Se lo è chiesto Beppe Grillo, se lo chiede Sergio Rizzo sul Corriere e ce lo chiediamo tutti: chi c’è dietro i faccioni sui cartelloni, i gazebo, i comizi, i manifesti? Chi finanzia le campagne elettorali dei vari candidati? Dopo gli scandali Lusi e Belsito e quello del consiglio regionale del Lazio, la domanda è più che legittima.
Non si tratta di soldi pubblici: per quanto discutibile, si tratta comunque di un rimborso, che arriverà dopo le elezioni, proporzionalmente ai voti presi. Pagano i partiti? Possibile. Però le cifre sono ingenti. Ricordo una dichiarazione di qualche mese del tesoriere PD sul fatto che senza i finanziamenti pubblici i partiti fallirebbero, per quanto sono indebitati.
Pagano i privati? In parte sicuramente. Peccato che in Italia non ci sia la trasparenza americana dove per ogni candidato è possibile consultare la liste dei lobbisti che hanno elargito dei contributi e controllare che attività gestiscano e quali siano i loro interessi.
È obbligatorio comunicare i contribuenti privati alla Camera. Però per renderli pubblici serve una procedura complessa. Sarebbe interessante vedere chi c’è dietro certi candidati. Così come sarebbe importante rendere noto il budget dei partiti.
Pagano le banche? Possibile, ma sarebbe un’infamia visto che di questi tempi è difficile ottenere mutui e prestiti per cittadini comuni e imprenditori.
Come detto, non si tratta di spiccioli copribili con delle collette (tranne per il Movimento 5 Stelle che attua una campagna low-cost autofinanziata). Basta vedere i dati recenti. Il PDL nel 2008 ha speso 68.475.132 euro, quasi 14 volte tanto la spesa del 1996. Nel 2008 il PD spese 18.418.043 euro, più del doppio del 1996. Inutile dire che i contributi pubblici son passati da 18,6 milioni a 206,5 per coprire le spese di tutti.
Il conto si prospetta ancora più salato visto che le spese hanno subito un autentico boom: basti pensare che la Polverini nel 2010 ha speso 62 milioni, quasi quanto l’intera campagna elettorale nazionale di due anni prima del PDL.
Fonte: Corriere