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Chi oggi difende Battisti dice di sì al terrorismo rosso. Scandaloso ma vero: in Italia Battisti ha degli amici che lo fanno santo e non un cane che indaghi

Creato il 05 gennaio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Scandaloso ma vero: in Italia Battisti ha degli amici
che lo fanno santo, e non un cane che indaghi

di Iannozzi Giuseppe

Il presidente del Supremo Tribunal Federal (Stf), Cezar Peluso, ha ordinato di riaprire il dossier relativo all’estradizione di Cesare Battisti presso l’Alta corte brasiliana, a seguito della richiesta di scarcerazione dei legali dell’ex terrorista rosso e del ricorso presentato dagli avvocati dell’Italia per bloccare tale richiesta. In un comunicato del Stf si evidenzia che Cezar Peluso ha ordinato di “disarchiviare” il procedimento e di allegare agli atti la richiesta “dell’immediato rilascio” di Battisti presentata ieri, 4 gennaio 2011, dopo il diniego all’estradizione deciso il 31 dicembre dall’ex presidente Lula. Ma: “Oggi, il governo italiano ha chiesto che Battisti rimanga in prigione, fino all’esame da parte dei ministri della Corte. Anche questa richiesta sarà allegata agli atti relativi al procedimento.”

Concedere adesso la libertà al terrorista Battisti significherebbe una e una sola cosa: lasciarlo libero di andarsi a nascondere altrove, in culo al mondo, in una delle tante dittature staliniste purtroppo presenti nell’America Latina.

L’America Latina è purtroppo diventata da anni covo per terroristi rossi e terroristi con l’orbace. Questo clima non è più sostenibile, non in una civiltà come la nostra che condanna il terrorismo e ogni fondamentalismo religioso e politico.

Chi oggi difende Battisti dice di sì al terrorismo rosso. Scandaloso ma vero: in Italia Battisti ha degli amici che lo fanno santo e non un cane che indaghi
La decisione di Lula non è stata una decisione equa, ma solamente dettata dalla sua propria volontà di proteggere un assassino qual è Cesare Battisti. I trascorsi di Lula e della sua compagna Dilma Rousseff, sono tutt’altro che limpidi, questo spiega la solidarietà instauratasi fra Lula e Battisti.

Claudio Magris (Corriere della Sera, 2 gennaio 2011) non è il solo a dire che Battisti ha “ucciso quattro persone e reso invalida per sempre una quinta”. Inutile dare addosso a Magris, perché anche Giorgio Napolitano ha ben sottolineato: «Battisti fu condannato all’ergastolo in Italia perché giudicato colpevole, tra gli altri delitti, di ben quattro omicidi commessi, nel 1978 e 1979 per finalità di terrorismo. Evaso dall’Italia nel 1981, trovò rifugio in Francia e poi fuggì in Brasile per sottrarsi alla esecuzione del provvedimento delle autorità francesi che ne avevano concesso la estradizione. La ricostruzione degli anni del terrorismo in Italia come emerge nel testo della decisione del ministro della Giustizia, appare inaccettabile. Nel provvedimento con cui il ministro ha attribuito a Battisti lo status di rifugiato non vengono in alcun modo presi in considerazione il sangue versato e il dolore delle famiglie delle vittime (due appartenenti alle forze di Polizia, un macellaio e un gioielliere)». [ qui la versione integrale della lettera di Napolitano a Lula ] Peraltro nel suo articolo del 2 gennaio sul Corsera Claudio Magris non calca affatto la mano, si può invece dire che è fin troppo generoso nei confronti del terrorista, infatti per Magris il terrorista rosso non sarebbe “soltanto un autore di reati, bensì un uomo che deve godere, come ogni altro, della pienezza dei suoi diritti e della sua dignità, che nessun atto delittuoso cancella, e che la legge deve tutelare, valutando le attenuanti o le aggravanti di quegli atti.”

Alla favoletta orrorifica che il padre di Torreggiani avrebbe ferito il figlio non crede proprio nessuno. E’ una castroneria inventata di sana pianta da chi già nel 2004 difendeva l’amico-compagno Cesare Battisti, ovvero i soliti compagni che fanno cerchio intorno allo scrittore di fantascienza Valerio Evangelisti.

Battisti insiste, forte dei suoi quattro amici-compagni, che lui è innocente; l’evidenza è però un’altra: Battisti è fuggito per oltre trenta anni dalla giustizia. Chi fugge è colpevole. Battisti non ha mai fatto alcunché per difendersi, per dimostrare la sua innocenza. Si è invece cacciato in Francia protetto dalla dottrina Mitterand (ma si legga pure “protetto da quella enorme porcheria della legge Mitterand”) a scrivere, a farsi pubblicare, a fare la bella vita, perché sì, un uomo che non paga per i delitti da lui commessi e che pubblica noir e che di tanto in tanto fa l’uomo delle pulizie è solamente  uno cui è caduta sulla testa una fin troppo generosa dose di manna. Per fortuna la dottrina (legge) Mitterand è stata abolita, e così Battisti ha pensato bene di fuggire un’altra volta, non senza l’aiuto dei suoi amici-compagni italiani. E dove poteva andare a sbattersi se non in Brasile? Cesare Battisti non ha mai avuto intenzione di dimostrare la sua innocenza. Mai in trenta e passa anni. E’ subito fuggito come un coniglio. I terroristi, d’altro canto, siano essi rossi o neri, sono tutti dei vigliacchi: sanno solo sparare e ammazzare degli innocenti per poi darsela a gambe.

Se c’è “un margine di discrezionalità” fra Italia e Brasile, ahinoi è stato tradito. Battisti è stato difatti riconosciuto colpevole qui in Italia e condannato per i suoi crimini. Lula ha osato dire che bisogna “salvaguardare” l’integrità fisica di Battisti. Lula è a dir poco fuori di senno. In pratica ha lasciato a intendere che in Italia ci sarebbero 60 milioni di persone pronte a scannare in pubblica piazza il terrorista rosso. Lula e l’Avvocatura rossa brasiliana hanno commesso un grave errore, un errore che sta compromettendo in maniera grave e sistematica le relazioni fra l’Italia e il Brasile. In un mondo, che sta cercando di combattere il terrorismo su tutti i fronti, concedere l’impunità a Battisti è un atto gravissimo, di una gravità assoluta, come se oggi gli USA dicessero che Bin Laden ha fatto sì l’11 settembre ma va bene così per cui scurdammoce o passato! Non è in questi termini che si ragiona, non in un mondo civile che abbia intenzione di debellare il terrorismo, sia esso di matrice rossa fascista religiosa.

L’Italia sta combattendo contro il terrorismo, contro quello rosso e quello nero. Le nuove BR si sono fatte sentire pochi anni or sono facendo altre vittime innocenti e sono oggi un problema non minore della mafia e della camorra. Un problema da svellere alla radice. Dovremmo forse perdonare gli assassini di Massimo D’Antona (assassinato nel 1999) e Marco Biagi (assassinato nel 2002) ed Emanuele Petri (assassinato nel 2003)? Dovremmo forse beatificare Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma, Diana Blefari Melazzi, Mario Galesi, Simone Boccaccini, Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Federica Saraceni?

Difendere oggi Battisti è dire di sì al terrorismo rosso, e questo è a dir poco abominevole.

Chi oggi sostiene l’innocenza di Battisti, mi pare evidente che una coscienza non ce l’ha e quand’anche ce l’avesse ha pensato bene di metterla sottochiave. Capisco al limite che Battisti per quattro diavoli possa essere anche un amico; tuttavia investirlo di vittimismo e di santità è roba da fuori di testa. Trovo gravissimo e inaccettabile che persone come Valerio Evangelisti, ad esempio, abbiano addirittura incitato il brigatista rosso a fuggire.

In Francia e non solo ci sono ancora diversi terroristi a piede libero. Il terrorismo degli anni Settanta, quello rosso e quello nero, devono essere combattuti con la legge e la giustizia italiana. Concedere l’impunità a Battisti oggi significherebbe concederla a tutti, perché di fatto l’Italia dimostrerebbe di essere incapace nella lotta contro il terrorismo. L’Italia non è un paese di terroristi. Qualcuno ha sbagliato, qualcuno continua a sbagliare. Però l’Italia civile non si deve arrendere di fronte al terrorismo, né di fronte a quello degli anni Settanta né di fronte a quello delle Nuove Brigate Rosse.

Se ci sono 1400 ergastolani in Italia, direi che sono pochi. In Italia la verità è che mancano ancora delle pene realmente severe: chi ammazza merita l’ergastolo e il carcere duro. E’ inammissibile che in una società civile una persona possa falciare da un momento all’altro vite umane e poi fare sì e no cinque o sei anni di carcere, o nemmeno quelli. Rispetto per i diritti degli ergastolani, d’accordo: ma se hanno l’ergastolo sulle spalle è perché i loro crimini sono così tanto gravi da aver meritato detta pena. Nei confronti di chi oggi uccide occorrono pene più severe, soprattutto per chi accusato di omicidio colposo: un ubriaco tossicomane che falcia la vita di sette persone, ad esempio, non se la può cavare con 4 o 5 anni di galera e poi tornare in liberà giovane fresco e riposato come una rosa.


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