Numerose le ristampe, disponibile in più formati e in diverse versioni – pop-up, sonora, con o senza gadget – “Chi me l’ha fatta in testa?” di Werner Holzwarth e Wolf Erlbruch, edito da Salani, è un piccolo delizioso classico dell’albo illustrato, diventato celebre grazie al suo costante, e immutato negli anni, successo con i più piccoli.
Divertente nella trama e nelle illustrazioni, dotato anche di una sua competenza scientifica (perché in fondo di biologia si tratta), il libro sceglie l’argomento tabù più amato dai bambini e, finalmente, da vari anni a questa parte, sdoganato da vari autori di letteratura per l’infanzia, più interessati allo spasso dei piccoli lettori che alla stesura di pagine pudiche e pulite.
Si parla ovviamente della cacca! E mentre per Bianca Pitzorno ne “L’incredibile storia di Lavinia” la cacca, per rovesciamento della fiaba classica, è il prodotto di una buffa e liberatoria magia, destinata a fare la fortuna della vivace e arguta protagonista, qui diviene invece oggetto di un’esilarante indagine alla ricerca del colpevole di un puzzolente – e poco educato – reato.
Un piccola talpa ha la sventura, mettendo un giorno la testa fuori dalla sua tana, di ricevere in testa un maleodorante regalino. Miope com’è, poverina, non riesce a vedere in tempo lo screanzato autore dell’antipatico misfatto ma, giustamente risentita, se ne mette alla ricerca.
Interroga quindi i vari animali che trova per la via.Alla domanda “Sei tu che me l’hai fatta in testa?”, ciascun personaggio, una volta osservato bene l’escremento sul capo della talpa, si impegnerà a negare, fornendo, per meglio essere creduto, delle incontestabili prove. “Io la faccio così!” risponderà ogni non-colpevole e, seduta stante, mostrerà le fattezze e le varie consistenze delle sue produzioni.
Impossibile che sia stato l’uccellino, con i suoi “schizzi lattiginosi”, come improbabile che si tratti della lepre, con i suoi “pisellini crepitanti”, e tanto meno (e per fortuna!) della mucca con la sua “focaccia verdastra”…
Passo dopo passo – e pagina dopo pagina – la nostra amica talpa, insieme col piccolo lettore, verrà a conoscenza dell’aspetto delle cacche dei vari animali, con curiosità, un po’ di sconcerto e, a tratti, il giusto disgusto. Riuscirà infine a rintracciare il responsabile delle sue disavventure? Ma certo che sì! Con l’impareggiabile aiuto di due esperte del settore – chi altri se non le mosche? – il colpevole sarà smascherato e la tremenda (beh, più o meno…) vendetta assegnata. Con, a seguire, sonora risata di chi legge.
Gli ingredienti giusti ci sono tutti: il tema scanzonato, la storia irriverente e piacevolmente disgustosa, le illustrazioni buffe ed espressive, il finale divertente e paradossale. Non manca proprio nulla per piacere.
Ed infatti il libro piace, sicuramente uno dei preferiti nelle librerie di tanti bambini.
Piace il racconto, piace l’argomento.
Perché i piccoli sono sempre attratti da ciò che appare un pizzico proibito, un tantino “poco pulito”, ciò che fa scattare la smorfia sulla faccia di mamma e papà, quello che non si deve dire perché “non sta bene” e che, comunque, volenti o nolenti, fa parte di noi tutti come mangiare e respirare.
I bambini hanno la sindrome sana de “I vestiti nuovi dell’imperatore”: perché non si deve dire che il re è nudo se in effetti lo è? Perché non si deve nominare la cacca se tutti, proprio tutti, la facciamo?
E ancora, prima di apprendere che parlare di escrementi e altri fluidi (o solidi) corporei è argomento considerato di cattiva educazioni, i bimbi sono orgogliosi delle loro produzioni. Perché il controllo su cacca e pipì è una delle prime conquiste d’autonomia, è una delle tappe che fa diventare grandi.
E allora sorprendiamoli con una storia garbata e un po’ puzzolente come questa e godiamoci le loro risate, prima di pensare, da bravi e noiosi adulti “che schifezza tutta questa cacca”.
Da notare inoltre, fatto non secondario, che l’albo si rivela anche un piccolo gioiello di illustrazione con le gustose tavole di Wolf Erlbruch che, in perfetta sintonia sol testo, sottolineano e amplificano l’effetto comico.
La piccola talpa indignata, gli sguardi, ora sornioni ora pacifici e comprensivi, degli altri animali, il senso del movimento e del fluire del racconto, la placida imperturbabilità dell’ultima scena e tanti altri attenti accorgimenti , rendono la narrazione fatta dalle immagini parte integrante e irrinunciabile della storia. Come in ogni buon picture book che si rispetti.
Perfetta inoltre la magistrale traduzione di Donatella Ziliotto che con i tanti termini divertenti, calzanti e curati, e gli esilaranti suoni onomatopeici, anch’essi quanto mai appropriati, partecipa attivamente alla resa comica del libro.
(età consigliata: dai 3 anni)
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