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Chi ha inventato l’età?

Da Flavialtomonte

Io ci tengo alle introduzioni, soprattutto a quelle che durano un’oretta e mezza e il pubblico che comincia ad annoiarsi o dormire. Ci tengo agli applausi sentiti, ai fischi, e ai pomodori, ma ci tengo veramente, soprattutto d’estate perché rinfrescano e fanno bene alla circolazione.
Un giorno una signora m’ha detto che i pomodori fanno bene, e c’ho creduto. C’ho creduto perché sono commestibili, li mangio, sono buoni, e quindi conviene crederci che se una cosa è buona e fa anche bene, allora è giusto farla conoscere più spesso al tuo organismo. Un’altra signora invece m’ha detto che sono gli ananas che fanno bene a tante cose, alla voce, alla gola, alla digestione, e che “potremmo campare di ananas e vivere a lungo!“.
La signora di fianco, più simpatica delle altre, m’ha detto che in tv hanno mandato la notizia di un signore che ha digiunato per un paio di mesi, ed è sopravvissuto lo stesso. Però, sapete, non è detto che se digiuni tu, per tutti quei giorni, sei ancora vivo. È destino m’ha detto un’altra signora. Mentre l’ultima della fila, giusto per controbattere  “è destino sì, ma è il destino divino a giudicarci.
Al termine della fila, mi volto indietro per salutare a quelle cinque signore, e mi accorgo che messe insieme avrebbero avuto 400 anni!

Questo per farvi capire che l’età è l’imbroglio più grande che facciamo a noi stessi, e agli altri. Cosa voglio dire? Che alla fine della fila, l’età non è nient’altro che fatalità.
L’uomo che inventò l’età lo fece per custodire i suoi ricordi, facendo corrispondere ad ogni cifra un ricordo, bello o brutto,  che avrebbe ricordato al termine dei suoi anni.
Il punto è che non avrebbe mai ripercorso davvero i suoi momenti, perché non avrebbe avuto il tempo per farlo: sarebbe sempre stato o troppo presto o troppo tardi.

Questo è un elogio al tempo scritto da Josè Pascal autore di In Parole Semplici:

La ragazza del giglio

La prima volta che vidi Matilda fu quasi tre anni or sono.
Camminando sul ciglio di una strada io e Faniglio vedemmo una ragazza che raccoglieva un giglio,
dal balcone di Gina Millecolori,
la proprietaria del Bar Arcobaleno.

Saltellando di qua e di là raggiungemmo in un batter d’occhio la ragazza del giglio,
così la chiamai quando fummo vicino a lei a meno di un millimiglio.

All’inizio i suoi occhi profondamente verdi, da perdersi nell’abisso dell’amore, furono scostanti e indispettiti.
Ma quando i nostri sguardi si incontrarono per un eterno momento fu semplice capire che le nostre vite fluttuanti e senza una meta avevano trovato il rifugio comune,
il compagno di viaggio,
l’anima gemella, la serenità di vivere insieme la sconosciuta quotidianità.
Il resto della storia sarà il signor Tempo a raccontarcelo.
Fortunatamente da quel giorno, quando vedo i suoi occhi profondamente verdi sospiro,
sorrido e il mio cuore danza festosamente dentro me.
Penso sempre a quella volta in cui Matilda raccoglieva un giglio e la mia vita
era ancora e soltanto un pigro sbadiglio.

Chi ha inventato l’età?

© Fogliame, di Federica Ricchiuto


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