Chi l’ha detto che le leggi russe sui gay sono sbagliate?

Creato il 16 gennaio 2014 da Uccronline

L’attuale campagna mediatica anti-Putin è basata principalmente sulla sua posizione verso l’omosessualità manifestata con un recente decreto legge contro la “propaganda gay”. Secondo molte fonti il presidente russo limiterebbe la libertà degli omosessuali, li torturerebbe e li incarcererebbe senza alcun motivo, per questo è stato chiesto il boicottaggio delle prossime Olimpiadi invernali di Sochi e invocata la proibizione per gli atleti russi di partecipare agli eventi olimpionici. Se fosse vero sarebbe certamente giusto manifestare contro tale legge come contro ogni atto omofobico o discriminatorio verso qualunque minoranza, ma occorre perlomeno verificare le notizie.

Chi parla di un clima di limitazione della libertà dei gay russi si sente giustificato ad assaltare le Chiese ortodosse e i politici russi con bombe molotov. Altri invece non ritengono che tali notizie sia verificate, come ad esempio il più importante militante Lgbt russo Nikolay Alekseyev, presidente di “GayRussia” e del “Moscow Pride Organizing Committee”, il quale anche se contrario alla recente legge e vittima di diverse limitazioni di manifestare da parte delle autorità russe (non legate alle legge in oggetto), ha preferito criticare gli attivisti gay occidentali e i loro boicottaggi, schernendo anche i pochi omosessuali russi che chiedono asilo politico all’Occidente, accusandoli di farlo non per necessità ma per meri motivi turistici.

«La legge federale che vieta la cosiddetta propaganda (non il comportamento) di rapporti sessuali non tradizionali ai minori, firmata dal presidente russo Vladimir Putin», ha commentato il militante Lgbt russo, «è vista come la più scandalosa tra le legislazioni nel mondo da quando Adolf Hitler è salito al potere per sterminare gli ebrei». Ha quindi proseguito: «Forse in tutto il mondo le persone sono convinte che questa legge è orribile, che possiamo usare tutti i mezzi che abbiamo per protestare contro essa». C’è chi sostiene, ad esempio, che «le autorità russe stanno portando via i bambini dai loro genitori omosessuali, il che ovviamente non ha nulla a che fare con la realtà». Il presidente di “GayRussia” ha anche sottolineato ironico che «la cosiddetta “orribile” legge contro la propaganda gay è in vigore da più di sette anni e la sua applicazione ha portato addirittura a ben due condanne!: Fedotova e Bayev sono stati infatti multati per 50$ ciascuno». Tutto qui. Inoltre, «i russi non sono così omofobi come vengono rappresentati» e le vere «conseguenze di queste leggi saranno prevalentemente sociali, non è legali». E’ questo il motivo per cui è contrario, non certo perché attualmente ci siano limitazioni alla libertà.

Le notizie ci arrivano filtrate da quotidiani occidentali, in parte gay-friendly e con interessi politici differenti da quelli di Putin (che ha comunque tante colpe e non va certo guardato con troppa stima). Lo sostiene Dmitry Babich sul network internazionale “The Voice of Russia”: «i media occidentali hanno attraversato i limiti del buon senso». La legge russa «protegge i bambini da informazioni che possono causare danni alla loro salute e al loro sviluppo. Inizialmente c’è stata qualche critica dall’Occidente, ma non troppo severa e la rapidità con cui i media occidentali si sono riorientati dimostra gli interessi commerciali nascosti che potrebbero essere coinvolti». E’ curioso, infatti, che la situazione in Russia abbia fatto più rumore che la decisione dell’India di criminalizzare i rapporti omosessuali. Lo conferma Alexei Mukhin, direttore del Center for Political Conjuncture, il quale ha affermato: «Mi sembra che tutta questa isteria pro-gay sia solo una cosa: marketing». E rispetto alla legislazione russa: «Contrariamente agli stereotipi distorti diffusi, la Russia è un paese molto aperto con una legislazione piuttosto liberale», come confermano molti testimoni occidentali che viaggiano in Russia, sottolineando l’esistenza di locali, discoteche e spiagge per soli gay, privilegi (esistono in Occidente spiagge per soli eterosessuali? Non è discriminazione al contrario?) che non esistono in gran parte d’Europa.

«Vorrei sottolineare», ha proseguito Mukhin, «che la legge prevede un’unica punizione amministrativa, e non penale, contro la propaganda del sesso omosessuale tra i minori. Non credo sia qualcosa che la comunità LGBT non possa non accettare». Effettivamente, la legge firmata da Putin il 30 giugno 2013 scorso (già presente in Lituania, Ucraina e Moldavia) ha semplicemente modificato l’articolo 6 comma 21 del Codice Federale sulle Contravvenzioni Amministrative, che si occupa di reati minori puniti normalmente con un’ammenda anziché con una pena detentiva (la Russia ha depenalizzato l’omosessualità nel 1993). Il nuovo comma 21 vieta la propaganda, rivolta a minorenni, di «relazioni sessuali non tradizionali», e recita quanto segue: «S’intende per propaganda l’atto di distribuire a minorenni informazioni che (1) hanno lo scopo di creare atteggiamenti sessuali non tradizionali; (2) rendono attraenti i rapporti sessuali non tradizionali; (3) sostengono che il valore sociale delle relazioni sessuali tradizionali e non tradizionali è lo stesso; e (4) creano un interesse per le relazioni sessuali non tradizionali». Chi si rende responsabile di questa propaganda presso i minori deve pagare una multa massima di cinquemila rubli (114 euro). Con una decisione più recente si è decretato, inoltre, che i bambini russi potranno essere adottati solo da coppie costituite da un uomo e una donna.

La legge, certamente condizionata anche dalla forte preoccupazione per il pesante inverno demografico, non ammette alcuna ingerenza nella vita privata degli omosessuali né autorizza arresti o detenzione arbitraria e, se questo avvenisse, occorrerà essere assolutamente contrari. Tuttavia proteggere i minori da un’ostentazione e da una esplicita propaganda omosessuale non lo riteniamo affatto sbagliato, così come non lo ha ritenuto errato nemmeno la Corte costituzionale russa preferendo «prendere le misure per tutelare i bambini» da «propaganda e campagne che possono danneggiare il loro sviluppo fisico, morale e spirituale». Probabilmente anche molti attivisti per i diritti omosessuali non sarebbero d’accordo se nelle scuole frequentate dai loro figli, in Italia, venissero promossi comportamenti omosessuali o, addirittura, i proprio bambini fossero costretti a baciare un compagno del proprio sesso durante una lezione contro l’omofobia e il bullismo, come accade in qualche scuola americana. Non è un caso che il 65% degli americani non vuole che ai propri figli venga fatta propaganda omosessuale e l’86% dei cittadini russi (contro il 6%) la pensa allo stesso modo, sostenendo l’iniziativa del governo di Putin.

Sono 103 le organizzazioni per i diritti umani di 33 Paesi del mondo (anche in Italia) che hanno sostenuto la legge russa a tutela dei minori, per il “Washington Post” (tra i quotidiani più diffusi nel mondo), addirittura Putin sarebbe “l’uomo dell’anno” grazie alla sua positiva importanza nelle relazioni internazionali (per la rivista “Forbes” è invece “il più importante”, superando Obama, d’altra parte anche l’antisovietico Lech Walesa, Nobel per la Pace, ha affermato che il presidente americano non è riuscito a recuperare il ruolo dell’America come leader mondiale, soprattutto in termini di moralità). Lo è per tanti altri, in Italia i suoi fans su Facebook arrivano a 250mila e una delle tante pagine internazionali dedicate al presidente russo ha 367mila fans, superiori, ad esempio, ai 200mila del primo ministro inglese David Cameron.

Per la società relativista occidentale è un paradosso voler imporre la propria visione del “bene” e del “male” alla comunità russa. La campionessa russa Yelena Isinbayeva ha criticato l’ingerenza occidentale in un Paese autonomo: «Certi atteggiamenti e certe parole sono irrispettosi verso il nostro Paese e per i nostri cittadini. Siamo russi e forse siamo differenti rispetto agli europei. Ma abbiamo la nostra casa e tutti devono rispettarla. Quando noi andiamo negli altri Paesi, cerchiamo di rispettare le loro regole senza interferire». Come risposta un dirigente italiano del Partito Democratico (con delega ai diritti umani), Gianluigi Piras, le ha augurato di essere stuprata. Si è scoperto, in seguito, che è omosessuale. Il 4 settembre 2013 Papa Francesco ha scritto un’importante lettera a Vladimir Putin, in occasione del vertice del G20 di San Pietroburgo, concludendola con una frase: «i miei più alti sentimenti di stima». Se il Pontefice avesse dato ascolto alla campagna di delegittimazione, sostenuta in prima linea da Barack Obama verso il presidente russo, avrebbe certamente evitato di concludere in questo modo, non era obbligato e avrebbe potuto scegliere altri saluti di circostanza, magari più sobri. Ma evitiamo, almeno noi, di tirare in ballo Francesco interpretando i suoi pensieri e limitiamoci a leggere la realtà.

«Stiamo facendo ogni cosa, sia gli organizzatori sia atleti e pubblico, perché i partecipanti e gli ospiti si sentano a loro agio a Soci, indipendentemente dalla loro nazionalità, razza od orientamento sessuale», ha dichiarato recentemente Vladimir Putin incontrando Tomas Bach, capo del Comitato Olimpico Internazionale. Ci auguriamo che sia davvero così, confidando che la legge russa venga applicata solo per gli scopi per cui è stata promulgata e non strumentalizzata e male interpretata dai violenti. Omosessuali e antiomosessuali.

La redazione


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