A giorni di distanza dall’abbattimento dell’aereo di linea malese in Ucraina il mistero s’infittisce. Anche se non per tutti. Mentre qualcuno cerca di scavare a fondo nella vicenda, qualcun altro tenta di depistare le indagini per impedire che verità scottanti emergano una volta per sempre.
I russi, tirati in ballo da Obama, hanno dimostrato grande impegno portando alla comunità internazionale le loro prove, attestanti il coinvolgimento diretto Kiev nella tragedia. Gli altri Paesi, invece, a cominciare dagli Usa, pare non abbiano alcuna intenzione di venire a capo della faccenda. A questi basta accusare Putin senza ulteriori accertamenti perché non sono interessati alla dinamica degli eventi e alle responsabilità verificabili ma alla colpevolizzazione della Russia e del suo Presidente, per ragioni strumentali. Il loro obiettivo è isolare Mosca e limitare le sue aspirazioni geopolitiche regionali.
Eppure una serie di elementi contraddittori, venuti a galla lentamente per le resistenze dell’Ucraina e quelle dei suoi protettori, fanno traballare la versione Occidentale. Le responsabilità ucraine sono disseminate lungo questo enigma, quanto i pezzi dell’aereo colpito e precipitato nei pressi di Donetsk.
In primo luogo, ucraino era l’obbligo chiudere i cieli ai velivoli civili in situazione di pericolo, quindi almeno sulle zone del conflitto. Non solo non è stato fatto ma, per giunta, il boeing malese è stato costretto a modificare la propria rotta per passare proprio su quell’aerea a rischio. Inoltre, i controllori di volo ucraini hanno chiesto ai piloti del Boeing di abbassare la quota proprio in corrispondenza dell’attraversamento di quello spazio, da 10,66 a 10,05 mila metri. Volevano essere sicuri di andare a bersaglio? Kiev non rilascia dichiarazioni in merito, è troppo impegnata a falsificare fotografie e a riprodurre improbabili intercettazioni tra filorussi, che sarebbero più credibili con le risate registrate sotto. “Tarocchi” che vengono immediatamente rilanciati dalla stampa mondiale, quella italiana inclusa, a dimostrazione del livello di degenerazione in cui si trova l’informazione dalle nostre parti.
Qualcuno, credendo alla buona fede di Kiev, ha sostenuto che il cambio di programma in volo, da Sud, sui cieli crimeani, più a nord, sul Donbass, sia dipeso da esigenze economiche, legate ai diritti di transito. L’Ucraina è in difficoltà finanziarie e raschia il fondo del barile come può e dove può. Difficile però abboccare a questa ricostruzione perché non spiega, in ogni caso, l’ordine impartito all’aereo di scendere sotto la quota fino a quel momento mantenuta.
Tuttavia, c’è un altro punto da chiarire. Una modifica del piano di volo avrebbe dovuto essere comunicata ad Eurocontrol, l’organizzazione internazionale di cui fa parte la comunità europea, che prima del decollo registra le rotte dei mezzi. Questa comunicazione c’è stata? Se il passaggio di informazioni è effettivamente avvenuto Eurocontrol dovrebbe, dunque, disporre delle motivazioni che hanno giustificato la manovra. Non ci pare, tuttavia, che quest’ultima abbia per ora fornito tali ragguagli per agevolare le indagini. In ogni caso, stando alle regole di volo, non possono essere stati i militari a suggerire il cambio di direzione, quindi qualcun altro deve averlo ordinato ai controllori. Chi ha dato questa disposizione? Potremmo non saperlo mai perché la SBU ha sequestrato frettolosamente i nastri prima dell’arrivo degli esperti esteri. Tale episodio desta ancor più scandalo se si pensa che uno di questi controllori, di stanza a Borispol, nei momenti precedenti la scomparsa del Boieg dai radar, ha detto, via social media, di aver visto due jet ucraini molto vicini al MH-17. Dov’è ora quest’uomo? Perché non viene interrogato da terzi che non siano le autorità ucraine coinvolte nell’incidente?
L’unica certezza che abbiamo finora è che l’aereo è stato abbattuto. Da un missile aria-aria, come non escludono i russi, o da una postazione Buk, come sostengono gli ucraini? In entrambi i casi Poroshenko e soci dovrebbero dipanare molti sospetti. Se il colpo è partito da un caccia non poteva che essere ucraino, nessun altro può sorvolare quel lembo di cielo con mezzi militari, in questa fase, oltre a loro che stanno bombardando le regioni ribelli. Se il missile è stato sganciato dai Buk, gli ucraini devono dimostrare che i ribelli ne sono in possesso, senza ricorrere al Photoshop dilettantistico. L’immagine diffusa come accertamento inequivocabile dei fatti dai vertici ucraini risale a marzo ed è stata scattata a Krasnoarmeisk, sin da maggio sotto il controllo di Kiev.
Forse, qualcosa in proposito potrebbe saperla uno degli Oligarchi al potere che dalla rivoluzione di Majdan ha tratto molti vantaggi personali. Parliamo di Igor Kolomojskij, governatore di Dnepropetrovsk e finanziatore di un battaglione impegnato attivamente sullo scenario orientale. Come abbiamo scritto sulla nostra pagina facebook qualche giorno fa, rilanciando una ricostruzione del suo patrimonio apparsa sul sito kp.ru, Kolomojskij è proprietario di compagnie aeree ed è molto allacciato con israeliani e statunitensi. Lui avrebbe saputo quali tasti toccare per far scaturire questo disastro. Poiché vive in Svizzera, pur dicendosi un fervente patriota, qualcuno potrebbe prendersi la briga di sentirlo. Sono morti tanti cittadini europei e l’Ue avrebbe tutto il diritto di verificare con costui tutte le questioni che non quadrano. Aspetta e spera.