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Chi merita il Nobel per l’Economia?

Creato il 09 ottobre 2013 da Keynesblog @keynesblog

Ok, non esiste nessun premio Nobel per l’Economia. In realtà quello che viene assegnato è il “premio della banca centrale svedese in memoria di Alfred Nobel”, il quale non ha mai istituito un premio per l’Economia. Ma se qualcuno merita il riconoscimento che verrà assegnato lunedì prossimo, questi è probabilmente …

il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. Comunque la si giudichi, la sua gestione della banca centrale americana ha cambiato il corso degli eventi e il modo di approcciarsi al central banking. Bernanke ha avuto l’ardire di abbassare ai minimi storici il tasso di interesse e di stampare moneta in quantità mai viste prima, comprando in massa titoli pubblici e privati sui mercati. Ha dato così al governo e i privati la possibilità di finanziarsi a costi irrisori e ha stabilizzato un sistema finanziario nel panico. Negli ultimi tempi ha interpretato in modo rigoroso il “doppio mandato” della Fed, che deve promuovere sia l’occupazione che la stabilità dei prezzi. In più, ha vinto la sua sfida: l’inflazione è al palo, nonostante le previsioni di crescita a due cifre dei prezzi.

Si può legittimamente sostenere che i Quantitative Easing non hanno riportato l’economia a crescere e la disoccupazione a riassorbirsi. Bernanke ha dimostrato di esserne consapevole quando ha sottolineato che la riduzione della disoccupazione è in larga parte dovuta al fatto che molti non si iscrivono più nelle liste dei disoccupati. Ma la colpa di ciò va più alle autorità politiche che a quella monetaria. L’Amministrazione Obama non ha potuto approfittare delle politiche monetarie espansive perché il Congresso, guidato dai Repubblicani, ha imposto l’austerità subito dopo l’iniziale stimolo fiscale del 2009. Obama stesso ha concesso troppo e l’attuale, paradossale, situazione di “shutdown” del governo federale è anche frutto della sua timidezza.

Questa mancata sincronia tra autorità monetaria e fiscale ha contribuito a rendere l’America e il mondo dipendenti dalla Fed: è bastato l’annuncio di un possibile, futuro, assottigliamento dei Quantitative Easing per gettare i mercati nel panico e determinare una crisi valutaria nelle economie emergenti. Se i QE hanno fatto felice solo Wall Street e non l’economia reale, la responsabilità difficilmente può essere attribuita a Bernanke.

Il Presidente Obama ha annunciato ieri che il successore di Bernanke sarà la sua Vice, Janet Yellen. Per la prima volta la Fed sarà guidata da una donna. Yellen, allieva di Stiglitz e moglie del Nobel George Akerlof (autore con Robert Shiller di “Animal Spirits”, un interessantissimo libro sui fattori psicologici che guidano le decisioni economiche), in questi anni ha mostrato una particolare attenzione alla situazione del mercato del lavoro e alla crescita della disuguaglianza negli Stati Uniti. Yellen è inoltre, come Stiglitz, un’economista non rinchiusa nella torre d’avorio del mainstream, avendo fatto parte con il suo ex professore del Board del Levy Institute di New York.

Nessuno può dire oggi se Janet Yellen riuscirà a disintossicare l’economia americana e mondiale dalla cura monetaria. Forse non è in suo potere. O forse potrebbe riportare alla luce l’idea di un intervento più diretto della Federal Reverse nell’economia reale, un “Quantitative Easing per il popolo” come è stato definito, che aiuti imprese, mutuatari e studenti a disindebitarsi.

Da questa parte dell’Atlantico, dove i banchieri centrali spingono sul pedale dell’austerità e dettano ai governi la politica fiscale da adottare, Bernanke appare, pur con tutti i limiti e le critiche che abbiamo evidenziato, meritevole della medaglia che verrà consegnata la prossima settimana. Per quanto detto non ci stupisce che il suo nome non sia stato considerato tra i papabili.


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