateli e poi giudicateli!” era lo slogan corrente e il linciaggio l’umore della folla. I Knights of Labor rilasciarono subito un comunicato in cui si dissociavano da quella “banda di vili assassini, tagliagole e predoni conosciuti come anarchici che strisciano come sicari per tutto il paese, agitando passioni di ignoranti stranieri, dispiegando la bandiera rossa dell’Anarchia, provocando tumulti e spargimenti di sangue… Ci auguriamo che l’intera banda di fuorilegge sia cancellata dalla faccia della terra” (Adamic, 1977: 58)
La polizia cominciò a rinvenire bombe e interi arsenali. William Seliger, padrone di casa di Lingg, arrestato, cooperò con la polizia e testimoniò per l’accusa (http://www.chicagohistory.org/hadc/transcript/volumei/501-550/I548-579.htm) contro Lingg denunciandolo come artificiere e si autoaccusò di aver portato lui stesso bombe in giro per Chicago la stessa sera del 4 Maggio.
Poiché i più importanti leader anarchici arrestati erano al momento dell’esplosione o fuori città o lontani da Haymarket Square e pertanto non potevano essere gli autori materiali dell’azione, la pubblica accusa incriminò Fielden, Parsons, Spies, Schwab, Fisher, Engel, Lingg e Neebe di cospirazione e assassinio, ovvero di essere i mandanti della strage a causa dei loro articoli e della loro oratoria. Come lo stesso governatore dell’Illinois John P. Altgeld ammise 7 anni dopo nella motivazione di grazia per Fielden, Schwab e Neebe, il processo si tenne di fronte a una giuria prevenuta, a testimoni falsi e a giudici decisi a condannare alla forca gli imputati.
Il 9 agosto Parsons, Spies, Lingg, Fisher Engel, Fielden (graziato nel 1887), Schwab (graziato nel 1887) furono condannati a morte; Neebe a quindici anni. Le arringhe degli imputati alla corte vennero stampate e riportate in tutto il mondo.
Spies disse: “Se credete impiccandomi di annientare il movimento operaio, allora chiamate il vostro boia… perché siete incapaci di capire.” e Neebe: “Ecco i delitti che ho commesso: ho organizzato i sindacati.” Engel: “Sono un uomo troppo sensibile per non lottare contro le condizioni di oggi. Ogni persona riflessiva deve combattere contro un sistema che rende possibile a un singolo rastrellare e ammucchiare milioni in pochi anni, mentre dall’altra parte milioni di uomini diventano accattoni e vagabondi.” Lingg: “Ripeto che sono un nemico dell’ordine attuale e ripeto che, con tutte le mie forze, finché resterà vita in me, lo combatterò. Dichiaro francamente e apertamente che sono favorevole all’uso della violenza…. e quando avrete impiccato noi, allora, state bene a sentire, saranno loro [le centinaia di migliaia di uomini che si ricorderanno le mie parole, NdA] a buttare le bombe! Con questa speranza io vi dico: Io vi disprezzo! Disprezzo il vostro ordine, le vostre leggi, la vostra autorità fondata sulla violenza. Per questo impiccatemi!” (cfr. Adamic, 1977: 61). Lingg tuttavia beffò il boia facendosi esplodere una capsula di detonatore tra i denti.
Le esecuzioni avvennero l’ 11 novembre 1887. Ai funerali a Chicago parteciparono tra le 15.000 e le 20.000 persone che cantarono la Marsigliese e altre 250.000 si affollarono lungo il percorso del corteo funebre. A Livorno, Italia, città storicamente con forte presenza anarchica, vennero assalite alcune navi USA ancorate al porto e la questura dove si credeva si fosse rifugiato il console americano.
Il 1 maggio da sciopero a festa.
L’inizio dell’evirazione del 1 Maggio da giorno di lotta – sciopero generale a festa comincia solo pochi anni dopo la morte dei “Martiri di Haymarket Square“.
Nel 1889 la Seconda Internazionale riunita a Parigi per il centenario della Rivoluzione francese decise una manifestazione per la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore, da tenersi simultaneamente in tutti i paesi, il 1 Maggio del 1890, anniversario della Sommossa di Chicago. Con questa decisione i movimenti socialisti europei, che proprio con la Seconda internazionale rompono definitivamente con gli anarchici, si appropriano di una “ricorrenza” anarchica e di “martiri” anarchici cominciando a riscrivere la storia a proprio uso e consumo. Il 1 Maggio e la grande manifestazione/sciopero diventarono una scadenza socialista e in particolare del partito socialdemocratico tedesco, del partito socialista francese e di quello italiano che aderì alla proposta nel 1890. Rimasero più tiepide le Trade Unions inglesi e infatti tuttora il 1 Maggio in Gran Bretagna è considerato un Bank Hollyday, il May Day Bank Hollyday (si noti non un Labour Day ma un May Day, festa che si confonde con l’antichissimo May Day Pole, una festa simile al Calendimaggio) e non una festa ufficiale. Per questo motivo, visto recenti atti di vandalismo, i conservatori britannici hanno proposto di spostare il May Day Bank Hollyday in Ottobre.
Con l’assunzione del 1 Maggio come scadenza di lotta socialista per la giornata delle Otto Ore il “colore” dei martiri di Haymarket cominciò a virare dal nero dell’anarchia al generico rosso rivoluzionario. Vennero posti in luce quei leader che più erano stati in bilico tra socialismo e anarchia, in particolare Parsons, e vennero lasciati cadere nel dimenticatoio gli anarchici più accesi come Lingg, che tutt’oggi nei siti anarchici è invece considerato l’eroe più puro.
Dalla dichiarazione del 1 maggio come giornata internazionale di lotta dei lavoratori e per la giornata di otto ore nel 1889 (dal momento che il 1 Maggio poteva cadere in qualunque giorno della settimana, “fare festa” e manifestare per un lavoratore voleva dire fare sciopero), la giornata del 1 Maggio venne per molti anni caratterizzata da gravi tensioni sociali come i May Day Riots del 1894, a Cleveland, OH, e il Maggio del 1898 in Italia che culminò con la carneficina di Bava Beccaris il 9 Maggio a Milano o il 1 Maggio del 1906 in Francia dove settori anarco-sindacalisti della CGT proclamano a gran voce la necessità di tornare alle radici rivoluzionarie del 1 Maggio e a smetterla con le “passeggiate”, le “processioni platoniche”. Il congresso di Brouges della CGT aveva infatti stabilito “Il Congresso dà mandato alla CGT di organizzare un’agitazione intensa e crescente affinché il primo maggio 1906 i lavoratori cessino essi stessi di lavorare più di otto ore”. (http://xoomer.virgilio.it/primomaggiointernazionalista/argomento04/index.htm#I_moti_per_il_pane). La posizione della CGT contrappone per la prima volta l’”esempio americano” come alternativa al 1 Maggio socialista.
Negli USA, intanto, nel 1898 il presidente Cleveland ufficializzò la Festa del Lavoro, Labor Day, subito dopo il famoso Pulmann Strike (Sciopero della Pulmann) che aveva visto ancora una volta polizia e guardia nazionale sparare sui lavoratori in sciopero. Egli accolse la proposta della AFL (American Federation of Labor) e istituì la Festa del Lavoro (NON dei Lavoratori, ovvero Labor Day non Workingmen’s Day, si badi bene) da tenersi il primo lunedì di settembre come momento di riconciliazione tra lo stato e il movimento dei lavoratori. La data fu scelta proprio per sottolineare la differenza tra questa Festività laica e la Giornata Internazionale dei Lavoratori (1 Maggio) che aveva ben precise connotazioni di lotta anarco-socialiste.
La presa del potere dei Bolscevichi in Russia trasformò per la prima volta il 1 Maggio da giorno di lotta a festa statale dell’Unione Sovietica.
Nell’Italia Fascista Mussolini istituì la Festa del Lavoro Italiano il 21 aprile, giorno natale di Roma, ma la Germania Nazista dichiarò il 1 Maggio Giornata Nazionale del lavoro, una festa ufficiale dello stato che rese fuorilegge tutte le celebrazioni separate di comunisti, socialdemocratici e sindacati.
Con la III Internazionale il 1 Maggio divenne sempre di più una scadenza “comunista” e l’esproprio della stessa nei confronti di socialisti e anarchici procedette in maniera sempre più spedita. Non è forse un caso che proprio il 1 Maggio del 1937 poliziotti e membri del Partito Comunista Spagnolo (PSUC) andarono all’assalto della centrale telefonica di Barcellona occupata dagli anarchici. Con il 1 Maggio del 1937 comincia il pogrom degli anarchici spagnoli, del POUM (trozkista) e delle brigate internazionali anarchiche da parte del PSUC di osservanza stalinista e delle brigate internazionali legate all’URSS di Stalin. Nel massacro degli anarchici spagnoli ad opera del partito comunista stalinista si distinse il braccio destro preferito di Stalin nel Comintern: Palmiro Togliatti (leader del Partito Comunista Italiano, PCI) che rimase in Spagna come massimo rappresentante dell’Internazionale Comunista dal 1936 al 1939.
Con la fine della II Guerra Mondiale il 1 Maggio diventa Festa dei Lavoratori, festa laica di stato, nella maggior parte dei paesi del mondo e perde ogni valenza di lotta. In Italia fa eccezione la strage di Portella della Ginestra, in Sicilia.
La risposta della Chiesa Cattolica fu rapida, nel 1955 il Vaticano dichiarò il 1 Maggio Festa di San Giuseppe Lavoratore, patrono di lavoratori, degli artigiani e di coloro che combattono il comunismo (http://saints.sqpn.com/patrons-of-people-who-fight-communism/). Il Vaticano rispondeva all’attacco alla sua base territoriale con la secolare, collaudata occupazione religiosa.
La festa laica del 1 maggio (insieme a quella del 25 aprile) furono fortissimamente volute dal PCI che volle da una parte scalzare le feste religiose e dall’altra costruire una propria religione laica, con riti e sacerdoti propri, da contrapporre alla Repubblica Italiana che si era appena formata. Non è un caso, infatti, che nella discussione delle festività da sopprimere il PCI facesse le barricate (e vincesse) perché restassero 1 Maggio e 25 Aprile, come feste statali, ma non mosse un dito per salvare il 2 Giugno, Festa della Repubblica. La scelta di abolire la Festa del 2 Giugno e tenere il 1 Maggio (scelta condivisa dai cattolici che avevano come riferimento lo stato estero del Vaticano e le feste liturgiche), rientrava perfettamente nel tentativo di impedire la creazione di una religione laica della Repubblica Italiana che per forza avrebbe fatto riferimento all’Europa e al Patto Atlantico (NATO). Per contro salvare due feste dichiaratamente collegate con il Comunismo Internazionale permetteva di creare una tradizione laica “Internazionalista Comunista” e una cassa di risonanza propagandistica filosovietica e antiamericana. Il progetto, come sappiamo, ha avuto un successo superiore alle aspettative.
I problemi giunsero infatti negli anni 1970, quando sulla scia del Sessantotto, della guerra del Vietnam e delle ondate di pacifismo antiamericano – ultimi fuochi con i carri armati a Praga e poi l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Armata Rossa, di quell’impero sovietico che stava marcendo all’interno – in Italia cominciarono gli Anni di Piombo. I proclami a favore della lotta armata della sinistra rivoluzionaria (Brigate Rosse, in testa) ricordavano sinistramente quelli dei martiri di Haymarket Square. Quando, dopo l’uccisione di Guido Rossa e il delitto Moro, il PCI e la CGIL decisero di distruggere le Brigate Rosse e i gruppi armati più o meno spontaneisti, ogni vestigia di anarcosindacalismo doveva sparire. Cominciò allora un’accurata riscrittura della storia del Movimento Operaio.
Negli anni Ottanta la repressione poliziesco-giudiziaria delle frange di sinistra del movimento (attuata ideologicamente dal PCI secondo il vecchio motto “Niente alla mia sinistra, e niente che non possa controllare”), dopo la marcia dei 40.000 alla FIAT, il craxismo e soprattutto dopo il crollo del Muro di Berlino e dell’Impero Sovietico, restava ben poco dello “spirito rivoluzionario” e difficilmente si potevano vendere ai giovani gli ideali socialisti. I giovani intanto stavano sulla loro pelle sperimentando il passaggio dalla fabbrica fordista al modello di produzione toyotista e nelle zone più avanzate cominciavano a sperimentare il modo di produzione 2.0 ovvero il precariato diffuso. Il toyotismo italiano (nel quale rientra anche il miracolo del Nordest) e la produzione modello 2.0 rendevano i nuovi lavoratori estranei al sindacalismo vecchio tipo, nel momento in cui i sindacati (soprattutto attraverso i CAF) si presentavano e si presentano come un’articolazione dello stato, di fatto come dei gabellieri. Per agganciare i giovani i sindacati si guardarono bene dal fare un’analisi economica del modo di produzione, ma risolsero il problema del crollo del tesseramento e della scarsa partecipazione alle manifestazioni con il vecchio “panem et circenses“. Il concertone del 1 Maggio che si tiene dal 1990 è il capolavoro dei circenses (ma è anche un ottimo affare visto che i sindacati si beccano i diritti televisivi, non pagano una lira di concessione pubblica che resta a carico dei contribuenti romani e vendono gadget alla grande).
La trasformazione del 1 Maggio da giorno di lotta e di sciopero generale a megaconcerto indistinguibile dal Festival di San Remo completa l’evirazione italiana del 1 Maggio. In questo contesto, quando si è fatto di tutto per trasformare una giornata di lotta in una festa laica dello stato e infine a festival de noantri, perché mai bisognerebbe santificare il 1 maggio tenendo chiusi i negozi? Mica si tiene chiuso perché c’è Sanremo, allora cari sindacati perché tener chiuso quando voi fate un concerto con omelia?
Note
1) open shop = fabbrica aperta a tutti i lavoratori, in contrapposizione al closed shop= fabbrica dove potevano lavorare solo operai appartenenti al sindacato. Questa del closed shop è sempre stato una delle richieste cardine delle lotte operaie USA.
Bibliografia:
R. O. Boyer , H.M. Morais, Labor’s Untold Story. United Electrical; Radio & Machine Workers of America, 1955 (1970); trad. it: Storia del Movimento Operaio degli Stati Uniti. De Donato, Bari, 1974;
L Adamic, Dynamite, Collettivo editoriale Librirossi, Milano, 1977;
P. Olivara (a cura di), Autobiografia di Mamma Jones, Einaudi, Torino 1977;
http://memory.loc.gov/ammem/award98/ichihtml/hayhome.html
http://www.chicagohs.org/hadc/hadctoc.htm