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Chi ha paura della Verita'?

Da Sfollicolatamente
Chi ha paura della Verita'?
Era da tanto che volevo scrivere questo post. Solo che, come al solito per le faccende che mi stanno particolarmente a cuore, procrastinavo.
Poi, vedendo l'articolo di TQF su Genitori Crescono, che parla del dire ad un figlio (ma anche ad un genitore) di essere omosessuale, mi e' scattata la molla.
E da solita gnorry, sono 'scesa dal pero' come si dice qui al borgo pedemontano, e mi sono accorta che il tema del mese di Genitori Crescono e', appunto, il Dire, ossia lo spiegare ai bambini delle verita' che possono essere scomode, o inusuali.
Allora mi sono decisa, perche' anch'io e Dear Husband, prima o poi una verita' di questo genere la dovremo affrontare con il nostro Picconatore.
Cioe', piu' che 'dovremo', noi la 'vorremo' affrontare.
Perche' in realta', non l'ha ordinato il dottore che noi diciamo a Picco che e' nato da una Fivet eterologa.
In realta', a differenza della situazione in cui si trovano coppie omosessuali o genitori single, noi potremmo benissimo evitare l'argomento del tutto, e non rivelare mai a Picco il fatto che c'e' stato un Donatore di Seme che ci ha aiutati a concepirlo.
D'altra parte, e' solo un minimo dettaglio nella nostra storia di futuri genitori, giusto?
D'altra parte, una volta che Picco sara' venuto alla luce, saremo noi e solo noi i suoi genitori. Perche' essere genitori vuol dire talmente tanto, che in prospettiva, la parte della concezione, del fornire una cellula affinche' un'altra si possa fertilizzare non e' che un minimissimo dettaglio facilmente trascurabile, giusto?
Certo, anche questa potrebbe essere una posizione, e va rispettata.
E in effetti, in parte questa posizione la condivido anch'io: l'essere genitori va ben al di la' del legame genetico. Ma nonostante io sia profondamente convinta di questo, sono anche assolutamente convinta del fatto che questa posizione non debba diventare una linea dietro la quale trincerarsi e giustificare con se stessi il fatto che
Dire la Verita' Fa Paura
Perche' dire una verita' di questo genere potrebbe allontanare Picco da noi.
Potrebbe fargli dire cose crudeli, soprattutto da adolescente brufoloso e tormentato in cui tutto viene messo in discussione, inclusa l'autorita' di un genitore.
Anche questo e' possibile. Ma credo di essere pronta ad affontare una situazione cosi.
(D'altra parte, ci sono sempre i collegi in svizzera dove mandare un figlio insubsordinato, giusto?)
O forse no, non sono pronta, no.
E in effetti non sarei neanche pronta a vedermi Picco col fagottino in spalla mi dice che vuole rintracciare le proprie origini genetiche, i propri 'fratelli genetici', e chissa', anche il Donatore di Seme in persona.
Ma non lo sono neanche a quelle millemila altre eventualita' e problematiche che essere genitori (di un figlio nato da eterologa o meno) comporta. 
E quindi, diciamo questa Verita', liberiamoci di questo fardello. Che se poi ci tornera' indietro come un boomerang, sicuramente sara' meglio un boomerang che un Gigantesco Scheletro nell'Armadio.
Perche' io ne sono convinta: i segreti non portano nulla di buono.
E se Picco prima o poi lo venisse a sapere, come potrei io affrontare la sua delusione e la sua rabbia nei miei confronti?
Quello si, che sarebbe un macigno di problema.
Come posso io nascondere a Picco una parte della sua storia?
Una storia, che tra l'altro, e' cosi speciale, da meritare di essere raccontata.
Una storia di civilta', di altruismo, di generosita'. E parlo del Donatore.
(e sia chiaro, qui non si parla di passare una piacevole decina di minuti a leggere riviste porno in cambio di una lauta mancia - qui si parla di una persona che nonostante le recenti leggi nel Regno Unito che rendono la donazione non anonima e non retribuita, ha deciso che voleva aiutare chi non aveva scelta).
Una storia di amore e compassione da parte di un uomo, e parlo di Dear Husband, che ha saputo andare oltre la propria infertilita' e accettare un dono da uno sconosciuto. E proprio perche' lo ha accettato, in futuro, sapra' andare oltre la Paura della Verita', e Dirlo a Picco.
Perche' alla fine, per Picco, questa cosa non sara' motivo di vergogna piu' di quanto non la percepira' nel nostro racconto.
Niente Vergogna nel nostro racconto = Niente Vergogna nella percezione di Picco.
Questo, oltre ad essere buon senso e a valere per mille altre cose, lo dicono anche i Grandi Guru della Psicologia.
I quali dicono anche che prima lo si racconta, meglio e'.
Perche' e' ormai chiaro e diimostrato che prima lo si dice, prima questo fatto viene assimilato, come una parte di noi, della nostra storia familaire che e' sempre stata li. E magari, chi lo sa, per Picco sara' pure una parte talmente scontata da diventare irrilevante. Come il fatto che io ho i capelli castani e tu li hai biondi. E' un fatto consolidato, e non c''e motivo di discuterne piu' di tanto.
E magari, come spesso accade, saranno gli adulti quelli che faranno piu' fatica ad accettare questa Verita'.
Gia' mi immagino chi cerchera' a  tutti i costi di vedere somiglianze tra Picco e Dear Husband. Chi non sara' pronto a sentirsi dire che 'No, non e' possibile che si assomiglino, ma questa non e' la cosa piu' importante ta di loro'. Ma questo e' un problema loro, non nostro.
Noi ormai siamo in ballo, e ci divertiamo a ballare. Se, e quando, la miccia ci scoppiera' sotto i piedi, balleremo ancora piu' forte.
Chi ha paura della Verita'?
Questo post partecipa a Blogstorming.

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