Questa recensione di Marta Panizza è uscita su MemoriaRem.
E questo è un segno fantastico, vuol dire che c’è speranza, che le cose bellissime possono capitare anche quando non te lo aspetti più. Sì, Sandro, forse ci sono sempre cose belle che ti aspettano, forse le opportunità non sono finite, forse quando anche il tuo orizzonte è piatto e deserto e pensi che non ci sia più niente da vedere, ecco che le sorprese schizzano fuori dal nulla e ti possono travolgere la vita.
Io credo nel potere dei libri e delle parole. E lo dico convinta, col cuore e con la testa che sorridono e annuiscono all’unisono. Lo dico perchè è vero, perchè l’ho provato sulla mia pelle. Se ci si affida alle parole e si seguono le tracce che lascia questo mondo meraviglioso, si può stare certi che non si rimarrà delusi. Ed è ciò che faccio quando vado nella mia libreria di fiducia. Entro con dei titoli in testa, delle copertine che richiamo alla mente ma poi, inevitabilmente, seguo le tracce delle parole che, ogni volta, mi portano tra le pagine di un romanzo che mi farà vivere qualcosa di speciale. È una magia che si ripete ogni volta, una magia di cui tento di parlarvi ogni sabato e anche oggi la direzione non cambia anzi, è ancora più entusiasta.
Chi manda le onde di Fabio Genovesi edito dalla casa editrice Mondadori fin dalle prime pagine ti cattura. Non parla di un’unica realtà, ce ne sono diverse che, a loro volta, si incastrano nei destini degli altri dando vita a una sorta di mosaico, immagine che raffigura perfettamente lo snodarsi della vita, l’intrecciarsi nel tempo di persone dai colori diversi che tuttavia, insieme, formano un’armonia cromatica. Ci troviamo a Forte dei Marmi, davanti al mare, quando ci immergiamo nella realtà di Serena, donna bellissima che non ha bisogno di vestirsi in modo femminile, madre di Luca, ragazzo maturo e sognatore, e Luna, bambina albina che combatte contro i raggi del sole e le parole della società. Nonostante la mancanza di un marito, Serena è riuscita ad allevare i suoi figli in maniera ammirevole, ha un lavoro che le ha permesso di non far mancare nulla a Luca e Luna, insomma è una ragazza che non si è fatta risucchiare dalle onde del mare. Lo stesso non si può dire di Sandro, Marino e Rambo, tre amici quarantenni che volevano fare molte esperienze nella vita, ma sono rimasti intrappolati tra il futuro che speravano e quello che, senza nemmeno accorgersene, è scivolato via tra le loro mani. Come il palloncino di Ivan, che all’interno conteneva un foglio con il suo indirizzo e chiedeva di ricevere una cartolina da chi avesse trovato quel regalo. Sono passati nove anni eppure Sandro quella cartolina deve ancora spedirla, perchè ogni giorno riusciva a ripetersi “lo farò domani” e intanto i domani passavano ed erano diventati più di mille. Zot, invece, alla parola domani attribuisce un significato diverso, forse perchè nella sua vita il domani non sapeva come, dove e con chi sarebbe stato. Lui, un bambino vestito da vecchio, che approda a Forte dei Marmi, nella casa di Ferro, parlando un italiano forbito e custodendo memoria della tradizione musicale del bel canto italiano. I destini di questi personaggi si incontrano e fanno nascere un romanzo davvero fantastico perché racconta la vita vera, come la viviamo, con momenti in cui si è al settimo cielo e altri in cui si è caduti, con frustrazioni ma anche attimi di ironia e compagnia, con situazioni inaspettate ma con qualcuno sempre vicino.
Vorrei raccontarvi tanto altro, cari amici, ma mi fermo, altrimenti vi rovinerei la lettura, la sorpresa, la fantastica avventura che vi aspetta. Ho amato questo libro perché regala tanti spunti di riflessione, perché mette a confronto generazioni ed esperienze differenti, dimostrando che si possono trovare punti in comune, che il dialogo esiste ancora. È uno spaccato dell’Italia e degli italiani, con le loro luci e le loro ombre, ma con quella voglia di arrivare a fine giornata e vedere la speranza nel sole che tramonta per poi risorgere, come succede nella vita: si cade, per poi rialzarsi. Ho amato Luca per il suo saper rendere la realtà migliore, più bella. Ho amato Luna per la forza e la determinazione, per il saper aspettare e comprendere, per il modo di ribellarsi e di dare un’altra possibilità. Ho amato Zot, perché è un personaggio sorprendente, sia quando si preoccupa del nonnino Ferro sia quando canta e suona con la sua fisarmonica. Ho amato Serena per il suo essere se stessa sempre. Quanto ho tifato per Sandro, anche quando mi faceva arrabbiare, anche quando non trovava il coraggio di parlare, anche quando confessava a se stesso come si era lasciato scappare la vita. E dall’altra parte si percepiva la sua amarezza, la sua tristezza e la voglia di riscatto. Forse l’ho proprio apprezzato per il suo desiderio di cambiare e, a fine libro, nella storia che io ho continuato nella mia testa, Sandro ha la sua rivincita, eccome. Ho amato Ferro con le sue convinzioni e il suo modo rude di dimostrare affetto, e ho amato anche Rambo e Marino perché, nonostante tutto, non si sono arresi. Infine, ho amato anche la scrittura di questo romanzo, che arriva al punto e descrive anche le emozioni più difficili senza perdere l’efficacia e la poesia, regalando moltissime frasi da sottolineare e trascrivere sul proprio taccuino.
Un libro meraviglioso, che si è aggiudicato il Premio Strega Giovani e ora è giunto anche nella Cinquina finalista del rinomato concorso letterario italiano.
Voto 10