Ieri, su queste pagine, ho raccontato “Cucù”, il vivace albo con fustelle di Hector Dexet edito da Lapis. Torno oggi, come promesso, per entrare nel dettaglio dell’altra opera dello stesso autore, uscita contemporaneamente in libreria: “Chi ha mangiato l’animaletto?”
La mano – abile e accurata nel progetto del libro, nella composizione della pagina, nella grafica briosa, fresca ed equilibrata– è la stessa.
Nella prima opera però si trattava di un dialogo a due tra doppie facciate successive, dove l’una chiedeva e l’altra svelava, qui siamo invece davanti ad un mistero da risolvere, la cui soluzione sarà palese solo una volta arrivati all’ultima pagina.
Cambia quindi il ritmo dell’albo: la curiosità del bambino che sfoglia è sostenuta e amplificata di pagina in pagina, grazie anche al testo verbale che continua a domandare, mentre la sua attenzione è calamitata dalle gaie composizioni di figure, forme e colori che si estendono sulle doppie facciate.
Anche in questo lavoro, come nel precedente, alla base del libro c’è un gioco noto e importante per lo sviluppo cognitivo del bambino piccolo.
I bimbi, infatti, si intrattengono spesso ponendo elementi di dimensioni più piccole in altri, magari della stessa forma, via via sempre più grandi. E si divertono poi a smontare la composizione ricominciando daccapo. Imparano così concetti logici importanti per la comprensione e la gestione dello spazio intorno a loro.
Qui a contenere e a decrescere man mano che si volta pagina è la grande fustella circolare centrale che, come evidente da una suggestiva e molto impressiva – e un poco psichedelica – visione di cerchi concentrici multicolore che appare in copertina, si fa sempre più piccola fino a stringere un coccinella che, ben piantata sull’ultimo foglio, ci accompagnerà per tutto il percorso di lettura.
I colori si fanno, fin dalla copertina, motivo portante del libro. Le poche parole che accompagnano le tavole, infatti, nominano sempre molto chiaramente l’animale e il suo colore, stimolando il piccolo lettore a riconoscere l’uno e l’altro e ad associarli.
Anche in questo caso il gioco parte dalla copertina e si apre la carrellata.Troviamo un orso assai poderoso dal cui pancione occhieggia il nostro animaletto, poi ci tuffiamo in una mare azzurro popolato da tanti pesciolini, il più grosso dei quali potrebbe aver mangiato la coccinella.
Ancora troviamo un pellicano in corsa e stavolta il foro è centrato sul suo grosso becco e subito dopo un ragno che tesse la tela su uno sfondo intensamente rosso e chissà che la sua ultima preda non sia stata la nostra piccola amica?In quest’opera la meraviglia non è data, come nella precedente, da un’intelligente e raffinata cartotecnica che cela e svela talvolta cambiando prospettiva, bensì dalle ampie tavole accese di colori allegri, con sfondi e figure che si intrecciano armoniosamente e impressivamente dando la sensazione di una composizione allo stesso tempo giocosa ed elegante, fluida e sgargiante.
C’è poi la piccola coccinella, tenera e indifesa, che resta lì sulla facciata destra, come un’ancora, e che calamita l’attenzione del bambino e ne sostiene la curiosità, mentre intorno ad essa il panorama cambia e le emozioni del lettore si alternano tra piccoli brividi – Che paura il leone! Che grande l’orso! – e tirate di fiato di rilassamento.
Non vi svelo ovviamente chi ha mangiato l’animaletto, ma vi tranquillizzo dicendo che il finale, per gioia di grandi e piccini, sarà bonario e pacifico.L’albo è di forma quadrata, abbastanza maneggevole, sicuro con bordi stondati e cartone resistente.
(età consigliata: da 18 mesi)
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