Magazine Scienze
di Antonio Bruno*
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Il 22 febbraio 2011 si è tenuto a Roma l'incontro fra il Ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, i rappresentanti delle Regioni, gli enti locali, le organizzazioni di categoria, sindacati e istituzioni per discutere sul futuro della Pac e porre le basi per una posizione unitaria da portare al tavolo del negoziato sulla riforma a Bruxelles. In questa nota le osservazioni e considerazioni di un Dottore Agronomo
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Il brand Italia è l’Agroalimentare
Il brand Italia ovvero il nome o segno distintivo attraverso il quale il nostro Paese contraddistingue i propri prodotti da altri dello stesso genere è tutto fatto di alimenti, olio, vino insomma sono i prodotti della terra che ci fanno conoscere nel mondo. Letteralmente l'espressione significa "marca" o "marchio di fabbrica" e proprio questo marchio di fabbrica insieme al tricolore bianco, rosso e verde accompagna sugli scaffali della Grande distribuzione di tutto il mondo cibo che l’Italia non l’ha mai vista in un insopportabile frode che si perpetua contro tutti i Proprietari del Paesaggio rurale dell’Italia.
Centralità dell’Agricoltura
Un documento unitario di tutte le Organizzazioni che hanno come soci produttori agricoli e lavoratori dell’agricoltura ha contraddistinto il Forum sul futuro della Pac che si è tenuto lo scorso 22 febbraio a Roma. In questo documento si legge che è necessario ripartire dalla centralità del territorio, dall’economia reale, caratterizzata da produzioni, da beni, da servizi certi, verificabili, misurabili, frutto di lavoro, di ricerca, di impegno. Deve ritrovare diritto di cittadinanza la capacità imprenditoriale e il prodotto.
La PAC deve porre al centro le imprese agricole
Sempre nello stesso documento si dice che la PAC deve porre al centro le imprese agricole e agroalimentari, deve premiare l’economia reale, promuovere l’innovazione ed il ricambio generazionale ed incentivare la produzione alimentare, anche facendo leva sul valore aggiunto dei territori.
I soldi solo agli agricoltori attivi
E per questo riuguarda il sistema di distribuire gli aiuti nel documento si legge che c’è piena consapevolezza che l’attuale sistema basato sul criterio storico vada superato, anche per contrastare posizioni di rendita fondiaria, e che è inoltre necessario indirizzare i benefici della PAC prioritariamente verso gli agricoltori “attivi”, vale a dire le imprese agricole che sono orientate al mercato e operano sul territorio, anche attraverso forme di aggregazione e di integrazione, che in modo professionale creano reddito e producono alimenti ed effetti positivi per la società.
La PAC che viene fuori dal Forum di Roma non aiuta l’Agricoltura del Salento leccese
La visione della Pac del Forum del 22 febbraio 2011 riguarda esclusivamente agli Imprenditori Agricoli professionali. Una visione “monotona” condivisa da gran parte degli addetti ai lavori.
In Italia meno di due milioni di aziende agricole
I dati del Rapporto Eiro sulla rappresentatività nel settore agricolo in Italia dell' European Commission, Eurostat, (Community Labour Force Survey – LFS) http://www.eurofound.europa.eu/eiro/studies/tn0608017s/it0608019q_it.htm parlano chiaro! L’ultimo censimento del settore agricolo in Italia (anno 2000) ha registrato circa 2,5 milioni di aziende agricole, con un calo di circa il 14% rispetto al 1990. Nel 2004 se ne registrano 2,2 milioni, e secondo la classificazione Europea, che esclude quelle con meno di un ettaro di Superficie Agricola Utilizzabile, o con produzione di valore inferiore ai 2.500 Euro, sono 1,9 milioni.
Solo 990mila persone sono impegnate nell’agricoltura
Il numero di aziende agricole nel 1993 era di 3 milioni e nel 2004 1,9 milioni;la Forza lavoro complessiva nel 1993 era di 1,1 milioni di persone mentre nel 2004 è scesa a solo 990mila persone.
Un lavoratore agricolo ogni 46 abitanti
Il rapporto tra lavoro agricolo e popolazione è mutato molto rapidamente nel decennio qui considerato. Nel 1994, infatti, vi erano 32 abitanti per ogni unità di lavoro agricola, mentre nel 2004 ve ne sono 46.
Infine il settore dell'agricoltura rappresenta il 2 – 3% del Prodotto interno lordo italiano.
Vi rimando alla lettura di tutti i dati per approfondire le mie affermazioni.
220mila proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese
Gli abitanti del Salento leccese sino circa 800mila ovvero abbiamo un proprietario di Paesaggio rurale ogni 3 abitanti e un Imprenditore Agricolo professionale ogni 46 abitanti! Insomma nel Salento leccese ci sono poco più di 15mila Imprenditori Agricoli professionali contro 220mila proprietari del Paesaggio rurale.
Chi ha la rappresentanza del 200mila proprietari del Paesaggio Agricolo che non sono Imprenditori Agricoli professionali?
200mila ecosistemi del Salento leccese
I 200mila ecosistemi del Salento leccese sostengono la vita e l'attività umana nel loro complesso.
I beni e i servizi che offrono sono vitali per il benessere e lo sviluppo economico e sociale futuro.
Le attività umane che si stanno mettendo in atto del nostro territorio stanno tuttavia distruggendo la biodiversità e alterando la capacità dei 200mila ecosistemi ancora sani grazie all’attività dei proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese di fornire questa ampia gamma di beni e servizi.
Chi rappresenta i proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese?
A Roma chi ha rappresentato i 200mila proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese che non sono Imprenditori agricoli professionali? Ho ascoltato l’intervento del Presidente dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali che avrebbe dovuto rappresentare le esigenze di questi nostri assistiti ma che non l’ha fatto! Noi dottori agronomi siamo i Medici della terra che danno consulenze a professionisti che si sono avventurati nell’acquisto di un pezzettino di terra o che l’hanno ereditato da un parente, a postini, impiegati, ragionieri, anziani signori in pensione che con amore e dedizione si prendono cura del Paesaggio agrario del Salento leccese.
I Dottori Agronomi e i Dottori Forestali hanno la rappresentanza della maggior parte delle persone che lavora nei campi ed è per questo motivo che a Roma nel Forum sul futuro della PAC del 22 febbraio 2011 qualcuno avrebbe dovuto dare voce e quindi rappresentanza a queste persone. Oggi devo prendere atto che queste donne e questi uomini devono finanziare “di tasca loro” i servizi ecosistemici all’intera società. Il cibo è uno dei servizi ecosistemici ed è allo stato attuale l’unico servizio che ha una rappresentanza e un contributo economico dalla Politica Agricola Comune. E ai servizi ecosistemici resi dai 200mila proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese che non sono Imprenditori agricoli professionali chi ci pensa?
I servizi ecosistemici che nessuno riconosce
Chi ristora i servizi di approvvigionamento, che forniscono i beni veri e propri, acqua, legname e fibra? Chi paga i servizi di regolazione, che regolano il clima e le precipitazioni, l'acqua (ad es. le inondazioni), i rifiuti e la diffusione delle malattie? Chi si mette le mani in tasca per tirare fuori i soldi necessari ai servizi culturali, relativi alla bellezza, all'ispirazione e allo svago che contribuiscono al nostro benessere spirituale? E chi paga i servizi di supporto, che comprendono la formazione del suolo, la fotosintesi e il ciclo nutritivo alla base della crescita e della produzione?
La narrazione del Paesaggio rurale che si è fatta nel Forum sul futuro della PAC è incompleta
Nessuno degli intervenuti a Roma nel Forum sul futuro della PAC del 22 febbraio 2011 ha risposto a queste domande, tutti hanno preso parte ai lavori partendo dall’assunto che l’unico sevizio ecosistemico reso dal Paesaggio rurale sia quello degli Imprenditori Agricoli Professionali che si concretizza nella produzione del cibo. Ma mi permetto di obiettare che le cose non stanno così, che il Paesaggio rurale non è solo quello che si è narrato a Roma nel Forum sul futuro della PAC del 22 febbraio 2011. Il Paesaggio rurale è molto, ma molto di più!
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