27 FEBBRAIO - Si può di certo immaginare la tensione, l’emozione che un qualsiasi tifoso del Milan può aver provato mercoledì 20 febbraio recandosi allo stadio o accendendo un televisore per assistere alla partita che, nella competizione calcistica per club più prestigiosa, metteva in scena il confronto tra la propria squadra del cuore e la formazione attualmente più forte del mondo, il Barcellona. Una partita per molti senza storia, con un finale già scritto, perchè si sa, il Barca di Messi è troppo forte…
Una settimana dopo questa storica serata la situzione, però, sembra essere radicalmente cambiata: per la prima volta dopo tanti anni il Barcellona inizia a fare meno paura. La sconfitta di Milano per due a zero, dove Messi e compagni hanno fatto registrare a fine gara un solo tiro nello specchio della porta (facilmente parato a due mani da Abbiati), la vittoria sofferta e di misura nella Liga contro il Siviglia e la sconfitta clamorosa per 1 a 3 in casa contro il Real Madrid e la conseguente eliminazione dalla coppa del Re, possono essere visti solo come momentanei episodi, ma potrebberò forse essere anche qualcosa di più. Sembra infatti essere diminuito di molto il timore reverenziale nei confronti dei blaugrana, fattore decisivo in ogni partita e sicuramente connesso anche agli scricchiolii sempre più continui della difesa e ad un ritmo di gioco che sembra essersi un po’ abbassato negli ultimi tempi. È stato proprio questo timore reverenziale, questa stima smisurata nei confronti dei catalani ad aver reso epiche, incredibili le vittorie di Inter e Chelsea in Champions contro di loro, e sicuramente è stata fondamentale anche nel condizionamento della giuria che per quattro anni di seguito ha assegnato a Messi il Pallone d’Oro. Niente di scandaloso, certo, visto che si stà parlando probabilmente del giocatore attualmente più forte al mondo, e di uno dei più grandi della storia, ma è anche vero che non sembra nemmeno giusto marcare così tanto la differenza con Cristiano Ronaldo, che negli ultimi anni ha realizzato circa il suo stesso numero di gol in una squadra di certo inferiore. Da questo punto di vista questi riconoscimenti sembrano essere davvero esagerati, visto anche che con l’Argentina (dove Xavi e Iniesta non ci sono per interderci) la pulce non ha mai fatto più di tanto la differenza, e che nell’ultimo anno, per fare un esempio, i marziani hanno vinto solo una misera coppa del Re.
Quest’anno le cose stanno andando un po’ meglio dato che nel campionato spagnolo (in cui per altro il livello è molto basso e più di metà delle squadre sono a rischio fallimento) la distanza dalle inseguitrici è siderale (12 punti dall’Atletico Madrid e ben 16 dal Real) ma dopo l’uscita di scena dalla coppa di Spagna ora un’eventuale eliminazione agli ottavi di Champions potrebbe davvero sancire una cesura importante. Iniesta lo sà e ha già detto che è pronto a mettere la mano sul fuoco sulla vittoria della sua squadra il 12 marzo, al Camp Nou, in quella che ha dichiarato essere una finale contro il Milan. Parole che indicano consapevolezza e fiducia nei propri mezzi, ma anche una sottile paura. Paura che avranno, possiamo starne certi, ancora una volta i tifosi rossoneri, tra un paio di settimane, prima e durante il match di ritorno. Ancora una volta, ma con la speranza che possa essere l’ultima.
Alessandro Ferrazzi